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Simona Lorenzetti
Il reato contestato dalla Procura di Ivrea è omicidio colposo. Cade l’omicidio volontario con dolo eventuale per Antonio Massa, il dipendente di Rfi che diede il via libera al cantiere lasciando che gli operai scendessero sui binari
Ventiquattro indagati, tra cui tre società: è l’epilogo giudiziario dell’inchiesta sulla strage di Brandizzo avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023 nella stazione del comune in provincia di Torino e costata la vita a cinque operai della Sigifer – Kevin Laganà, Giuseppe Saverio Lombardo, Michael Zanera, Giuseppe Aversa e Giuseppe Sorvillo – travolti da un treno che transitava a 160 chilometri l’ora.
Due anni di indagini
Dopo due anni la Procura di Ivrea, coordinata dal procuratore capo Gabriella Viglione, ha notificato l’avviso di chiusura indagine. Il reato contestato, declinato in base alle singole posizioni, è omicidio colposo. Cade quindi l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale per Antonio Massa (difeso dagli avvocati Antonio Maria Borrello e Maria Grazia Cavallo), il dipendente di Rfi che diede il via libera al cantiere lasciando che gli operai scendessero sui binari, dove sono stati poi travolti. Tra i 24 indagati c’è anche Gianpiero Strisciuglio, ex ad di Rfi. Le società indagate sono Rfi, Sigifer di Borgo Vercelli e Clf di Bologna (difese dagli avvocati Alberto De Sanctis e Luigi Chiappero).
Una catena di omissioni e negligenze
Dall’avviso di chiusura delle indagini preliminari emerge con chiarezza che la morte degli operai è conseguenza di una catena di omissioni e negligenze che riguardano l’intera filiera degli appalti che si cela dietro all’intervento di manutenzione affidato agli operai della Sigifer. In particolare, la decisione dei magistrati di contestare il reato di omicidio in cooperazione colposo, e non più l’omicidio con dolo eventuale, è indicativo del fatto che quanto è avvenuto a Brandizzo, cioè l’inizio dei lavori sui binari prima dell’interruzione del traffico ferroviario, non sarebbe un caso isolato frutto della valutazione errata del caposquadra di Rfi Antonio Massa, ma una sorta di «prassi» consolidata negli interventi sulla rete ferroviaria. In particolare, a Rfi – chiamata in causa in base alle norme della 231 – è rimproverata una responsabilità amministrativa.
Lavori eseguiti «in assenza di interruzione della circolazione»
Nel dettaglio: pur avendo adottato un modello organizzativo e di gestione, l’ente non lo avrebbe «efficacemente attuato risultando lo stesso privo di concreta capacità operativa». Lo si ricava – secondo i magistrati – dal fatto che l’organismo di vigilanza non avrebbe svolto effettivamente il proprio lavoro di controllo, «limitandosi – si legge- ad insignificanti prese d’atto, mostrando sostanziale disinteresse all’adozione delle misure correttive/integrative/ migliorative urgenti volti a prevenire» episodi come quello avvenuto a Brandizzo. Inoltre, «consentendo prassi diffuse quali quella di effettuare lavori di manutenzione sulla tratta ferroviaria in violazione dei protocolli interni, con tempi d’interruzione della circolazione per l’effettuazione dei lavori ben inferiori rispetto ai tempi effettivamente dettati dalle procedure, ovvero addirittura eseguiti in assenza di interruzione della circolazione».
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24 luglio 2025 ( modifica il 24 luglio 2025 | 15:22)
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