Miranda Priestly: com’è (non) cambiato il suo stile in Il diavolo veste Prada 2

Sono bastati pochi scatti rubati sul set per mandare in tilt i social: Meryl Streep è tornata nei panni di Miranda Priestly in Il diavolo veste Prada 2, e il suo primo look è già oggetto di analisi, commenti e—ovviamente— memificazione. Ma dietro a ogni dettaglio di stile si nasconde, ancora una volta, un intero universo narrativo. Perché Miranda non indossa solo moda: la incarna, la interpreta, la domina. Ogni sua scelta non è casuale.

Gli elementi del look in stile fashion Lady boss

Il primo dettaglio che cattura l’attenzione? Gli occhiali da sole diventano total black, così scuri da rendere impossibile coglierne lo sguardo. Un accessorio-simbolo che Miranda usa come un’estensione della propria volontà: basta un gesto per comunicare approvazione, perplessità o distacco. È la sua armatura visiva, e—come insegna il primo film—uno dei suoi strumenti di potere più raffinati.

Meryl Streep è Miranda Priestly in Il diavolo veste Prada

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Ma è l’intero look a far discutere. Miranda indossa una gonna di pelle color cioccolato al latte, in pendant con le sue inconfondibili décolleté tacco alto con plateau, le stesse (o quasi) viste nel 2006. A bilanciare il tutto, un trench leggero color cammello e, a sorpresa, una blusa color lavanda che spezza la neutralità della palette. Un tocco inaspettato, forse più “umano”, che suggerisce una nuova sfumatura del personaggio.

I social non hanno dubbi: Miranda ha aggiornato il suo stile, ma non lo ha tradito. Gli elementi fondanti restano intatti — occhiali, tacco alto, costruzione — ma tutto appare più fluido, più leggero. Dove prima c’erano cappotti strutturati e pellicce opulente (vera firma del suo guardaroba), ora immaginiamo capispalla più etici, sostenibili, coerenti con una nuova sensibilità. Non perché Miranda sia cambiata, ma perché è sempre al passo. E sa interpretare lo zeitgeist senza inseguirlo.

Un altro segnale di questa evoluzione arriva dalla scomparsa della maxi bag, quella che nel primo film piombava sulle scrivanie come un atto d’imperio. Oggi, al suo posto, una bottiglietta d’acqua rivestita di cristalli, quasi un oggetto feticcio. Più discreto, più personale. Forse un simbolo di controllo più interiore che esteriore.