di
Elisa Messina
Nel 2008 attaccato per gli ascolti in calo del suo Festival si lasciò andare a uno sfogo sulla bassa qualità dei programmi tv che «imbarbarisce il pubblico»
Colto, educato e dall’eloquio inappuntabile. Su queste carattestiche di Pippo Baudo non si discute. Eppure ci fu una volta in cui si lasciò scappare una parolaccia («merda») e un’espressione («fottere») non proprio da gentleman.
La situazione: Sanremo 2008, conferenza stampo dopo la seconda serata; Baudo è sconcertato, ma ancbe arrabbiato per gli ascolti a picco del suo Festival (solo nella prima serata ha perso tre milioni di spettatori rispetto all’edizione precedente): un flop senza precedenti.
Lo sfogo: «L’evento ormai non esiste più, esiste solo l’aspetto scandalistico (…) Sputiamoci in faccia, scazzottiamoci, ma così lo imbarbariamo il pubblico, lo fottiamo, così avremo un’Italia di merda».
A cosa si riferisce? A chi lo processa per aver organizzato un programma di qualità ma percepito come noioso da un pubblico ormai abituato ad altro, con poco pepe e troppe lungaggini: non ci sono litigi o scontri come nei format dei reality o dei talent («Amici», per intenderci, è già un successo). Una pizza, insomma ed espressione di una tv già vecchia.
Baudo non ci sta, la butta sul culturale, sulla responsabilità di chi fa intrattenimento: «Il pubblico si è abituato a una certa qualità televisiva quando offri qualcosa di diverso ma questo non viene capito significa che c’è una diversa ricezione. Noi paghiamo la conseguenza di una certa tv che ha via via abbassato il livello. Arbore dice che bisogna buttarsi sulla qualità, il rischio è perdere la quantità. Ma la qualità televisiva è una responsabilità di tutti noi». Non fa nomi ma i programmi a cui si riferisce sono evidenti.
Da ormai due giorni le conferenze di rito all’Ariston sono diventate un pianto greco per i dati di ascolto a picco, con l’allora direttore di Rai Uno Fabrizio Del Noce e Baudo direttore artistico, affranti e pronti all’autocritica. Ed è tutto un fiorire di analisi sui perché e i percome del flop.
Ma lo sfogo con parolaccia di Pippo, quel giovedì mattina del 27 febbraio nella Sala stampa dell’Ariston è rimasto memorabile.
In effetti, tutto si poteva rimproverare a Baudo tranne di aver fatto un programma improvvisato: staff di autori eccellenti, ospiti importanti, gag ben studiati. Quell’anno lo affiancava Piero Chambretti che prese sul serio il ruolo di disturbatore sparando raffiche di battute pungenti. Le co-conduttrici (non si chiamavano già più vallette, per fortuna) erano Bianca Guaccero e Andrea Osvart.
L’arrabbiatura di Baudo nasceva dallo sconcerto: «Se avessi litigato con Chiambretti, se avessi fatto quello che è successo a Miss Italia, il pubblico si sarebbe accesso». Il riferimento è all’ultima edizione del concorso di bellezza (ancora trasmesso dalla Rai) in cui i conduttori Mike Bongiorno e Loretta Goggi furono protagonisti di una memorabile (pure quella) litigata. Solo che non era stata inventata ad arte, era autentica: Goggi non voleva essere trattata da valletta da Mike (certe abitudini sono dure a morire) e quando si presentò sul palco gliene disse quattro, in diretta.
Dopo lo sfogo di Sanremo stesso Bongiorno, sulle pagine del Corriere, intervenne per difendere Baudo (in tv ormai gli ascolti non sono più quelli di un tempo e poi c’è la concorrenza di Sky), rassicurarlo sul Festival («Co sarà sempre, è come il Giro d’Italia») ma anche per rimproverarlo per aver perso le staffe di aver scelto un pessimo smoking.
Il riferimento «all’Italia di merda» non fu capito (colpa anche dei titoli frettolosi dei giornali) e persino i politici se la presero con Baudo per aver offeso il pubblico: «Perché se la prende con gli italiani? Se la prenda con se stesso» disse Gianfranco Fini. In verità Baudo stava facendo autocritica e diceva proprio il contrario: il gioco al ribasso dei programmi tv ha conseguenze nell’involgarimento della società. E vedeva lontano.
Il nodo da sciogliere per rilanciare il Festival, ma lo si sarebbe capito anni dopo, non stava nel trasformare il festival in «Ciao Darwin», bisognava piuttosto puntare ai giovani e allargare la selezione dei cantanti in gara ai nuovi nomi della scena musicale emergente, come poi è stato fatto da Claudio Baglioni in poi. E in generale, dare più spazio alla musica e meno allo show: la prima deve reggere la seconda e non il contrario.
Anche perché di organizzatori di show alla Baudo non ce ne sono molti.
18 agosto 2025 ( modifica il 18 agosto 2025 | 20:36)
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