I cinque giorni del recente Giro Ciclistico della Valle d’Aosta non sono stati semplici, per nessuno. La scomparsa di Samuele Privitera, avvenuta a seguito di una caduta durante la prima tappa, ha messo tutti i presenti davanti alla morte. Un qualcosa di crudo per il quale non si è mai abbastanza pronti, soprattutto quando si è giovani e davanti si hanno tanti sogni e una vita intera da affrontare. Samuele Privitera non ci sarà più in gruppo: pensare e realizzare tutto questo non è un passaggio semplice. Un compagno di squadra, un avversario, un amico, o più semplicemente un membro della famiglia del ciclismo che smette di pedalare accanto agli altri e che lo fa nel modo peggiore possibile.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Manuella Crini, psicologa cui ci siamo spesso rivolti per indagare le profondità della mente, di aiutarci a capire cosa abbia rappresentato per questi giovani ciclisti un momento così duro e quali sentimenti ed emozioni si creino nel lutto.
Il Giro della Valle d’Aosta è sprofondato nel dolore dopo la notizia della morte di Samuele Privitera
Il Giro della Valle d’Aosta è sprofondato nel dolore dopo la notizia della morte di Samuele Privitera
Come ci si rapporta a una perdita così?
Parliamo di ragazzi con età compresa tra i 18 e i 22 anni che probabilmente non hanno mai toccato con mano la morte, soprattutto di un coetaneo. Il lutto è caratterizzato da una serie di fasi che sono comuni per tutti, alle quali ognuno reagisce in maniera diversa.
Cerchiamo di rompere il ghiaccio con un esempio concreto: chi scrive era presente in corsa, la prima reazione è stata scrivere un messaggio a Privitera…
E’ normale, fa parte dello sconcerto, che è la prima fase alla quale andiamo incontro. Il cervello ha immagazzinato una serie di immagini che fatichiamo a cancellare, non sarete stati gli unici a mandare un messaggio per sincerarvi delle sue condizioni. A primo impatto si fatica a credere che sia successa una cosa del genere.
Poi cosa arriva?
Disperazione, rabbia e alla fine c’è l’accettazione. Non sono sentimenti che si affrontano tutti insieme, ma uno per volta. Quando si è adulti queste fasi appena elencate arrivano con ordine, mentre in giovane età si possono mischiare. Stiamo parlando di under 23, quindi di per sé ragazzi molto giovani. Tuttavia sono degli atleti, quindi mentalmente hanno una maturità diversa rispetto ai loro coetanei.
La cancellazione della seconda tappa è stata una scelta corretta, che ha permesso al gruppo di iniziare a fare i conti con la realtà
La mattina della ripartenza regnava il silenzio, ogni corridore ha scavato dentro di sé
La cancellazione della seconda tappa è stata una scelta corretta, che ha permesso al gruppo di iniziare a fare i conti con la realtà
La mattina della ripartenza regnava il silenzio, ogni corridore ha scavato dentro di sé
L’organizzazione, nella tarda serata del giorno dell’incidente, ha comunicato che la tappa successiva non si sarebbe disputata.
Una decisione corretta. In quelle ore ogni ragazzo ha potuto sviscerare le proprie emozioni. Chi era arrabbiato, chi sotto shock, altri magari sembravano anestetizzati. Non c’è giusto o sbagliato, solo un pacchettino di dolore che ognuno custodisce come crede.
Le squadre hanno detto di aver passato quella giornata senza corsa con l’obiettivo di restare tutti insieme…
E’ stato giusto, nel lutto il confronto serve. Restare tutti insieme ha permesso di elaborare l’accaduto. Non è necessario però parlare, anche il silenzio fa assorbire la cosa. Si inizia a fare i conti con la realtà, c’è un vuoto e va accettato. Non tutti ci riescono immediatamente, ogni ragazzo ha una storia di vita diversa dall’altro.
Poi si è ripartiti con la terza tappa neutralizzata nei primi 40 chilometri, decisione corretta?
Quella di ripartire assolutamente. Per il ciclista il gruppo è una cosa sola, un ente a sé stante. Tenerli insieme ha aiutato a far vivere loro altre emozioni.
La decisione della Hagens Berman Jayco, squadra di Privitera, di ripartire è stato un bel segnale per il gruppo
Fergus Browning, compagno di squadra di Privitera, dopo i 40 chilometri neutralizzati si è fermato
La decisione della Hagens Berman Jayco, squadra di Privitera, di ripartire è stato un bel segnale per il gruppo
Fergus Browning, compagno di squadra di Privitera, dopo i 40 chilometri neutralizzati si è fermato
Alla fine di quei 40 chilometri per alcuni momenti i ragazzi sembravano intenzionati e interrompere la gara.
In quell’ora e mezza fatta a velocità controllata il gruppo ha avuto modo di pensare, ognuno per i fatti suoi. E’ stata la loro marcia funebre, il saluto finale a Samuele. Una parte dei ragazzi in quei chilometri avrà avuto modo di pensare e fare i conti con il dolore. Anche in questo caso entrano in gioco tante emozioni diverse. Come la rabbia, che è positiva perché è un sentimento attivo.
Può essere che i ragazzi con una personalità più forte abbiano fatto emergere i propri sentimenti, qualsiasi essi fossero?
Sì. I capofila di quel gruppo magari erano gli stessi corridori che sono dei leader in corsa. Altri ragazzi magari si sono messi alle loro spalle e si sono fatti trasportare. Il potere del gruppo è immenso. Spesso l’emozione del vicino ci contagia. Quei 40 chilometri forse sono stati un po’ troppi, per alcuni stare da soli in mezzo al gruppo è un modo per isolarsi, per altri è stato un modo per amplificare i sentimenti negativi.
I 40 chilometri di neutralizzazione hanno amplificato le emozioni, un passaggio difficile ma necessario
Che la tappa sia stata vinta da Widar, un corridore che ha avuto un legame stretto con Privitera, è stato un bel modo per ripartire (foto Giro della Valle d’Aosta)
I 40 chilometri di neutralizzazione hanno amplificato le emozioni, un passaggio difficile ma necessario
Che la tappa sia stata vinta da Widar, un corridore che ha avuto un legame stretto con Privitera, è stato un bel modo per ripartire (foto Giro della Valle d’Aosta)
Poi la corsa è ripartita, ma c’è chi ci ha messo un giorno in più per riprendersi.
La cosa importante, nel giorno della ripartenza, era salire in bici e arrivare al traguardo. Era il modo giusto per proseguire. Non si deve mettere il dolore in un cassetto, perché poi non sai mai come reagirai una volta riaperto. Interrompere la gara sarebbe stato come negare il legame con il gruppo, che invece c’è.
La cerimonia di addio a Privitera è stata fatta a casa sua, in Liguria, sabato, mentre la corsa era ancora in fase di svolgimento.
Se vuoi ricordare un amico o un parente che non c’è più, basta un posto mentale. Non serve per forza un luogo fisico. Ogni corridore avrà dentro di sé un piccolo o grande spazio riservato a Samuele.