«Può darsi che un racconto come questo provochi irritazione, o repulsione, che sia tacciato di cattivo gusto. Aver vissuto una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla. Non ci sono verità inferiori. E se non andassi fino in fondo nel riferire questa esperienza contribuirei a oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo». Quello dell’aborto è un tema che colpisce ogni aspetto della società: umano, politico, sociologico, culturale, mediale, economico; quella dell’aborto è una storia di intimità e di collettività, di singole donne come di un genere intero. Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura nel 2022, ne è totalmente consapevole, in questa autobiografia L’evento, edita da L’orma editore, racconta della sua esperienza di vita con l’aborto in un momento storico in cui era illegale e tabù, inizio anni ‘60 in Francia, e veniva praticato in maniera clandestina da donne in casa, con tutti i rischi e dolori che comportava.
La volontà dell’autrice non sembra essere quella di esorcizzare un ricordo, ma di mostrarlo, di comprendere che significato ha nella sua vita come nella grande storia. Si ricostruiscono tutte le tappe di quel momento, dal rendersi conto della gravidanza alla scelta di interromperla, alla ricerca di qualcuno che possa farlo all’operazione in sé, fino alle problematiche che questa ha comportato. «Un’esperienza umana totale» la definisce l’autrice, che in un insieme di ricordi porta a ragionare sul vissuto di una persona come testimonianza generazionale per future generazioni.
A stupire della scrittura della Ernaux è la profonda e schietta sincerità, che non si vergogna di mostrare tutto di un momento di grande intimità e insicurezza. Il suo corpo stesso è testimonianza del mondo, segno di verità, come lei stessa scrive: «Forse il vero scopo della mia vita è soltanto questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri diventino scrittura».
Questa sincerità porta anche una certa angoscia nel lettore, turbato sia nel pensare a come l’esperienza al limite vissuta dall’autrice sia comune a moltissime altre donne, sia nel fatto che vie messo con le spalle al muro, costretto a prendere una posizione e a ragionare su quell’esperienza vissuta. La prosa è sì schietta, ma la Ernaux è una grandissima narratrice capace di tenere il lettore attaccato alla vicenda, nonostante la difficoltà degli argomenti. Lo stile, anche se caratterizzato da asciuttezza, non è freddo e distaccato, ma si fa strada nella psiche, crea un’empatia intima e storica con la voce narrante, senza andare mai verso facili toni melodrammatici. Un libro importante, che si legge tutto d’un fiato e che rimane nella coscienza a lungo.