«Hanno srotolato il tappeto rosso ed hanno applaudito Vladimir Putin». Non si placa il diluvio di commenti trionfalisti di addetti ai lavori e di propagandisti filo-governativi sui media tradizionali e sui social media. Dopo anni vissuti da paria, il capo del Cremlino ha ora avuto la sua rivincita. Per avvalorare la linea ufficiale, sui canali federali non mancano le stampe in cui vengono mostrati i titoli dei quotidiani occidentali. Vengono aggiunti anche brani video con interviste a politici europei filo-putiniani. E poi, nel solito format televisivo della domenica sera Mosca. Cremlino. Putin, sono stati raccontati particolari e aneddoti del vertice in Alaska, l’evento dell’anno.

LA GAFFE

Come, ad esempio, in che modo all’arrivo da Mosca è sceso – dall’aereo di schiena su una scaletta da caccia – il portavoce presidenziale, l’ennesimo segnale dell’improvvisazione imperante nella base di Anchorage. Per l’emozione Dmitrij Peskov ha ammesso di essere stato negli Stati Uniti l’ultima volta (testualmente) «prima della guerra». Una gaffe: la parola “guerra” è vietata e si rischiano pesanti sanzioni. In corso in Ucraina vi è una “Operazione militare speciale” (Svo). «Lui è un imperialista», il presidente Putin ha detto scherzosamente del ministro degli Esteri Lavrov al segretario di Stato Usa Rubio, che chiedeva il perché della felpa del collega russo con la scritta “Urss” indossata allo sbarco in Alaska. La battuta di spirito è stata prontamente rilanciata da Pavel Zarubin, il giornalista preferito dal capo del Cremlino. Sulla carta stampata due i titoli di riferimento. La Komsomolskaya pravda scrive dei due presidenti (Putin e Trump) alla ricerca della possibilità di concludere (testualmente) «una guerra altrui»; il Moskovskij Komsomoletz: «Non c’è l’accordo, ma Putin ha vinto». L’entusiasmo dei pro-Cremlino serve a stemperare il senso di delusione, diffusosi nelle prime ore post vertice, in cui si sperava venisse annunciata la fine del conflitto. Tutta la settimana, infatti, si era osservato un sorprendente ottimismo, con la Borsa di Mosca che aveva guadagnato ben 8 punti. Già nella notte tra venerdì e sabato nelle contrattazioni online il listino ha segnato -3%. E chissà cosa succederà oggi all’apertura dei mercati. Il mondo degli affari sta pagando un prezzo salatissimo per la «tragedia russo-ucraina». Nei primi sei mesi dell’anno, ha riportato il filo-governativo Izvestija, hanno chiuso migliaia di compagnie per bancarotta. Interi settori (dalle costruzioni all’industria automobilistica) sono fermi tanto che le Ferrovie russe – una specie di gallina dalle uova d’oro fino al 2022 – ha dovuto mettere i lavoratori del dipartimento merci in ferie obbligatorie per 2 giorni al mese senza stipendio, altrimenti sarebbero dovuti partire i licenziamenti. Il buco nel bilancio dello Stato è già di circa 50 miliardi di euro e se va avanti così raddoppierà entro la fine dell’anno. I numeri indicano l’avvicinarsi di forti temporali, come minimo la recessione. È vero, il tasso di sconto è stato appena abbassato dalla Banca centrale dal 21 al 18%, ma l’inflazione reale – provocata dalle astronomiche spese militari e dalle sanzioni – sarà, nel secondo semestre, ancora al 13%.

I SONDAGGI

Questa è la ragione per cui Putin, al rientro dagli Usa, ha subito tenuto al Cremlino una riunione con le più alte cariche dello Stato. La gente è stanca e preoccupata. «Dai che martedì 19, a pranzo, festeggiamo la fine di questo incubo» ci aveva promesso Dmitrij, un intellettuale, ora furioso per l’esito del vertice. «Non finirà mai con gli ucraini», osserva il piccolo imprenditore Oleg. «La gente non ha più un becco di un quattrino», racconta il rappresentante Gennadij, che gira la Russia in lungo e in largo. Da alcuni sondaggi sociologici il russo medio è irritato dalla situazione complessiva e dà la colpa a tutti tranne che a Putin, visto come un’ancora di salvezza. Questo aspetto indica l’enorme capacità della macchina propagandista del Cremlino, che, in queste ore, continua a non raccontare al Paese le garanzie di sicurezza che dovrà fornire a Kiev. Quella di Putin rischia di essere una vittoria di Pirro con annessa una sconfitta geopolitica e gli occidentali ben dentro allo spazio ex sovietico.


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