di
Giuseppe Sarcina

Dopo il vertice di Washington, le diplomazie sono al lavoro sui temi più controversi: formato dei prossimi incontri, territori occupati, garanzie di sicurezza, armi e i bambini rapiti.

Il vertice corale di Washington tra Volodymyr Zelensky, Donald Trump e sette leader europei ha delineato il percorso di un possibile negoziato con Vladimir Putin. Ora le diplomazie sono al lavoro su almeno cinque punti.

Primo: la sequenza dei prossimi vertici

Trump sembra aver convinto Putin a incontrare prima Zelensky. Subito dopo ci sarebbe il summit trilaterale, con l’aggiunta dello stesso presidente americano. Il leader della Casa Bianca vorrebbe completare i due passaggi entro la fine di agosto. Si sta già ragionando su quale sia la sede più opportuna per gli incontri. Il bilaterale Zelensky-Putin potrebbe tenersi a Ginevra, in Svizzera, come proposto dal presidente francese Emmanuel Macron. 



















































Va, però, superato il problema del mandato di cattura a carico di Putin, emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aja. Anche la Svizzera riconosce l’autorità di questo Tribunale. Ma il ministro degli Esteri elvetico, Ignazio Cassis, ha fatto sapere che è già allo studio un piano per garantire l’immunità al presidente russo. Sul piano legale sarebbe possibile invocare un’eccezione, poiché Putin andrebbe in Svizzera per colloqui di pace. 

Secondo: i territori occupati

Il bilaterale tra Putin e Zelensky potrebbe partire dal tema più complicato: la cessione di territori ucraini alla Russia. Zelensky ha scorporato il problema dagli incontri di ieri, lunedì 18 agosto a Washington, per confrontarsi direttamente con Putin. Il Cremlino pretende il controllo integrale delle regioni parzialmente occupate con la forza: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson, oltre al riconoscimento formale dell’annessione della Crimea, avvenuta nel 2014. Zelensky ha aperto alla possibilità di trattare partendo dall’attuale linea del fronte. Gli ucraini resistono in una parte del distretto di Donetsk, una delle aree più fortificate dell’intero Paese.

Le cittadine di Sloviansk e di Kramatorsk fin dal 2014 sono i bastioni della difesa ucraina. Cederle ai russi innescherebbe non solo una questione costituzionale e politica molto seria per Zelensky, ma scardinerebbe il cordone protettivo che l’armata putiniana ha cercato invano di sfondare negli ultimi tre anni e mezzo. Su questo punto, sembra davvero difficile trovare un compromesso, senza che Putin o Zelensky rinuncino alle posizioni di partenza.

Terzo: le garanzie di sicurezza.

L’altro elemento dell’equazione per la pace è rappresentato dalla formazione di un deterrente militare per evitare che in futuro la Russia torni ad attaccare l’Ucraina. A Washington è emersa una novità importante: Trump si è detto disponibile a contribuire alla protezione del territorio ucraino. Ora si tratta di capire con quali meccanismi. 

Al momento ci sono due ipotesi allo studio. Prende sempre più quota la proposta italiana di adottare un dispositivo simile all’articolo 5 del Trattato Nato: tutti gli alleati corrono in soccorso di un partner aggredito. Poi c’è l’idea suggerita da Macron: non basta un impegno verbale, occorre schierare sul campo una forza militare consistente. Il presidente francese e il premier britannico Keir Starmer da tempo spingono per inviare un contingente europeo. L’Italia è contraria. 

Ma, soprattutto, bisogna capire quale sia l’atteggiamento di Putin. Per mesi il numero uno del Cremlino ha sempre rifiutato la presenza di soldati europei o riconducibili alla Nato. Ora sembra che abbia ammorbidito la sua posizione. È un passaggio chiave che sarà verificato nell’eventuale bilaterale Putin-Zelensky. In parallelo gli europei stanno lavorando per arrivare a una sintesi tra la prospettiva di un «simil articolo 5» e l’ invio di militari in Ucraina. Secondo alcune fonti, una cosa non escluderebbe l’altra.

Quarto: le armi per l’Ucraina

Trump ha spiegato, non per la prima volta in verità, che gli Usa continueranno a fornire armi a Zelensky, ma solo a pagamento. Il leader ucraino ha confermato che sono già stati attivati i piani per comprare ordigni americani. In particolare le batterie di missili Patriot, fondamentali per la difesa aerea. È un processo iniziato a Roma, all’inizio di luglio, a margine della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina

Trump ha detto che le armi vengono vendute ai Paesi Nato e da questi passano all’Ucraina. La spesa, dunque, sarà a carico di alcuni Stati europei, tra i quali Germania e Norvegia. Il Financial Times ha scritto che l’Ucraina e gli europei avrebbero concordato un piano di forniture da 100 miliardi di dollari. Zelensky ha aggiunto che anche l’Ucraina troverà i soldi per acquistare in autonomia altre armi. 

Infine è pronto un accordo con le industrie americane che produrrebbero in Ucraina, in joint venture con società locali, droni per un valore di 50 miliardi di dollari. 

Quinto: i bambini scomparsi

Russi e ucraini sembrano vicini ad accordarsi sullo scambio dei soldati prigionieri. Più difficile trovare un’intesa sulla restituzione dei bambini ucraini, rapiti e deportati dai soldati russi. È un tema che sta acquisendo sempre più peso politico. La First lady Melania Trump ha inviato una lettera a Putin, chiedendo di liberare i bambini. Zelensky ha citato più volte questo messaggio nel suo incontro con Trump. E il presidente americano ora sta appoggiando la campagna avviata dalla moglie e ripresa in Europa dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Putin potrebbe trovarsi in difficoltà. 

19 agosto 2025 ( modifica il 19 agosto 2025 | 17:00)