L’ultima volta che avevo recensito un album dei SVNTH, ovvero la loro precedente uscita Spring in Blue, avevo lodato il fatto che il gruppo italiano avesse abbandonato almeno in parte gli stilemi del blackgaze (tesi) per dedicarsi a un black metal forse più canonico, sicuramente più atmosferico (antitesi). Non perché il black metal atmosferico sia intrinsecamente superiore al blackgaze, ovviamente, ma perché sembrava che la band all’epoca non fosse ancora in grado di padroneggiarlo in una maniera che non li rendesse dei semplici epigoni dei soliti nomi – Alcest in primis.

Il riferimento a Sunbather nel titolo non è per niente casuale poiché, oltre a un’estetica che di primo acchito (ma non solo) si allontana di molto da quella più tipica del black metal, il gruppo italiano ripassa anche stilisticamente per il blackgaze – anche se forse questa volta più per tramite dei Deafheaven, per l’appunto, che per il gruppo di Neige. Difatti, la copertina rosa di questo Pink Noise Youth e l’immaginario maggiormente post-industriale non possono non richiamare alla mente l’album più chiacchierato della band californiana – di cui anch’io mi considero un estimatore pur con un giudizio più morigerato e sensato sulla sua portata innovativa, esagerata dai sostenitori più estremi del gruppo. Qui, insomma, non c’è spazio per le fatine e le esperienze extracorporee; ci troverete solo malinconia e sentimenti totalmente terreni. 

Gli accostamenti stilistici del nuovo album dei SVNTH riescono inoltre a essere interessanti e peculiari, pur non inventando nulla di nuovo – d’altronde, in quanti possono dire di farlo veramente? Personalmente ci ho trovato qualche passaggio (qua e là ma in particolare nelle tracce Inhale, Winter Blues e Nairobi Lullaby) che forse possiamo interpretare come derivante dai divertissement acustici e mistici di Rodolfo Ciuffo, bassista e deus ex machina del gruppo che difatti in Pink Noise Youth si cimenta anche con il sitar – faccio riferimento nello specifico a un paio di suoi album solisti, Music for Meditation and Soundscapes for Tension Releasing e Antarabhava​ – ​Spiritual Stages Between Death and Rebirth. Nelle tracce più progressive e in un po’ di death metal che compare qua e là sembra di sentire anche in parte le ultime esperienze dei Bedsore, con cui i SVNTH hanno condiviso qualche membro. Compaiono infine anche i migliori Lantlôs e Les Discrets, peraltro citati nel testo della traccia Cinnamon Moon. Gli Alcest compaiono quasi solamente in Perfume, singolone estratto dall’album con tanto di video prodotto ad hoc.

Ebbene, se non si fosse capito Pink Noise Youth è la sintesi: riavvolge il nastro, recupera tutto il blackgaze che era stato lasciato per strada, lo rielabora, lo migliora e supera in qualità Spring in Blue e tutto quanto pubblicato finora dai SVNTH – e forse se la gioca persino con Lonely People With Power. (Edoardo)