Mentre in Egitto proseguono i negoziati dopo il sì di Hamas al nuovo piano per il cessate il fuoco a Gaza, continuano i raid dell’Idf: dall’alba di oggi, sono almeno 60 i civili uccisi nei bombardamenti, 343 le persone ferite. Tra le vittime, 31 cercavano aiuti umanitari. Il conto complessivo dei morti degli attacchi israeliani è salito a 62.064 dal 7 ottobre 2023, con 156.573 feriti. In questo panorama di distruzione, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso che era tornato il momento di accusare il presidente francese Emmanuel Macron di essere “antisemita“, per la sua decisione di riconoscere uno Stato palestinese: “Il vostro appello getta benzina sul fuoco antisemita – scrive Netanyahu in una lettera -. Non è diplomazia, è appeasement. Premia il terrore di Hamas, rafforza il rifiuto di Hamas di liberare gli ostaggi, incoraggia coloro che minacciano gli ebrei francesi e alimenta l’odio per gli ebrei che ora infesta le vostre strade”.
Il nuovo accordo – Oggi il leader di Hamas Taher al Nunu, in un comunicato, specifica come il nuovo accordo includa “garanzie da parte degli Stati Uniti, le quali sono state accettate”. “Speriamo che questa proposta porti alla fine della guerra – ha aggiunto al Nunu – ad una maggiore protezione dei civili a Gaza”. Il capo dell’organizzazione islamista ha rivendicato di aver “anteposto l’interesse nazionale”, precisando come l’attuazione della proposta avverrà “una volta ricevuto il via libera dall’altra parte”. Dal Cairo, un alto funzionario del servizio di informazione egiziano ha confermato che il documento “è già nelle mani di Israele” e ha aggiunto: “La palle è ora nel campo di Tel Aviv”. Secondo il Qatar, mediatore del conflitto, il piano ne ricalca uno già approvato in passato da Israele: Hamas ha dato “una risposta molto positiva, riprendendo quasi integralmente” un piano “precedentemente accettato da Israele” su una tregua a Gaza con la liberazione degli ostaggi, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Doha, Majed Al-Ansari. Israele sta studiando la proposta dei mediatori arabi, riferisce il Times of Israel. Una risposta è attesa nei prossimi due giorni, ha dichiarato una fonte palestinese vicina ai colloqui.
Ma Israele insiste: “Chiediamo il rilascio di tutti gli ostaggi” – Tel Aviv insiste nella richiesta del rilascio di tutti gli ostaggi di Gaza. Lo ha riferito una fonte del governo. “La politica di Israele è coerente e non è cambiata. Israele chiede il rilascio” di tutti gli ostaggi “in conformità con i principi stabiliti dal governo per porre fine alla guerra”, ha affermato la fonte quando le è stato chiesto della nuova proposta dei mediatori per una tregua a Gaza. “Siamo nella fase decisiva finale contro Hamas e non lasceremo indietro nessun ostaggio”, ha aggiunto la fonte.
Le proteste dei familiari degli ostaggi – A Tel Aviv intanto proseguono le proteste di attivisti e familiari degli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza. I manifestanti hanno bloccato per breve tempo un tratto della Ayalon Highway, in direzione sud. Ribadiscono la richiesta di un accordo per il rilascio dei prigionieri e contestano il piano di Netanyahu – accettato dalle Idf – di occupare Gaza city. “La conquista di Gaza equivale a sacrificare gli ostaggi e i soldati”, è stato lo slogan della protesta. Secondo il quotidiano progressista Haaretz, agenti di Polizia hanno interrotto l’iniziativa e “minacciato” di multare sette attivisti e un fotografo della testata per violazioni del codice della strada.
Gli aiuti Onu verso il porto israeliano – Mentre si consuma il disastro umanitario nella Striscia, una nave carica di 1.200 tonnellate di generi alimentari destinati ai gazawi si sta avvicinando al porto israeliano di Ashdod, per una missione umanitaria sotto l’egida dell’Onu. L’imbarcazione trasporta aiuti alimentari come pasta, riso, alimenti per neonati e prodotti in scatola. I funzionari doganali israeliani hanno controllato gli aiuti nel porto cipriota di Limassol, da dove la nave è salpata ieri. Circa 700 tonnellate di aiuti provengono da Cipro, acquistati con fondi donati dagli Emirati Arabi Uniti. Il resto proviene dall’Italia, dal governo maltese, da un ordine religioso cattolico di Malta e dall’organizzazione non governativa kuwaitiana Al Salam Association. I beni saranno trasportati nella Striscia da funzionari delle Nazioni unite, verso i magazzini e le mense gestite dall’organizzazione umanitaria internazionale World Central Kitchen.
Nel 2024 sono stati uccisi 383 operatori umanitari nei punti caldi del mondo, quasi la metà dei quali a Gaza durante la guerra tra Israele e Hamas. Lo ha riferito l’ufficio umanitario delle Nazioni Unite in occasione della giornata annuale dedicata alle migliaia di persone che intervengono nelle crisi per aiutare gli altri. Il numero di omicidi è aumentato da 293 nel 2023 a 383 nel 2024, di cui oltre 180 a Gaza.
Il ministro israeliano negli Emirati Arabi – Il ministro israeliano per gli Affari strategici, Ron Dermer, di recente si è recato negli Emirati Arabi Uniti alla guida di una delegazione di alto livello. Lo ha rivelato la rete israeliana Kan, come riporta stamani il Times of Israel. La missione aveva in agenda Gaza, ma anche questioni diplomatiche e in materia di sicurezza. No comment alle indiscrezioni dall’ufficio di Dermer. Nel 2020 gli Emirati furono tra i Paesi protagonisti degli Accordi di Abramo.