Mancano medici e infermieri nei Pronto Soccorso del Servizio Sanitario Nazionale, nonostante nel 2024, le richieste di intervento siano state quasi 20 milioni. Di questi oltre 4 milioni sono stati accessi definiti “impropri”, ovvero non strettamente necessari o evitabili, ma occorre considerare che, molte volte, il paziente si trova in condizioni di malessere fisico e psichico che lo allarma e lo induce a rivolgersi al Pronto Soccorso per il timore di possibili conseguenze più gravi o perché l’esigenza di intervento sanitario avviene in un momento della giornata o in un luogo in cui non può ricorrere all’assistenza del medico di famiglia.
Anche l’Ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto, classificato come DEA di secondo livello, ovvero un ospedale che deve offrire servizi di EMERGENZA e ACCETTAZIONE ad ALTA SPECIALIZZAZIONE, da anni lamenta nei propri organici carenze di medici e infermieri in alcuni Reparti.
Oggi ci occuperemo del “front line” della struttura ospedaliera, il Pronto Soccorso, in cui c’è l’urgente necessità di ricoprire i posti lasciati vacanti dal personale andato in pensione o che non è mai stato assegnato. Un’esigenza che è stata, in più occasioni, ampiamente rappresentata dagli stessi operatori sanitari e lamentata dai cittadini, ma che, a tutt’oggi, sembrerebbe rimasta inascoltata dalle Autorità politiche competenti.
L’organico del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Orvieto, diretto dal dottor Cesare Magistrato, dovrebbe, infatti, poter contare su un organico di 12 medici più il Primario. Tuttavia, nonostante l’eccellente qualità dell’assistenza sanitaria prestata ai pazienti, nel Pronto Soccorso del nosocomio orvietano permane una carenza più o meno del 50% del personale previsto, obbligando gli operatori a svolgere spesso turni straordinari di lavoro logoranti per poter garantire il servizio a tutti quei pazienti che necessitano dell’emergenza urgenza.
Al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Orvieto accedono in media ogni giorno 70 pazienti, dei quali circa l’80% viene accolto, assistito, curato, dimesso e messo in condizione di tornare autonomamente al proprio domicilio.
La maggior parte sono codici verde e azzurro, poi seguono, per fortuna in un numero più contenuto, i codici arancione e rosso.
Il Pronto Soccorso non è un luogo qualunque, è una vera e propria “trincea di umanità” dove si affrontano casi clinici per i quali ogni secondo perso può fare la differenza. I pazienti che vi accedono con urgenza per l’insorgenza di gravi patologie, spesso rischiano di oltrepassare la soglia della sopravvivenza, e l’intervento di personale medico e paramedico altamente specializzato, consente di poter risolvere un’emergenza acuta, in virtù di manovre che includono la gestione immediata di eventuali lesioni, il controllo del dolore e il ripristino di parametri vitali come la respirazione, la circolazione sanguigna e la pressione arteriosa.
Tutti i medici e i paramedici dei Pronto Soccorso e del 118 esercitano professioni che non conoscono orari, dove nulla può essere rimandato all’indomani e spesso devono affrontare emergenze complicate dal caos trasformandolo in azione, mantenendo lucidità quando intorno a loro tutto trema. Medici e infermieri dei PS e del 118, a causa della carenza negli organici, lavorano spesso anche ben oltre i turni loro assegnati, perché c’è in ballo la salute e spesso la vita di un essere umano. Situazione simile a quella di Orvieto anche negli altri Presidi sanitari dell’USL Umbria2.
Gli accessi, ad esempio, al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Terni, diretto dal dottor Giorgio Parisi, sono in media 140/150 al giorno mentre nel Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza dell’Ospedale di Foligno, diretto dal dottor Giuseppe Calabro’, che è anche il Direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza dell’Usl Umbria 2, si registrano una media di ben 170 accessi al giorno, ma con un organico tutto sommato migliore rispetto a quello degli altri ospedali della stessa USL. Gli accessi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Spoleto, diretto dalla dottoressa Chiara Busti, sono in media 60 al giorno e con la medesima situazione di carenze del personale medico e paramedico in organico. Un operatore del DEA in occasione di un’intervista ci ha detto: “è la passione a spingerci oltre l’orario, oltre le difficoltà. È una forza che ritrovi dentro di te e ti fa dire lo faccio comunque, anche quando sarebbe più facile e più comodo mollare, con la scusa che sei fuori turno e non ti compete”.
Una situazione che necessita di essere sanata prima possibile, perche’ al di là delle esigenze operative, non è giustificabile che di fronte alle gravi carenze di organico, il personale di un Pronto Soccorso, non abbia la possibilità di prendere dei giorni di riposo durante l’anno per assolvere anche gli impegni di supporto alla propria persona o alla propria famiglia, o debba addirittura rinunciare alle ferie, ovvero a un diritto garantito dalla legge.
L’indagine della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza rivela un quadro allarmante: risulta infatti coperto solo il 62% del fabbisogno di organico con i medici del SSN, perché il resto è affidato a cooperative, libero-professionisti e specializzandi. Ma un turno su sei resta del tutto scoperto. Maggiori criticità nei DEA di I livello e nei Pronto Soccorso periferici, con carenze superiori al 50%. È indubbio che con questi dati o il Governo o provvede a sanare le carenze di organico o il sistema sanitario nel suo insieme rischia di collassare.
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