Interi arcipelaghi rischiano di scomparire sotto l’oceano a causa del cambiamento climatico. Lo sanno bene le loro popolazioni che, nel giro di pochi anni, sono passate dal vivere in un paradiso terrestre a decidere di scappare il prima possibile. È il caso dello Stato di Tuvalu, un arcipelago situato nell’Oceano Pacifico, non lontano dalle più famose Figi, a metà strada tra le isole Hawaii e l’Australia. L’innalzamento del mare preoccupa non solo gli abitanti ma anche gli esperti che hanno segnalato un aumento del livello dell’acqua progressivo che potrebbe portare le strutture a trovarsi sotto il livello dell’alta marea già entro il 2050. Le terre delle isole di Tuvalu infatti, con i loro circa 11mila abitanti, si trovano a una media di 2 metri sopra il livello del mare: un pericolo di cui le autorità devono tenere conto e che ha portato a pianificare l’emigrazione di tutta la nazione.
Emigrazione pianificata
Nel 2024 lo Stato insulare ha quindi firmato un accordo con l’Australia per consentire ai tuvaluani di ottenere i visti e lasciare per sempre le loro case. Al momento non tutti gli abitanti di Tuvalu hanno accettato l’emigrazione. Sono però 8 su 10 gli abitanti che stanno già facendo richiesta dei visti per l’Australia: un totale di 8.750 tuvaluani si sono registrati per il primo lotto di visti, come ha dichiarato l’Alto Commissariato australiano, un numero che rappresenta l’82% dei 10.643 abitanti registrati nell’arcipelago.
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Non solo Tuvalu
La situazione dell’arcipelago di Tuvalu non è un caso isolato. Nella stessa situazione ci sono anche altri Stati composti da agglomerati di piccole isole nell’Oceano Pacifico che nei prossimi decenni rischiano di scomparire sott’acqua. Lo Stato di Vanatu è uno di questi: come riporta Reuters, dal 1993 il livello del mare intorno alle sue coste è aumentato di circa 6 millimetri all’anno e in alcune aree l’attività tettonica ha raddoppiato questo tasso. Il caso sollevato dalla pericolosa situazione di queste isole ha smosso anche la Corte Internazionale anche se per Ralph Regenvanu, ministro di Vanuatu per il Cambiamento climatico, “gli accordi che si stanno facendo a livello internazionale non si muovono abbastanza velocemente”. Lo Stato di Vanatu sta inoltre spingendo per il riconoscimento dell’ecocidio (la distruzione dell’ambiente) come reato sotto la Corte Penale Internazionale. “Dobbiamo continuare a combattere fino all’ultimo momento”, ha detto Regenvanu.
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