PADOVA – La ludopatia non va in vacanza, anzi spesso l’estate può essere insidiosa per chi cerca di non ricadere nel vizio delle scommesse. Lo sanno bene i 300 giocatori in cura all’Ulss 6 Euganea, che con tutte le difficoltà del caso cercano di uscire dalle spire della loro dipendenza. Tra quanti cercano aiuto non si trovano solo adulti di mezza età, molti sono anziani soli e purtroppo sempre più i giovani che trovano nei siti online una zona franca dai controlli sulla maggiore età. 

APPROFONDIMENTI


Spesa raddoppiata

Dal periodo pre-pandemico i giocatori sono in forte aumento. Basti pensare che nel 2020 il monte scommesse in tutto il Veneto era di 2,9 miliardi di euro l’anno e a testa si giocava poco più di 717 euro. Sono passati 4 anni e i dati delle Ulss sfiorano il raddoppio: circa 5 miliardi di euro giocati nel 2024, per una somma pro capite di 1.215 euro. Un giro economico che a Padova si aggira sui 900 milioni di euro, circa 960 euro pro-capite. Se si trattasse solo di statistiche, i dati del Nord Est non sarebbero preoccupanti rispetto al resto del Paese (in Sicilia si giocano 3mila euro ogni anno), ma dietro a questi numeri ci sono persone che si giocano lo stipendio alle slot machine, e famiglie che rischiano di finire sul lastrico. Solo nel Padovano si stima che i giocatori a rischio ludopatia siano oltre 8mila (circa l’1% della popolazione). Ricordando che l’Ulss ne ha in cura solo 300 è evidente che c’è ancora un gran problema nel riconoscere la patologia.

I giocatori

Ed è questo il primo passo per uscire dalla dipendenza dal gioco, un passo non facile dato che non c’è un unico identikit del giocatore accanito: si va dal più comune uomo tra i 40 e i 60 anni con famiglia, lavoro e stipendio da mettere in palio all’anziano solo che, alla ricerca della scarica di dopamina che dà la vittoria del gratta e vinci, si gioca la pensione. Ma sempre più giovani sono esposti al rischio. A Padova si stima che i ragazzi sotto i 24 anni potenzialmente soggetti a ludopatia siano il 6%, e quelli già ludopatici il 3%. Considerando le tempistiche di cui necessita la patologia per diventare tale (di solito almeno 8 anni tra l’insorgenza del problema e la richiesta d’aiuto), di certo questi ragazzi hanno conosciuto il mondo delle scommesse ben prima dei 18 anni. Si stima che il 45% dei ragazzi delle superiori abbia giocato almeno una volta nella sua vita.

  Modalità di gioco

Ad oggi le modalità per scommettere sono infatti le più svariate: con la pandemia il mondo del gioco d’azzardo ha conquistato definitivamente la rete dove la crescita dei siti di scommesse è stata del 14%. Già dai banchi di scuola non è difficile scoprire il mondo del gioca d’azzardo, di solito si inizia dalle schedine: molti ragazzi appassionati di pallone scommettono piccole cifre con gli amici prima che la squadra del cuore scenda in campo. Può sembrare un’abitudine innocente, e può continuare ad esserlo se si gioca responsabilmente. Ma si sa che la responsabilità non sempre va d’accordo con l’adolescenza e il rischio che un gioco tra amici si trasformi in una patologia radicata è molto alto. A questi comportamenti, secondo gli esperti, spesso si abbinano altri abusi come il tabagismo o l’alcolismo. Per sradicare queste dipendenze serve tempo, specialmente per la ludopatia, e a volte solo la perdita di una grande somma di denaro spinge a chiedere aiuto. Ma il danno è già fatto. Per questo è bene fare il passo della presa di consapolezza quanto prima: chiunque può trovare aiuto telefonando al numero verde del Dipartimento dipendenze del Ulss: 800 629 780.