E’ un anno importante per il Velo Club Mendrisio. Delicato. A inizio giugno è venuto a mancare Alfredo Maranesi, vera anima del team sin dalla sua rifondazione nel 1971. Anche se per l’età aveva già lasciato da tempo la presidenza era rimasto vicino al team, sempre prodigo di consigli, sempre a disposizione. Ed è fatale che ogni risultato ottenuto dai ragazzi del team elvetico abbia un pensiero rivolto a lui.
Alfredo Maranesi, storico tecnico e dirigente del Vc Mendrisio, scomparso lo scorso giugno
Alfredo Maranesi, storico tecnico e dirigente del Vc Mendrisio, scomparso lo scorso giugno
Lo stesso diesse Davide Botta, gettato nella mischia giovanissimo a farsi le ossa, accompagnato dalla fiducia del grande Alfredo, tiene che tutto il racconto di questa annata piena di gioie e dolori sia sempre con sullo sfondo la figura del suo mentore, al quale è rimasto profondamente legato. La squadra juniores, certamente un Davide di fronte a tanti Golia nelle occasioni internazionali, si sta disimpegnando bene e la vittoria di Nicola Zumsteg a Monte Cengio è stata la perla di una collezione di risultati comunque importante.
«Quella è stata una bella vittoria – sentenzia Botta – ma altri buoni risultati li ha fatti Nicholas Travella quarto alla Coppa della Pace, che comunque è una corsa internazionale, e secondo in una tappa al Tour de Bousolet in Francia. E’ chiaro che vincere sul Monte Cengio ha un certo peso, in particolare per uno scalatore come Zumsteg capace di battere gente come Cretti, un autentico specialista, perché parliamo di un ragazzo al primo anno. E’ stata una sorpresa un po’ per tutti».
Il diesse Davide Botta insieme a Zumsteg. Pur molto giovane, Botta si sta dimostrando abile nella sua gestione
Il diesse Davide Botta insieme a Zumsteg. Pur molto giovane, Botta si sta dimostrando abile nella sua gestione
La vostra è una squadra con una doppia anima, italiana e svizzera. Rispetto agli scorsi anni la componente elvetica è predominante o c’è sempre un equilibrio?
Le regole nazionali svizzere ci impongono di avere in formazione il 50 per cento più uno di atleti nazionali. Quindi noi quest’anno abbiamo 13 corridori, sono 7 svizzeri e 6 italiani. Io sono al quarto anno da direttore sportivo, più o meno è sempre stato così. La differenza è che i corridori di casa solitamente finiscono in Tudor, anche se c’è un’altra squadra di club molto forte e ben organizzata in Svizzera. In Ticino ci sono pochi corridori nelle categorie giovanili, quelli degli altri cantoni hanno squadre loro. Quest’anno ho avuto la fortuna di riuscire a prendere in squadra questo Zumsteg, ma poi ho anche un buon gruppo di corridori che fan parte della nazionale di pista come Poot e Buhlmann, il primo è stato bronzo col quartetto agli europei. Quindi abbiamo in squadra dei buoni corridori, soprattutto quest’anno dei buoni corridori svizzeri.
Il Velo Club Mendrisio, composto quasi equamente da corridori svizzeri e italiani
Il Velo Club Mendrisio, composto quasi equamente da corridori svizzeri e italiani
Sottolineavi come i ragazzi locali hanno un naturale approdo nella Tudor. E’ una differenza, anche di prospettive, fra i due gruppi e secondo te questo penalizza i nostri?
Noi come Mendrisio siamo una piccolissima formazione sia per struttura sia per budget, neanche paragonabile anche a tante realtà italiane. E’ chiaro che in Svizzera, a parte che c’è un bacino di corridori più limitato rispetto all’Italia, ci sono anche molti meno team. Quindi è un po’ più facile magari trovare il corridore buono in casa e più difficile andare a pescare il corridore italiano veramente forte, perché avrà trovato casa in team più strutturati. Quest’anno posso dire però che avere un corridore come Travella la reputo una fortuna.
Perché una fortuna?
Quando ci parlavo lo scorso anno non mi capacitavo di come fosse possibile che un corridore con quei risultati e soprattutto con quell’atteggiamento, quella maturità fosse rimasto fuori dai giochi. Come detto, una fortuna per noi… Infatti sia lui che Zumsteg il prossimo anno saranno alla Biesse Carrera.
La vittoria di Zumsteg alla Zané-Monte Cengio. L’elvetico è il prototipo del corridore-lavoratore (Photors)
La vittoria di Zumsteg alla Zané-Monte Cengio. L’elvetico è il prototipo del corridore-lavoratore (Photors)
Trovi una differenza anche di mentalità fra elvetici e italiani?
Diciamo che di base il sistema scolastico svizzero è molto diverso rispetto a quello italiano. Zumsteg ad esempio ha vinto la Zané-Monte Cengio facendo il percorso professionale: in Svizzera il ragazzo deve avere un contratto di lavoro con una ditta, quindi va a lavorare e allo stesso tempo c’è una formazione scolastica. Lui ha scelto la formazione professionale da muratore. Lavorava in cantiere 40 ore alla settimana portando avanti l’attività da ciclista la sera dopo il lavoro. Ha fatto la maturità a metà maggio, poi ha potuto iniziare a fare un po’ di più la vita da corridore, è andato ad allenarsi quasi un mese in altura, è tornato per i campionati nazionali svizzeri e al ritorno si vedeva già che era un corridore diverso.
E gli italiani?
La mentalità è un po’ diversa, perché il cammino verso la maturità è un po’ più semplice. In sintesi, in Svizzera la maggior parte dei corridori (a meno che non trovi un contratto da professionista) finita la scuola difficilmente si dedicano solo al ciclismo, portano avanti attività lavorative almeno al 50 per cento. In Italia è un po’ più difficile trovare il ciclista che lavora…
Nicholas Travella secondo in Francia. A soli 19 anni si è già fatto valere con una vittoria e 6 top 10 (foto Berjot)
Nicholas Travella secondo in Francia. A soli 19 anni si è già fatto valere con una vittoria e 6 top 10 (foto Berjot)
Prossimi appuntamenti ai quali tenete particolarmente?
Già Travella ha chiuso nella top 10 a Capodarco, poi ci aspettiamo molto domani dalla Milano-Rapallo, intanto mi è giunta notizia che Zumsteg è stato selezionato dalla nazionale svizzera per andare a fare il Tour de l’Avenir, poi Carnago, Freccia dei Vini, quindi un calendario molto intenso e spero che i ragazzi riescano a mettersi in mostra anche in queste corse.
Continuerete con questa divisione comunque tra italiani e svizzeri?
Per la Federazione Svizzera è importante che noi cerchiamo di dare spazio ai corridori elvetici, per fortuna molti svizzeri sono attratti dal mio club. Correremo tanto in Italia, perché il calendario italiano propone delle ottime corse, veramente valide. In Svizzera ci sono in un anno forse 10 corse di livello nazionale, non c’è confronto. Noi siamo una squadra piccolina, non abbiamo una sede di ritiro. Per questo i corridori italiani presi in considerazione sono quelli della zona di Como e Varese, geograficamente vicini.