Si parla con sempre più insistenza di rottamazione quinquies. La promessa accalorata arriva dalla Lega ed è stata ribadita dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, secondo il quale la definizione di una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali sarebbe una priorità.

Per il vicepremier non ci sarebbero problemi legati alla ricerca delle risorse necessarie per l’ok definitivo, perché, a suo dire, l’Italia starebbe andando a gonfie vele. Il nodo, però, riguarda i costi per lo Stato: si tratterebbe infatti della quinta rottamazione dal 2016 a oggi. E i precedenti non giocano a favore. Le quattro rottamazioni già varate hanno portato a incassi pari a 48,2 miliardi di euro, pari solo al 43,3% del dovuto. Le voci sulla quinquies sembrano però voler porre rimedio a queste voragini nei conti, introducendo requisiti più rigidi ed escludendo i cosiddetti “rottamatori seriali”.

Quanto pesa la rottamazione sulle casse dello Stato

Per Matteo Salvini, la situazione economica italiana favorirebbe operazioni più coraggiose, in cui è lecito “osare”. Come sempre la questione della rottamazione, nelle mani dei portavoce delle destre, è vista solo nella “chiave di liberazione di milioni di lavoratori italiani dalle cartelle esattoriali che nel frattempo si sono moltiplicate”, per usare proprio le parole di Salvini.

Ancora lo scorso inverno, la Lega aveva riproposto la rottamazione come un beneficio per le casse dello Stato, perché offre un’occasione facilitata di pagare e saldare gli arretrati con il Fisco.

Il problema però è un altro: i buchi della rottamazione che si creano per via di chi accede allo strumento, ma non conclude il pagamento del debito totale. Lo scorso marzo, con i dati forniti dalla commissione Finanze del Senato, il direttore dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia della Riscossione Vincenzo Carbone aveva descritto una situazione non così favorevole come ha lasciato invece intendere il vicepremier.

I buchi delle rottamazioni

Basta fare un salto indietro al 2016, anno dal quale le quattro rottamazioni delle cartelle hanno coinvolto circa 161,7 miliardi di euro di debiti. L’adesione ha portato a cancellare sanzioni e interessi fino a far scendere la somma a 111,2 miliardi di somme dovute, per uno sconto del 31,2%. Ma tra il momento in cui il contribuente decide di dire sì alla rottamazione e quello in cui paga completamente la cifra, c’è un oceano.

Lo aveva spiegato proprio Carbone, secondo il quale dopo il pagamento della prima rata sono moltissimi i contribuenti a tornare nell’ombra e a non completare i pagamenti. I tassi di adesione relativi allo scorso marzo (dati della commissione Finanze del Senato) permettevano di stimare un incasso di 48,2 miliardi, cioè del 43,3% del dovuto.

Restava il 56,7%, cioè 63 miliardi da recuperare attraverso gli strumenti ordinari. Carbone confermava che rispetto al debito totale iniziale, comprensivo di sanzioni, interessi e aggi, la flessione era di 113,5 miliardi, ovvero il 70,2%. Sono proprio questi dati a spiegare la freddezza di parte del governo e di chi detiene i conti dello Stato sulla rottamazione. I risultati infatti parlano di “falle multimiliardarie”.

È giusto dire però che la rottamazione quater è stata quella di maggior successo, capace di richiamare 3,05 milioni di contribuenti (il doppio della media delle occasioni precedenti) e di incassare a fine 2024 12,2 miliardi di euro, ma che si stima a fine corsa porteranno oltre il doppio degli incassi.

Rottamazione quinquies contro i recidivi

Arriva così la necessità di attuare da una parte la rottamazione, perché moltissimi sono i contribuenti che vi aderiscono e questi non sono soltanto debitori, ma anche elettori. Ma dall’altra emerge la necessità di frenare i cosiddetti “furbetti delle sanatorie”. Per questo allo studio sembra esserci proprio l’esclusione dei rottamatori seriali, cioè quelli che hanno aderito più volte ai condoni, ma senza portare a termine i versamenti.

In questo modo, le stime e i conti da fare sui costi dovrebbero essere più realistici e non lasciare quelle voragini nei dati conclusivi. Potrebbe essere questa la chiave vincente della rottamazione quinquies che la Lega porta al tavolo della nuova legge di Bilancio.