Bisogna dire che Stephen King, il re dell’horror e dello spaventevole, del perturbante e del brivido, non ha problemi di falsa modestia. Va dritto al punto (per esempio quando commenta via X il vertice in Alaska tra Putin e Trump, osservando che il primo ha trattato da idiota il secondo) e non cede al dubbio. La prova? Ha appena dettato al New York Times la lista dei dieci libri a suo parere più importanti del secolo, ovvero di questi 25 anni trascorsi.

Tutti di autori anglofoni, ma ha scelto, si direbbe, bene. Sono tutti romanzi tradotti anche da noi, alcuni con ottimo successo di critica. Si va da Espiazione di Ian McEwan (libro davvero magnifico), a Congetture su April di John Banville (che salvo in Italia firma alcuni libri come questo con lo pseudonimo di Benjamn Black).

C’è Il Cardellino di Donna Tartt, Non è un paese per vecchi di Cormac McCharty, il meno noto L’amore bugiardo di Gillian Flynn, la grande Margaret Atwood per Oryx and Crake, e poi Fingersmith, il romanzo storico a sfondo lesbico di Sarah Waters, Il complotto contro l’America di Philip Roth, Il Simpatizzante di Viet Thanh Nguyen, che prende spunto dalla caduta di Saigon; infine… chi l’avrebbe mai detto, la lista culmina con un titolo peraltro celebrato dello stesso King, che ha innescato anche una serie televisiva di successo: The Dome. Ne deve essere davvero molto orgoglioso. E’ stato l’unico, fra tutti gli importanti autori coinvolti dal New York Times in questo gioco letterario, ad azzardare tanto.