“La vacanza degli intellettuali” di Paolo Massari racconta la stagione d’oro di Sabaudia, quando intellettuali e artisti, specie negli anni Settanta, trasformarono la cittadina sul litorale quasi in una scuola platonica. Da Moravia a Pasolini, da Bertolucci a Schifano, i protagonisti raccontati da chi c’è ancora e c’era, giovane, allora…

Tutto questo non c’è più. Da narratore intenso a saggista puntuale, Paolo Massari (autore del romanzo Tua figlia Anita, per Nutrimenti, lo abbiamo intervistato qui) racconta un luogo che esiste ancora, ma lo racconta lontano nel tempo, affollato di artisti, cineasti, scrittori. Quella Sabaudia non esiste nel presente, ormai l’ultimo vip che si aggira in questo scorcio di litorale laziale è… Francesco Totti. Non c’è più una libreria, manca un cinema, anche se pare sia possibile una riapertura.

I ricordi dei “reduci”

Parecchi decenni fa, invece, le dune di sabbia a circa cento chilometri dalla capitale erano calpestate da Alberto Moravia, Bernardo Bertolucci, Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Marco Bellocchio, Dacia Maraini, Jean Genet, Anna Magnani, Raffaele La Capria, Enzo Siciliano, Elsa de’ Giorgi, Mario Schifano, Emilio Greco, per citarne solo alcuni. L’autore de La vacanza degli intellettuali. Pasolini, Moravia e il circolo di Sabaudia (177 pagine, 19 euro), una pubblicazione Utet, è anche il pronipote del fondatore della biblioteca di Sabaudia, punto di vista decisamente privilegiato, per rovistare fra documenti d’archivio e ricordi, e per realizzare l’affresco di una scuola platonica, di un circolo d’eccezione, quale era davvero Sabaudia; non senza l’aiuto di qualche reduce ancora in vita di storie più o meno remote, come la stessa Dacia Maraini, Edoardo Albinati, Francesca Marciano e Alain Elkann, interpellati per l’occasione.

Vacanze di lavoro

L’aspetto selvaggio delle coste unito alla possibilità di fare incontri sempre molto interessanti fu tra le ragioni di un successo repentino e dell’ascesa di Sabaudia come costa alla moda negli anni Settanta. Sabaudia, per colmo, era principalmente destinazione di artisti progressisti, ed era una città concepita da architetti razionalisti, in epoca fascista (prima pietra posta nell’agosto 1933). Gli uomini di cultura che la sceglievano sono ritratti da Paolo Massari mentre mettono a punto romanzi o sceneggiature, mentre girano film, o anche nelle loro incombenze quotidiane: Moravia che mangia il gelato o compera il pesce, tirando sul prezzo, ad esempio, Ian McEwan e Bernardo Bertolucci che passeggiano in inverno, quando cercavano la quadra su una sceneggiatura mai iniziata, tratta da 1934 di Moravia. Le atmosfere esotiche e perfino provinciali (come le avvertiva ad esempio Pasolini) di Sabaudia sono evocate con passione dall’autore che ricostruisce pezzi spaziotemporali della città, con affetto e con rigore.

Il delitto del Circeo

Così ventoso, così poco tipicamente italiano, così cruciale, quell’Eden primitivo, nella storia italiana di quegli anni. Poco lontano, infatti, si consumò il delitto del Circeo, che in tanti giudicarono, commentarono, provarono a spiegare. Anche Moravia e Pasolini, una delle rare volte in cui si trovarono in disaccordo. Di quella stagione resta poca magia, pochissimo sogno, tantissima memoria, qualche rimpianto, sipario.

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