di
Lorenzo Cremonesi
Zelensky ringrazia la Casa Bianca per aver parlato di «garanzie di sicurezza» per l’Ucraina
KIEV – L’Ucraina non è sola: ha ancora tante carte da giocare e certamente non sta per venire fagocitata dalla macchina militare di Mosca. Nonostante il tentativo russo di annullarla, nonostante le menzogne di Vladimir Putin e le giravolte ambigue della nuova politica americana, Volodymyr Zelensky intende arrivare oggi all’incontro con Donald Trump a Washington da europeo a pieno titolo in compagnia dei massimi leader europei e soprattutto forte della sua capacità di guidare un Paese aggredito proditoriamente, che dopo tre anni e mezzo di guerra è ancora chiaramente in grado di difendersi con successo.
La sua non è soltanto una tattica diplomatica per cercare di fare fronte comune contro Trump ed evitare il ripetersi dell’imbarazzante flop nello Studio Ovale lo scorso 28 febbraio: il presidente ucraino e i suoi collaboratori più stretti sono oggi più che mai convinti di essere la testa di ponte dell’Europa del futuro. «Noi siamo la vostra roccaforte, la caserma dove si forgiano le forze armate della Ue, l’esempio per le vostre nuove generazioni che sempre più dovranno combattere per difendere le libertà e i diritti costruiti dopo la fine della Seconda guerra mondiale», sostenevano già nella primavera del 2022 e adesso ripetono con convinzione crescente.
Vanno lette in questa luce le dichiarazioni soddisfatte ieri pomeriggio di Zelensky dopo le due ore e mezzo d’incontro con la «coalizione dei volenterosi» e le prese di posizione ribadite pubblicamente dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, contraria ad «alcuna acquisizione di territorio con la forza». «Noi continuiamo a coordinare le nostre posizioni comuni. C’è un evidente sostegno per l’indipendenza e la sovranità ucraina. Tutti concordano sul fatto che i confini non possono venire modificati con le armi», ha detto Zelensky, spiegando che la Costituzione ucraina «rende impossibile cedere territori o scambiare territori». Poi ha ribadito l’esigenza di un cessate il fuoco: «Impossibile negoziare sotto la pressione delle armi». Ha cercato anche di lanciare un messaggio positivo a Trump nell’apprezzare le sue parole sulla disponibilità americana a partecipare alle «garanzie di sicurezza per l’Ucraina».
Tutte formule queste che vanno però ancora sondate. È dal tempo dei falliti negoziati di Istanbul nel marzo-aprile 2022 che Kiev chiede precise garanzie di sicurezza e difesa agli alleati occidentali. Se è ormai assodato che l’Ucraina non potrà entrare nella Nato, diventa più che mai necessario ottenere altre formule di difesa militare. I consiglieri del presidente si dicono per esempio molto scettici sull’idea di Giorgia Meloni di adattare l’articolo 5 della Nato all’Ucraina senza che diventi membro a pieno titolo dell’Alleanza. «Si tratta di un’iniziativa farlocca. Non ci assicura alcuna protezione. Già adesso gli alleati occidentali potrebbero inviare truppe per aiutarci a contrastare le unità nordcoreane che combattono assieme ai russi. Ma nessuno fa nulla», scriveva ieri mattina Serhiy Sternenko, un militare volontario che gestisce un sito molto popolare.
Non è chiaro tra l’altro che fine abbiano fatto le richieste avanzate da Putin sul disarmo ucraino e sulla rimozione di Zelensky: due condizioni assolutamente inaccettabili sia da Kiev che dai partner europei. È però indicativo che sia i media che i social locali insistano sui relativi successi delle controffensive ucraine degli ultimi giorni nella zona del Donbass. A contrastare la propaganda di Mosca, che appena prima del summit Trump-Putin in Alaska aveva enfatizzato le avanzate delle truppe russe, i comandi ucraini sostengono adesso che il fronte sostanzialmente tiene e in molto casi i nemici sono stati «eliminati o ricacciati indietro».
Ancora Sternenko osserva che la ritirata dal Donbass, come esige Putin, significherebbe per gli ucraini lo smantellamento di un complicato e costoso sistema di bunker, postazioni e difese militari costruito lentamente sin dal 2014. «Trump premerà Zelensky a capitolare alle condizioni capestro di Putin — scrive il blogger —. Un modo per disarmarci in vista del prossimo attacco».
17 agosto 2025
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