Si è conclusa a Chengdu (Cina) una edizione dei World Games buona, ma non sfavillante per l’Italia. In termini di podi, gli azzurri hanno raccolto ben 57 allori (solo la Cina ha fatto meglio): si tratta del secondo miglior bottino della storia, comunque lontano dal primato risalente a Londra 1985 (77). Gli ori sono rimasti gli stessi della passata edizione, tredici, così come il piazzamento finale nel medagliere: quarto posto alle spalle di Cina, Germania ed Ucraina. Il Bel Paese si è dunque messo alle spalle, tra le altre, Stati Uniti, Francia e Giappone.

La parte del leone è stata recitata dal nuoto di salvamento, capace di portare a casa quasi la metà complessiva dei titoli tricolori, ben sei. Bene anche arco, bocce, apnea (che faceva il suo debutto ai World Games), kickboxing (ci si presentava con ben tre n.1 del ranking, ma alla fine solo uno dei tre è salito sul gradino più alto) e ju-jitsu. La palma di grande delusione spetta invece senza mezzi termini al pattinaggio velocità a rotelle, tradizionalmente foriero di grandi trionfi, ma qui a secco di ori: qualcosa non ha funzionato, con diversi azzurri arrivati in Cina ben distanti dalla forma migliore. Ci si aspettava qualcosa in più anche da sci nautico, karate e arrampicata. Male il flag football femminile, che ha insaccato solo sonore sconfitte: non un buon viatico pensando all’ipotetica qualificazione a Los Angeles 2028.

In generale, si è registrato un trend che da qualche anno attanaglia lo sport italiano: c’è grande abbondanza di campioni, come mai prima, tuttavia spesso manca qualcosa nelle finali per l’oro. Il dato parla da sé: a fronte di 13 titoli, gli argenti sono stati addirittura 25; nessuna altra nazione ne ha vinti più di 17…Sono state perse ben 8 finali tra tiro con l’arco e sport da combattimento. Insomma, non si può nascondere il rimpianto per un piazzamento finale che sarebbe potuto essere migliore, probabilmente da secondo posto con 4 o 5 ori in più.

Rispetto alle passate edizioni, la grande (e scontata) novità si è rivelata l’ascesa prepotente della Cina: non vi erano dubbi che, organizzando l’evento per la prima volta, gli asiatici avrebbero monopolizzato il medagliere, e così è stato. Con 36 ori hanno vinto più del doppio dei titoli della seconda classificata, ovvero la Germania che si è fermata a 17. Da capire ora se i cinesi continueranno ad investire su questi sport non olimpici anche nelle prossime edizioni: se così fosse, allora è facile prevedere un dominio incontrastabile.

Nel frattempo la prima potenza storica dei World Games rimane l’Italia. Nel medagliere storico gli azzurri restano al comando con 179 ori, 2 in più rispetto alla Germania. Nelle ultime tre edizioni i teutonici ne hanno però recuperati ben 18 agli azzurri, ed inoltre ospiteranno la prossima edizione a Karlsruhe dopo 40 anni: il trend dunque appare chiaro e lo storico sorpasso potrebbe concretizzarsi nel 2029. Non va dato tuttavia per scontato: con pochi e incisivi accorgimenti, l’Italia può tornare ad accarezzare anche 18/20 ori, come accadde ad esempio a Cali nel 2013, quando vinse il medagliere. Per il momento resta la regina degli sport non olimpici, confermando un eclettismo sconfinato e senza eguali.