Condividi
Tutto deve cambiare, affinché nulla cambi realmente. A “Domenica In” sembra abbiano seguito alla perfezione il motto del “Gattopardo” per una trasmissione che per sette stagioni è sempre stata uguale a se stessa e che, c’è da starne certi, non muterà lo spartito nemmeno nella prossima.
Una “Domenica In” che dal 2018-2019 è assolutamente Venier-centrica. Un sistema solare che però non prevede la presenza di pianeti. C’è solo e soltanto questa grande stella lucente che splende e che intende continuare a farlo.
Se occorresse descrivere gli anni recenti del contenitore domenicale, l’operazione non sarebbe troppo complessa. Due sgabelli (o poltrone) posti uno di fronte all’altro, lunghe interviste e a lato un’orchestra, più di disturbo che di supporto. Con un’unica eccezione, obbligata, verificatasi durante l’emergenza covid, quando a imporsi fu un tavolo al centro della scena, con la provvisoria sparizione del pubblico in studio.
Insomma, una tv seduta. Fisicamente e metaforicamente. Priva di guizzi, di scatti in avanti, di innovazione e curiosità. Eppure, ogni estate ci viene promesso che l’edizione in partenza sarà differente. A partire dal timoniere.
Il rituale dell’abbandono annunciato e poi smentito
Quello dell’abbandono della Venier – annunciato e puntualmente smentito – è ormai diventato un rituale inevitabile. I pretesti per giustificare i ripensamenti spuntano come funghi. Una volta si resta perché cade il trentennale dal proprio esordio, un’altra volta perché si punta a superare il record di Baudo, un’altra volta ancora perché si celebrerà il 50esimo anniversario della trasmissione. E così via.
Poi ci sono le ‘condizioni’. Nel senso del “rimango, a patto che si modifichi qualcosa”. Ed è qui che subentra l’altro refrain, ovvero quello della guida corale.
“Sento il desiderio di non essere più sola, mi piacerebbe dare spazio e possibilità ad altri”, dichiarava la Venier al ‘Messaggero’ nel giugno del 2024. “Spero di trovare le persone giuste. Mi piace molto un’attrice comica come Barbara Foria, anche perché sto pensando di coinvolgere solo donne. Vedremo”. Abbiamo visto e constatato che né “gli altri” né la Foria hanno timbrato il cartellino.
Chiusa la stagione, lo scorso maggio, la Venier al ‘Corriere’ aveva ribadito: “Stiamo cercando di fare una ‘Domenica In’ diversa, non io da sola. Sarà una trasmissione corale, con una bella squadra, così che io sia anche un po’ alleggerita di tutto. Questo è quello che mi ha proposto la Rai e io sono totalmente d’accordo”.
Pareva la volta buona, tanto che i giornali avevano persino tirato fuori i nomi dei possibili partner. Si cominciò con Nek – scartato dopo qualche settimana – fino ad arrivare a Gabriele Corsi che, al contrario, era stato ufficializzato alla Presentazione dei Palinsesti. Un progetto, tuttavia, rimasto su carta e sconfessato dalla stessa Rai il 22 luglio: “La decisione è stata presa, di comune accordo, a seguito di alcune valutazioni che hanno reso ‘Domenica In’ incompatibile con altri progetti dell’artista”.
Le novità dalla vita breve
Cast a parte, l’altra illusione riguarda le cosiddette novità. Promesse, varate e rigorosamente accantonate dopo 2-3 puntate. Quindi ecco i giochi con Orietta Berti dei primissimi tempi, la rubrica ispirata al “Musichiere” affidata nel 2021 a Pierpaolo Pretelli e rapidamente sparita dai radar (come Petrelli stesso) e le telefonate da casa che l’anno passato non varcarono il mese di ottobre. “Ci sarà il gioco, l’intrattenimento – assicurò la padrona di casa in conferenza stampa – torneranno le telefonate e sarà bello parlare di nuovo con la gente. E’ quello che mi diverte di più”. Infatti.
L’ultima illusione riguarda infine l’idea di una “Domenica In” in movimento e fuori dalla Dear, avanzata per la prima volta per il 2023-2024 e avvalorata per il 2024-2025. “Perché no – ribatté la Venier al giornalista Niccolò Fabbri, che le chiese conto della voce circolata a più riprese – una ‘Domenica In’ itinerante è quello che manca. Mi piacerebbe molto. Costa un po’, ma facciamolo. Dovevamo fare una puntata in Umbria e avevamo parlato con l’Emilia Romagna”. Inutile raccontare come sia andata a finire.
La morale della favola è dunque quella dell’inizio: la conferma di un programma che non subirà alcuna variazione. Un contenitore sostanzialmente perfetto se solo vivessimo come Bill Murray in “Ricomincio da capo”. Tra un Al Bano, una Romina Power e un Jerry Calà invitati per la trecentesima volta, la domenica sarà il nostro personale giorno della marmotta.