Salgono a due nell’arco di 48 ore i morti in seguito a un intervento col taser, la pistola elettrica in dotazione alle forze dell’ordine. Domenica sera un cittadino albanese di 41 anni è deceduto per arresto cardiaco a Manesseno, frazione di Sant’Olcese sulle alture di Genova, dopo essere stato colpito con una scarica da un carabiniere del Nucleo radiomobile. A chiedere l’intervento del 112 erano stati i suoi vicini di casa: “Abbiamo chiamato i carabinieri perché ci ha minacciato. Prima avevamo chiamato il 118, ma lui ha minacciato anche i sanitari”, hanno raccontato all’Ansa. In base a quanto ricostruito, l’ambulanza era arrivata sul posto poco prima della pattuglia, ma i sanitari hanno atteso l’intervento dell’Arma per questioni di sicurezza: l’uomo, in stato di forte agitazione, ha aggredito i militari, spingendo uno di loro a utilizzare la pistola stordente.
Sulla vicenda la Procura del capoluogo ligure ha aperto un’indagine per omicidio colposo: a breve verrà disposta l’autopsia, per verificare se la morte sia direttamente collegata all’utilizzo dell’arma o possa aver inciso anche l’eventuale utilizzo di alcol o sostanze stupefacenti da parte della vittima. Le indagini, affidate all’aliquota Carabinieri della polizia giudiziaria, dovranno anche verificare il rispetto dei protocolli di utilizzo dell’arma, nonché accertare se il carabiniere che ha effettuato l’intervento avesse ricevuto la necessaria formazione. Lo storditore elettrico, infatti, non si può usare all’improvviso: secondo le direttive del ministero dell’Interno, l’operatore di polizia deve prima mostrare il taser al cittadino, poi se necessario emettere una scossa di avvertimento (“warning arc”) e solo a quel punto può lanciare i dardi elettrici. Il ricorso all’arma deve rispettare i requisiti di proporzionalità, necessità e adeguatezza: subito dopo l’immobilizzazione, gli agenti sono tenuti ad allertare le autorità sanitarie.
La morte nel Genovese si è verificata a poche ore dal caso di Olbia, dove sabato notte ha perso la vita un 57enne, Gianpaolo Demartis, fermato col taser dopo aver dato in escandescenze aggredendo i passanti per strada. Due carabinieri, il capo pattuglia e il militare materialmente intervenuto con la pistola elettrica, sono indagati per omicidio colposo dalla Procura di Tempio Pausania, come atto dovuto dopo la decisione di effettuare l’autopsia sul corpo della vittima. “In poche ore ben due vittime colpite da un taser. Salvini, la Lega e compagnia possono anche strillare quanto vogliono ma è evidente che esiste un problema con questo strumento che va intanto bloccato”, incalza il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Filiberto Zaratti.
Dal fronte opposto interviene il sottosegretario leghista all’Interno Nicola Molteni: “Io difendo il taser perché si è dimostrato uno strumento efficace e fondamentale di deterrenza e sicurezza anche per gli operatori di polizia per evitare l’uso di armi ben più aggressive. Dopo la sperimentazione partita nel 2018 ha superato tutti i protocolli, anche quelli sanitari, e puntiamo a implementarne l’uso. Ad oggi sono circa cinquemila quelli affidati a Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale. Non bisogna criminalizzare il taser così come le forze dell’ordine. Spetterà all’autorità giudiziaria accertare cosa sia successo in questi due episodi. Ovviamente esprimo la massima vicinanza ai familiari delle vittime così come ai carabinieri di Olbia e Genova”, conclude.
“A oggi non esistono evidenze scientifiche che dimostrino una correlazione diretta di causa-effetto tra l’utilizzo del Taser e il decesso dei soggetti colpiti”, afferma in una nota la Axon, azienda produttrice dell’arma in uso alle forze dell’ordine. “I dispositivi Taser sono progettati per ridurre i rischi sia per gli operatori delle forze dell’ordine sia per i cittadini, offrendo un’alternativa non letale all’uso delle armi da fuoco. Il funzionamento del Taser si basa su impulsi elettrici a basso amperaggio che inducono una temporanea incapacità neuromuscolare, con effetto che cessa immediatamente al termine del ciclo. Studi indipendenti hanno dimostrato che nel 99,7% dei casi non si registrano danni permanenti, se non lesioni lievi causate prevalentemente da cadute. Axon conferma la propria massima collaborazione con le autorità competenti e sottolinea l’importanza di attendere l’esito delle indagini e degli esami autoptici prima di formulare qualsiasi valutazione sulle cause dei singoli decessi“, si legge.