Il feretro di Pippo Baudo è appena partito dal Teatro delle Vittorie di Roma per il suo ultimo viaggio, verso la sua Sicilia.
Uscito dal teatro, è stato accolto dal saluto di Polizia e Carabinieri e un applauso misto a urla dei fan come “Unico” e “Ciao Pippo”. Poi è stato messo su un carro funebre Maserati grigio chiaro. Nell’auto, insieme alla bara, anche tre cuscini di rose rosse (e una sola di colore blu) mandati dai figli e i nipoti.
Dunque, il carro è partito insieme ad altre due auto – una con la collaboratrice Dina e l’altra coi familiari. Prima di andare in Sicilia il veicolo passerà davanti all’ufficio di Baudo di via della Giuliana.
Per Giorgio Panariello, Pippo Baudo è “il santo patrono del varietà. Varietà che purtroppo sta un po’ scomparendo e che invece andrebbe rivalutato perché secondo me è una forma di spettacolo di cui abbiamo il copyright”. Lo ha detto arrivando insieme a Marco Masini alla camera ardente allestita al Teatro delle Vittorie, a Roma. “Spero che questa scomparsa possa aver acceso un faro sul varietà, che se ne sta andando piano piano”, ha aggiunto. Quanto agli eredi, quelli “sono tanti, lui stesso lo ha detto tante volte, però io per patriottismo direi Carlo Conti”.
Masini ha ricordato che senza Baudo “non sarebbe mai uscita ‘Vaffanculo’. È stato il primo a sdoganarla e quindi a darmi la possibilità di farla arrivare a tutti e per questo lo ringrazierò sempre. Un grande coraggio che forse oggi manca nelle canzoni”. “Sicuramente aveva capito che il tempo stava cambiando, sia da un punto di vista di evoluzione musicale stessa, sia da un punto di vista di mercato, di sistema e divulgazione – ha proseguito Masini -. Il passaggio dall’analogico al digitale l’aveva previsto. Questo vuol dire avere una visione a 360 gradi di quello che era il passato, di quello che è il presente e quello che sarà il futuro”.
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“Fino all’ultimo, era gennaio di quest’anno”, Baudo “ha saputo che avrei messo in scena, la serie su Livatino, il giudice, e mi ha telefonato, perché aveva saputo che Papa Francesco aveva voluto questo progetto e mi aveva incontrato”. Michele Placido ricorda così lo storico presentatore, entrando alla camera ardente allestita al Teatro delle Vittorie, a Roma. “Era curioso – ha aggiunto -, ed era felice che io fossi regista”. Di lui, l’attore ricorda pure “la tenerezza”.
“L’altro ieri guardavo quando lui, dopo il successo di Romanzo Criminale, il film, mi chiese di coprodurre – lui direttore artistico, io regista e interprete – Mastro Don Gesualdo di Verga, ci teneva molto a questo progetto”, ha aggiunto Placido.
Poco dopo di lui è arrivata Ambra Angiolini, molto commossa.
Ha ringraziato Baudo per averla “rimessa in carreggiata quando ne avevo bisogno. Era un uomo gentile che chiedeva sempre prima ‘come stai’. E questa credo che sia una bellissima cosa, non scontata”.
Nel frattempo sono entrati alla camera ardente anche il giornalista Salvo Sottile e l’attore Maurizio Mattioli.
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