Noto a tutti per il suo ruolo in Superman, Terence Stamp, mancato oggi all’età di 87 anni, era molto di più e ha interpretato ruoli rimasti nella storia del cinema anche in Italia. Il nostro personale ricordo.

Ci addolora moltissimo la notizia della scomparsa, a 87 anni, dell’attore britannico Terence Stamp, interprete di film straordinari (anche in Italia), volto bellissimo e leggendario rappresentante, assieme alla fidanzata dell’epoca, la modella Jean Shrimpton, della mitica Swinging London degli anni Sessanta. Tutti sicuramente lo conoscono per il ruolo del villain, il generale Zod, nel Superman di Richard Donner, ma la carriera di Stamp è stata molto più ricca e significativa. E quindi ci perdonerete se prima di riassumerla la facciamo precedere da un ricordo personale del nostro incontro con lui.

Terence Stamp: un ricordo personale

Le foto che vedete sono gli screenshot di un’intervista di cui conservo ancora gelosamente una copia, agli albori di Coming Soon Television, quando Terence Stamp venne a Roma per presentare il bellissimo L’inglese di Steven Soderbergh, di cui era protagonista. All’epoca non c’erano influencer e content creator (qualunque cosa questo voglia dire: un critico o un giornalista non creano contenuti?) e dunque nessuna ressa ai cosiddetti junkets, in cui, essendo in pochi, potevi anche concederti il lusso di sforare, se l’intervistato aveva piacere di parlare con te. Per me fu un’occasione unica ed emozionante poter incontrare uno degli attori che mi avevano più commosso, coinvolto e colpito in vita mia e quasi non potevo credermi di trovarmi davanti l’interprete dell’incredibile Il collezionista di William Wyler, Via dalla pazza folla, Billy Budd, Teorema di Pasolini e Toby Dammit, dove era l’attore maledetto e alcolizzato (ruolo che mi raccontò di aver interpretato completamente sobrio), che scommetteva la testa col diavolo. Anni prima, su una bancarella dell’usato, avevo trovato i tre poderosi volumi della sua autobiografia, dedicata solo agli anni Sessanta, e avevo anche scoperto uno scrittore capace di immergermi senza filtri in un mondo da sempre vagheggiato e riportato in vita in modo fantastico da Edgar Wright in Ultima notte a Soho, in cui Stamp ha ricoperto il suo ultimo grande ruolo, protagonista di un viaggio malinconico e pericoloso in quella Swinging London di cui era stato uno dei simboli. Mi trovai di fronte a un uomo disponibile a parlare di tutto, dal film di Soderbergh ai suoi ricordi dell’Italia, che amava molto, parlammo a lungo di Fellini che lo chiamava Terencino Francobollo, del suo metodo, un po’ di tutto per più di 40 minuti. Alla fine gli chiesi di autografarmi i suoi libri e lui per ognuno scrisse una dedica diversa. Si alzò in piedi per salutarmi e mi baciò. Uscii da quell’intervista con le lacrime agli occhi perché non è scontato che l’attore o il regista che hai sempre idolatrato sia anche una bella persona. Mi colpì soprattutto la modestia di un attore che se la sarebbe potuta tirare alla grande, ma non lo faceva perché non si riteneva importante più del suo lavoro. Ed è giusto ricordare la sua grande carriera.

Terence Stamp: una carriera da incorniciare

Terence Stamp arriva al cinema, dopo gli esordi a teatro, travolgendo tutti: per Billy Budd, l’eroico marinaio protagonista dell’omonimo film tratto dal romanzo di Hermann Melville, viene subito candidato all’Oscar e vince il Golden Globe come miglior esordiente. Nello stesso anno recita al fianco di Sir Laurence Olivier in L’anno crudele. Solo tre anni dopo, è il giovane psicopatico che rapisce Miranda, la ragazza che pretende si innamori di lui, nello splendido Il collezionista, dal romanzo di John Fowles, diretto da William Wyler. Per questo film viene premiato come miglior attore a Cannes, assieme alla coprotagonista Samantha Eggar. Già una star, nel 1966 affianca Monica Vitti in Modesty Blaise – La bellissima che uccide, divertente action tratto dall’omonimo fumetto, diretto da Joseph Losey. A questo segue il film in costume Via dalla pazza folla, diretto da John Schlesinger e tratto dal romanzo di Thomas Hardy, in cui divide la scena con Julie Christie, con cui ha una relazione. Lavora poi con Ken Loach in Poor Cow, con Silvio Narizzano in Due occhi di ghiaccio e arriva in Italia per interpretare uno dei suoi ruoli migliori, quello di Toby Dammit, nel frammento del film Tre passi nel delirio, ispirato al racconto di Edgar Allan Poe “Non scommettere la testa col diavolo”, con cui Federico Fellini firma uno dei suoi capolavori.

Anche Pier Paolo Pasolini è affascinato dall’attore e gli dà il ruolo del giovane che manda in crisi col suo erotismo un’intera famiglia nel suo Teorema. Terence Stamp si trova benissimo in Italia, dove nell’epoca che vede il lento declino della cosiddetta Dolce Vita, interpreta anche Una stagione all’inferno di Nelo Risi e Divina creatura di Giuseppe Patroni Griffi. Solo nel 1978 arriva in America dove Richard Donner gli offre la parte del Generale Zod che lo rende popolarissimo anche oltreoceano, tanto che riprenderà anni dopo il ruolo anche in Superman II. In Italia comunque Stamp torna per interpretare Amo non amo di Armenia Balducci e Morte in Vaticano di Marcello Aliprandi. Negli anni Ottanta lo ricordiamo in In compagnia dei lupi, Pericolosamente insieme, Il Siciliano, Wall Street e nel 1994 è fantastico en travesti in Priscilla la regina del deserto. Nel 1999 torna protagonista nel citato L’inglese, seguito da Star Wars – La minaccia fantasma nel ruolo di Finis Valorum. Come caratterista di lusso spazia ormai tra i generi, con titoli come Bowfinger, Agente Smart – Casino Totale, Operazione Valchiria e il dittico per Tim Burton, Big Eyes e Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali. Dopo Murder Mystery chiude la sua splendida e variegata carriera con Ultima notte a Soho di Edgar Wright, un horror che è anche un sentito omaggio a quella Londra di cui Terence Stamp è stato assoluto e indimenticabile protagonista.