Terminata la prima era d’oro della Red Bull con Sebastian Vettel dal 2010 al 2013, la seconda si è concretizzata con i successi a ripetizione di Max Verstappen, anche lui sul tetto del mondo per quattro volte consecutive dal 2021 al 2024. Un periodo da un lato inarrestabile per il team di Milton Keynes, ma che dall’altro ha dovuto fare i conti con le difficoltà patite da tutti i compagni di squadra dell’olandese, mai a livello del #1 e successivamente licenziati dopo i risultati ben al di sotto delle aspettative.

Lo stile di guida

Tra questi, nel 2019, vi è stato Alex Albon, che ha ribadito quanto le monoposto della Red Bull fossero progettate per adattarsi allo stile di guida di Verstappen: “È un livello di immediatezza completamente diverso. È incredibilmente sensibile. Per dare una spiegazione di cosa potrebbe significare, se si aumenta la sensibilità al massimo in un videogioco e si muove il mouse, questo sfreccia sullo schermo ovunque, ed è più o meno così che ci si sente. Diventa così sensibile che ti mette un po’ in tensione”.

Una teoria smentita in primis dal Direttore Tecnico della Red Bull, Pierre Wache, il quale ha sostenuto lo scorso anno che l’obiettivo principale e unico della squadra sia quello di realizzare una monoposto veloce: “Non è nostra intenzione sviluppare specificamente per Max, ma come pilota può gestire un bilanciamento meno connesso. Per realizzare una vettura veloce, per definizione si va in questa direzione. C’è ancora la possibilità di creare una vettura sottosterzante, ma sarebbe più lenta. Il nostro compito è allontanarci da questo e poi usare l’assetto per renderla più veloce”.

Adattarsi alla vettura

Lo stesso Verstappen, in relazione alla sua RB21, ha sottolineato che l’attuale monoposto non è la vettura che desidera, ma riesce comunque ad adattarsi alle caratteristiche meglio dei suoi compagni di squadra: “Mi adatto a quello che ho. Non è quello che mi piace, è semplicemente quello che ho – ha spiegato in un’intervista al canale YouTube Ford Performance – devo cercare di guidare in quella direzione perché è il modo più veloce per percorrere la pista, ma non è quello che personalmente vorrei. Vorrei componenti diversi sulla macchina. Sono contento delle mie prestazioni, ma non lo faccio per mostrare alla gente di cosa sono capace. Lo faccio perché voglio essere il migliore con me stesso. In questo senso sono piuttosto perfezionista, non è mai abbastanza e se posso scendere dall’auto e dirmi ‘questo è abbastanza buono’, non è mai abbastanza buono”.