Prosegue il dibattito sull’editoriale del direttore Roberto Napoletano, pubblicato sul Mattino dello scorso 15 agosto dal titolo «Ragazzi, tornate a Napoli». Oggi proponiamo il punto di vista del presidente mondiale degli armatori Emanuele Grimaldi e l’opinione del rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II Matteo Lorito.
APPROFONDIMENTI
«Ragazzi tornate a Napoli. L’editoriale del direttore Roberto Napoletano interpreta in maniera perfetta lo spirito della nuova identità partenopea. È la continuazione di quel cambio di paradigma che la città, la Campania, il Sud stanno vivendo. Uno specchio fedele della realtà, che Il Mattino ha avuto il merito di amplificare, e che oggi ci pone al centro dell’interesse generale con una diversa e più veritiera valutazione delle nostre potenzialità». L’armatore Emanuele Grimaldi, presidente del Gruppo Grimaldi, personifica in maniera perfetta il napoletano senza limiti: non ha mai voluto lasciare la sua terra, è diventato il numero uno degli armatori al mondo.
Presidente, non ha mai voluto abbandonare Napoli…
«Il nostro Gruppo ha le radici in questa città. E sono radici solide. Sviluppiamo il nostro business in tutto il mondo ma Napoli resta centrale in tutte le nostre scelte. E, mi creda, ho studiato alla Federico II e non mi sono mai sentito a disagio con colleghi che hanno conseguito titoli e lauree nei più accreditati atenei nel mondo. A Napoli abbiamo il meglio di tutto, lo dobbiamo solo tirare fuori. E, me lo lasci dire, il lavoro che sta facendo il nostro giornale su questo terreno merita ogni elogio».
Intanto però molti giovani sono andati via.
«Io distinguerei tra chi va via perché non trova le giuste opportunità per crescere, e sono questi quelli a cui, credo, si riferisce l’editoriale del direttore, e quelli che hanno trovato la loro collocazione e che preferisco muoversi per arricchire il loro bagaglio. Le faccio un esempio. Io in questo momento sono a Filicudi. Ebbene, ho incontrato una eccellente mente della nostra azienda. Era a Napoli, scelse di andarsene a Barcellona a guidare il nostro Gruppo in Spagna e ora è ceo anche in importanti segmenti della logistica. Ecco, questi sono i napoletani che pur di crescere e di misurarsi con il mondo sfidano anche realtà diverse. Ne abbiamo tanti in vari Paesi Africani, in Asia. Sono tanti napoletani che da Napoli partono per sfidare il mondo».
Però ci sono quelli, i più numerosi, che partono perché non riescono ad emergere.
«E in questo ci sono le carenze che si porta dietro una vecchia mentalità radicata anche nella nostra classe imprenditoriale. Purtroppo spesso, troppo spesso, non riusciamo a individuare i talenti. Siamo vecchi da questo punto di vista, siamo superati. Bisogna svegliarsi, avere rapporti più stretti con le università. Dobbiamo individuare i talenti e tenerceli stretti».
Che significa “tenerceli stretti”?
«Lo dico con assoluta franchezza, li dobbiamo pagare, motivare, fargli capire che possono raggiungere qualsiasi traguardo. Basta con le carriere costruite con l’anzianità. Chi vale va premiato e, soprattutto, ben pagato. Ci vuole capacità di impresa anche in questo: chi individua giovani con grandi potenzialità li deve mettere in carriera. Li deve accudire, accompagnare anche verso guadagni importanti. Chi col suo lavoro, con la sua intelligenza, fa crescere un’azienda, deve crescere con l’azienda».
È così nel Gruppo Grimaldi?
«Non da ora. Mio padre è stato uno scopritore di talenti. In azienda apriva veri e propri concorsi selettivi che avevano un unico tema centrale: che faresti per far crescere l’azienda? Ebbene, leggeva le risposte di tutti. E, così, ha trovato idee e progetti per nuovi investimenti».
Oggi ci sono le start-up in cui la Campania e il Sud emergono a livello nazionale…
«L’innovazione nei processi di selezione è fondamentale. Purtroppo è l’impresa che accusa ritardi e non sempre è pronta a riconoscere talenti. Sono certo, comunque, che le nuove generazioni che governeranno le nostre aziende, capiranno benissimo questi nuovi meccanismi. Chi fa crescere un’impresa va premiato anche se è il più giovane di tutti e anche se è l’ultimo arrivato. Il talento, la preparazione, la determinazione non si acquistano al supermercato. Chi le ha, ha studiato, si è impegnato, ha fatto sacrifici. Ebbene, sono sforzi che vanno premiati perché porteranno risultati».
A volte, però, mancano proprio le specificità nei settori dove poter esprimere le competenze.
«Su questo non sono d’accordo. Al Sud è in Campania in particolare ci sono tante aziende che sono delle vere e proprie eccellenze nello specifico settore di competenza. Si tratta di mettere in contatto le nostre università con queste aziende. Io credo che in nessuna regione d’Italia abbiamo una formazione così completa e di qualità come in Campania. Se questo è vero, ed è vero; se è anche vero che esportiamo produzioni di eccellenza nel mondo, allora si tratta solo di far dialogare i centri formativi con le aziende. E, lo ripeto, bisogna essere pronti a cogliere le opportunità, a mostrarle, a far capire ai talenti, come scrive il direttore Napoletano, che non sono più i tempi di Fujtevenne».