di
Raffella Forin

Sopralluogo nel laboratorio padovano che sta ricomponendo pezzo dopo pezzo il capolavoro dello scultore. L’opera è rimasta per oltre mezzo secolo nei depositi del museo della città

Pezzo dopo pezzo, sta rinascendo il «Cavallo colossale» di Antonio Canova. Tra le ultime opere dell’artista di Possagno, il modello in gesso tornerà a risplendere dopo oltre 50 anni trascorsi, sezionato, nei depositi museali. La rinascita è dovuta ad un importante progetto di assemblaggio e di restauro che utilizza tecnologie all’avanguardia, sintesi della collaborazione tra pubblico e privato. Al termine, sarà collocato nel museo civico, diventandone il simbolo.

Il recupero dell’opera

In questi mesi è in corso il recupero dell’opera, a suo tempo sezionata in molti pezzi. Un lavoro certosino quello di metterli insieme, affidato allo studio Passarella Restauri Srl di Padova, in associazione temporanea d’impresa con lo studio R.S. Ingegneria dello stesso capoluogo.
Nei giorni scorsi, il sindaco Nicola Finco e la direttrice dei musei civici Barbara Guidi si sono recati nel cantiere della città del santo. «È stato emozionante vedere da vicino il lavoro dei professionisti che stanno assemblando e recuperando il modello – ha dichiarato sui social il sindaco -. Ogni intervento, ogni gesto è guidato da una profonda conoscenza della materia e da un grande rispetto per l’opera. Il restauro non è solo un’operazione tecnica, ma un atto d’amore verso il nostro patrimonio artistico».



















































La storia

Il «Cavallo colossale» fu realizzato da Canova tra il 1819 e il 1821 come modello per una scultura equestre in bronzo commissionata dal re di Napoli Ferdinando I (IV) di Borbone. Rimase incompiuto a causa della morte dello scultore avvenuta nel 1822. Un’opera imponente che si caratterizza per dimensioni ma anche per la coloritura superficiale a finto bronzo, stesa per volere dello stesso artista. Dopo la sua morte, il cavallo rimase nello studio romano di via delle Colonnette assieme al modello per il monumento equestre dedicato a Carlo III di Borbone. Fu donato da Giambattista Sartori Canova al museo cittadino assieme a molte altre opere, bozzetti, disegni, manoscritti. Nel salone nord, quello oggi dedicato a Jacopo Bassano, all’epoca c’era il «Cavallo con il condottiero», modello simile pensato per il monumento a Carlo III, completamente distrutto dal bombardamento del 24 aprile 1945. Il «Cavallo colossale», invece, rimase illeso e restò nel salone sud fino alla fine degli anni Sessanta quando, in vista di alcuni lavori strutturali alla sala, si decise di trasferire l’opera nei depositi sezionandola in varie parti, con l’idea di ricollocarla in seguito in una posizione più adeguata. Un proposito rimasto disatteso e i numerosi frammenti vennero spostati più volte nel corso degli anni in diversi depositi, solo la testa è stata preservata e mantenuta nel percorso espositivo museale, a memoria del valore storico-artistico dell’opera.

L’iter per il recupero

È stata l’amministrazione di Elena Pavan ad avviarne l’iter per il recupero che sta ora procedendo con l’attuale guidata da Finco, in collaborazione con il segretariato regionale del ministero della Cultura per il Veneto e la Soprintendenza, unitamente al main partner Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto «Restituzioni» e al main sponsor Venice in Peril Fund. Il progetto di fattibilità tecnica ed economica prevede una spesa di oltre 340 mila euro. «Un capolavoro che rischiava di essere dimenticato o di andare perduto – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Giada Pontarollo –: una volta esposto, arricchirà ulteriormente il nostro museo».


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17 agosto 2025 ( modifica il 17 agosto 2025 | 18:52)