Una nave che trasporta 1.200 tonnellate di generi alimentari destinate alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza sta per attraccare nel porto israeliano di Ashdod. La nave, battente bandiera panamense, trasporta 52 container contenenti pasta, riso, prodotti per l’infanzia e prodotti in scatola. Più di metà del cibo è stato donato dal governo degli Emirati Arabi Uniti tramite il cosiddetto Fondo Amalthea, istituito lo scorso anno per contribuire agli aiuti via mare. Il resto proviene dal governo maltese e da organizzazioni umanitarie italiane, maltesi e kuwaitiane.

Una volta scaricati ad Ashdod, i container saranno portati nella Striscia con dei camion, e il cibo sarà distribuito dagli operatori dell’ONU e di World Central Kitchen, una ONG attiva nella Striscia di Gaza.

I funzionari doganali di Israele hanno già ispezionato la nave al porto cipriota di Limassol, da dove è partita lunedì. Una volta arrivata quindi il suo carico non dovrebbe essere sottoposto a ulteriori controlli, che spesso bloccano molto a lungo gli aiuti destinati alla Striscia di Gaza. È la prima operazione che si svolge secondo queste modalità da luglio del 2024, quando venne dismesso il molo galleggiante costruito dagli Stati Uniti a Gaza.

Il carico della nave è una frazione minima del cibo necessario per la popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è disastrosa fin dall’inizio dell’invasione israeliana. La carenza di cibo è causata da Israele che dapprima ha bloccato ogni ingresso di alimenti e beni di prima necessità per quasi tre mesi fra marzo e maggio e che poi ha affidato la distribuzione quasi esclusivamente alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), che lo ha fatto in modo limitato e inefficiente ponendo le condizioni per una serie continua di stragi di palestinesi. Le condizioni di malnutrizione della popolazione sono confermate in maniera unanime da varie agenzie internazionali, e le autorità della Striscia, controllate da Hamas, hanno detto che oltre 200 persone sono morte di fame.

– Leggi anche: La campagna del governo israeliano per negare la fame a Gaza