di
Ludovica Brognoli
Pino Pagano dice di ricordare con «amarezza e rimpianto» quel lontano 23 febbraio del 1995, quando lo storico conduttore tv siciliano lo fermò in diretta nazionale all’Ariston: «Non sono mai stato pagato, lui non ne sapeva niente ma mi regalò 50.000 Lire. Gianni Morandi provò a farci fare pace»
«Per Pippo mi dispiace molto, sono sconvolto. Purtroppo non avevo più un rapporto con lui da tempo, ma anche se l’ho conosciuto poco, ho sempre avuto la sensazione che fosse una persona molto bella: non mi perdonerò mai quello che ho fatto trent’anni fa e lui mi rimarrà nel cuore».
Sono queste le prime parole che, con un filo di voce, il 69enne Pino Pagano rivolge a Pippo Baudo, a due giorni dalla sua scomparsa. Ricordando, con «amarezza e rimpianto», quel lontano 23 febbraio del 1995, quando lo storico conduttore tv siciliano lo fermò in diretta nazionale a Sanremo, davanti a 16 milioni di telespettatori, da «un suicidio inscenato», che a Pagano non valse né «il denaro promesso», né la «fama che tanto desideravo».
Oggi, dopo vari problemi di salute e la rimozione di un polmone, dalla sua casa popolare a Castel Maggiore Pagano si dice «rassegnato» dell’immagine che di sé ha consegnato alla «memoria degli italiani». Ma, ammette, «se potessi rivedere un’ultima volta Baudo, gli direi che mi dispiace, che aveva ragione». Tra chi ha espresso ricordi molto sentiti per Baudo c’è stato Carlo Conti, ma anche Paolo Bonolis. C’è stato chi come Pupo non ha avuto un ricordo positivo.
Pagano, come vive la scomparsa di Pippo Baudo?
«Molto male, quanto successo mi ha davvero sconvolto: soffro già di problemi di salute, parlo con un filo di voce perché mi è stato tolto un polmone e questa notizia è un colpo ulteriore».
Qual è l’ultima volta che vi siete incontrati?
«Quando Gianni Morandi provò a mediare tra noi a Castrocaro, non molto tempo dopo quello che era successo a Sanremo a febbraio del ‘95, quando finsi di volermi suicidare gettandomi dalla balaustra dell’Ariston: Pippo era molto arrabbiato con me, e ne aveva anche ragione, perché io avevo sbagliato, parlando davanti a una troupe di Rai 3 della verità su quella sera, che era tutto programmato. Avevo chiesto di spegnere le telecamere, ma mi hanno ripreso: mi hanno fregato. Gianni ha provato a fare da ambasciatore, ma alla fine mi ha detto che lui non ne voleva più sapere niente».
Pensa spesso alla sera del «uicidio inscenato»? All’epoca si pensava a un gesto disperato, si diceva che non trovava lavoro…
«È successo 30 anni fa, ma sembra accaduto ieri e ci penso sempre: ogni anno vengo ricordato per quella sceneggiata che, sono sincero, non rifarei. In quell’occasione, per impedirmi di saltare giù, era venuto Pippo, che mi incoraggiava, diceva che ero bravo, che sapevo cantare e recitare. Ma in realtà ammetto anche che non ero mai stato disoccupato, facevo l’autotrasportatore: volevo solo diventare famoso, scrivere un libro, realizzarmi. È stata una leggerezza di quando ero giovane, pensare che sarei potuto diventare qualcuno fingendo in diretta. Tra l’altro dalla Rai non mi è mai arrivato un soldo di quelli promessi».
Quindi non è mai stato pagato?
«No: anche se era stata la Rai, dei giornalisti che conoscevo, a contattarmi per fare quello che ho fatto. Solo Baudo mi ha dato 50mila lire: anche se non è con lui che avevo preso gli accordi e ancora adesso non so se all’epoca sapeva che era stato organizzato tutto a tavolino. Certo, appena è venuto fuori si è dissociato».
Come sono andati gli anni successivi?
«Un anno dopo, ho fatto un disco “Martina”, con Umberto Maggi e i Nomadi. Ora lo vendono su internet però e anche per quello io non percepisco un centesimo».
Cosa direbbe a Baudo oggi se potesse?
«Vorrei dirgli che ho sbagliato, ma è come se mi fosse caduta una cosa addosso più grande di me che non ho saputo gestire. Penso che se avessi riallacciato con lui le cose sarebbero andate diversamente. Ma così, sono rimasto immortalato solo da quella situazione e me ne sono pentito amaramente».
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18 agosto 2025 ( modifica il 18 agosto 2025 | 22:12)
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