Si avvicina la Vuelta e sempre più corridori di conseguenza si apprestano ad affrontare il secondo Grande Giro stagionale. Per la maggior parte si tratta di Giro d’Italia e Vuelta, ma per alcuni anche di Tour de France e Vuelta. C’è chi si è mostrato già in buona condizione, come Giulio Pellizzari, e chi invece sta cercando di recuperare al meglio, come Jonas Vingegaard.
Recuperare, stare al meglio: quali sono i parametri fisici che variano tra il primo e il secondo Grande Giro? Che differenze ci sono tra chi ha corso prima in Italia e poi in Spagna e chi in Francia e poi in Spagna? Ne abbiamo parlato con il coach Michele Bartoli.
Michele Bartoli, pro’ dal 1992 al 2004, oggi è un preparatore di primo ordine e ama tenersi in forma (immagine Instagram)
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Quali parametri, variano tra i due Grandi Giri, Michele? E cosa guarda il preparatore?
In primis contano le qualità dell’atleta. Puoi essere un bravo allenatore, ma se il corridore non è capace di recuperare e di riallenars, nel mese che passa fra un Grande Giro e l’altro, il castello crolla. Se invece hai un atleta reattivo, che in una settimana-dieci giorni recupera fisicamente, allora può ripartire subito con i lavori aerobici, magari un po’ di interval training VO2 Max appena prima del secondo Grande Giro, per riattivare tutti gli aspetti metabolici.
E se invece all’atleta servono più di 10 giorni di recupero?
In quel caso i tempi di ripresa sono più stretti e tutto diventa più difficile. Questo vale soprattutto se parliamo di Tour e Vuelta. Invece se parliamo di Giro e Vuelta, alla fine la preparazione rimane simile a quella del Giro. Dopo il Giro d’Italia c’è più tempo per scaricare e riprendere: la differenza non è fisica, semmai mentale, perché affrontare due Giri nello stesso anno pesa soprattutto sulla testa.
Dal punto di vista fisico, cosa può cambiare nel secondo Grande Giro? Magari si arriva un filo più magri? O al contrario svuotati dal caldo?
No, oggi più che mai i valori sono quelli. Semmai parliamo di differenze minime in più o in meno. Ho atleti che fanno Giro e Vuelta e si presentano allo stesso livello di peso e condizione. Nel secondo Grande Giro subentra soprattutto il fattore mentale, la capacità di sopportare la fatica. Perché è sempre il secondo Grande Giro in un anno, e questo pesa.
Antonio Tiberi e Damiano Caruso: dopo il Giro ecco la Vuelta. Il primo ci arriva dal Polonia, il secondo da Burgos
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E a livello strettamente fisiologico?
Oggi praticamente nulla. Lavoro molto a stretto contatto con il nutrizionista e da quel punto di vista gli equilibri cambiano poco. Una volta sì, perché non c’erano tutte queste informazioni, metodi di misurazione, software. Oggi invece si gioca a carte scoperte, con tanti strumenti che permettono di monitorare bene l’atleta. Certo, ci vuole la bravura di allenatore e nutrizionista, non è semplice, ma se conosci bene i tuoi corridori, due Grandi Giri a grande distanza non sono un problema.
Quindi il problema principale è tra Tour e Vuelta?
Esatto. In quel caso le tempistiche sono molto ridotte e il margine di errore è minimo: un imprevisto si paga. Per questo chi esce male dal primo, se ha in programma il secondo, spesso conviene che tiri una riga e si concentri direttamente sulla seconda corsa. Finire un Grande Giro non sempre è utile, se il rendimento è compromesso: meglio fermarsi prima, se si può, e ripartire.
C’è differenza tra un atleta giovane e uno esperto nel fare il secondo Grande Giro?
Preferisco l’esperto, perché sa dare feedback migliori e riduce il rischio di errori. Ma oggi, con il supporto dei dati, anche un giovane può gestirsi bene. L’importante è che sia motivato. Se invece manca la voglia di fare sacrifici, la testa diventa un problema serio.
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E per chi non fa alcun Grande Giro?
Per un giovane il danno è maggiore, perché un Grande Giro aiuta a raggiungere un equilibrio atletico solido. Non farlo è un’occasione persa di crescita. Diverso per un atleta esperto come Damiano Caruso, che ha già un fisico assodato: un anno senza Grande Giro non gli cambia molto, anzi può guadagnare freschezza. Per il giovane invece pesa di più, anche se comunque si lavora tanto in allenamento e non è un disastro.
Dopo una Vuelta, la preparazione invernale riparte da una base migliore?
Sì, sicuramente la base di partenza è più alta e più solida. Su questo sono d’accordo: è un vantaggio.
E’ più difficile preparare Giro e Tour o Tour e Vuelta?
Credo sia più difficile Giro e Tour, perché il Tour è il più duro e viene come secondo Grande Giro. La Vuelta, pur essendo esigente, ha tappe più regolari, meno stress e strade più ampie.