Paolo Camedda18 ago 2025, 11:56
Ultimi aggiornamenti: 18 ago 2025, 12:15
Dotato di classe sopraffina, aveva un carisma unico, in grado di ispirare i compagni di squadra e influenzare il gioco: Johan Cruyff è stato l’interprete perfetto del calcio totale.
Se in campo c’era lui, tutti se ne accorgevano. I suoi compagni di squadra, motivati a dare sempre il 100% e galvanizzati dall’averlo fra loro, e gli avversari, letteralmente terrorizzati al solo pensiero delle sue giocate imprevedibili, dei suoi continui cambi di posizione, delle sue accelerazioni improvvise e dei colpi da fuoriclasse purissimo. Hendrik Johannes Cruyff, conosciuto semplicemente come Johan Cruyff, era “Il Profeta del goal” per Sandro Ciotti e “Il Pelé bianco” per Gianni Brera.
Ambidestro, dotato di classe sopraffina, aveva un carisma unico, in grado di ispirare i compagni di squadra e influenzare il gioco, che sapeva leggere sempre in anticipo, e incarnava contemporaneamente razionalità ed istinto, eleganza sublime e feroce atletismo,disciplina e ribellione. Un mix esplosivo che lo rese l’interprete perfetto del “Totaal Voetbol”, “Il calcio totale”, la nuova filosofia di gioco impostasi fra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta del secolo scorso, regalando al calcio uno dei suoi campioni più forti di sempre.
Cruyff è stato senza dubbio il calciatore che più di tutti ha rivoluzionato il gioco: prima di lui si giocava in un modo, dopo di lui si farà un calcio diverso. Il suo ruolo è teoricamente quello di mezzala offensiva, ma Johan si muove di continuo in tutte le posizioni fra centrocampo e attacco, diventando di volta in volta centravanti, ala o persino playmakera seconda delle situazioni della partita. Nel calcio totale non esistono più, infatti, ruoli fissi: quando un calciatore si sposta dalla sua posizione di partenza, può essere efficacemente sostituito da un suo compagno, permettendo alla squadra di mantenere inalterata la propria disposizione tattica.
Legato ad un numero di maglia non convenzionale, il 14, Cruijff ha scritto pagine indelebili con le maglie di Ajax, Barcellona e Feyenoord, giocando anche con Los Angeles Aztecs, Washington Diplomats e Levante e vincendo 21 trofei. Nel suo palmares figurano 9 campionati olandesi, 6 Coppe d’Olanda, una Liga spagnola, una Coppa di Spagna e soprattutto 3 Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale, oltre che, a livello personale, 3 Palloni d’Oro che gli sono stati assegnati nel 1971, nel 1973 e nel 1974.
Successi che invece non ottiene da capitano in Nazionale, con cui è finalista ai Mondiali 1974 in Germania Occidentale e terzo agli Europei del 1976 in Jugoslavia.
Fuori dal campo Johan è fondamentalmente un ribelle: porta i capelli lunghi, ha una passione per le belle donne (sposerà nel dicembre 1968 la fotomodella Danny Coster, anticipatore anche in questo dei calciatori contemporanei) e le sigarette e ha un carattere particolare, duro e intransigente.
A questo si aggiunge uno spiccato senso per gli affari: è il primo calciatore a curare la gestione della sua immagine dentro e fuori dal campo, affidandola a suo suocero Cor, ricco commerciante di diamanti. Tutte peculiarità che contribuiranno a renderlo un campione unico e inimitabile.