di
Gabriele Ferraris

Invece di una giusta conferma una mossa per aprire al Ministero

È una ben curiosa coincidenza che, dopo l’infinita pantomima per nominare Culicchia alla direzione del Circolo dei Lettori, sia ancora il Circolo a regalarci il (piccolo) brivido del mistero, stavolta attorno al presidente Giulio Biino, il cui secondo mandato triennale si è chiuso il 16 giugno con l’approvazione del bilancio 2024.

Biino poteva (e può tuttora) aspirare a un terzo mandato, in virtù dei risultati conseguiti e ai sensi dell’articolo 14 dello Statuto del Circolo per cui al termine del primo mandato «il presidente… è immediatamente rieleggibile per non più di due mandati». Totale, un massimo di tre mandati consecutivi. E la conferma di Biino da parte della Regione per un altro triennio sembrava del tutto scontata. Ma ecco il mistero: lo scorso 17 aprile, in largo anticipo sull’approvazione del bilancio, è uscito sul sito della Regione un «avviso pubblico per la presentazione delle candidature per la nomina del presidente del Circolo dei Lettori», con scadenza il 23 maggio. Da allora sono passati quasi tre mesi, di tempo per selezionare l’eletto ne hanno avuto a iosa. E invece sulla nomina è calato il silenzio. C’è stata? Non c’è stata? E se no, per qual motivo?



















































In via ufficiosa apprendo che la Regione avrebbe deciso di prorogare di un anno il mandato di Biino: anzi, pare che una delibera in tal senso sia già pronta, fors’anche firmata dal presidente Cirio. Tuttavia si è scelto di rinviare l’annuncio a fine agosto, o magari settembre, quando verrà presentata la nuova stagione del Circolo, la prima della direzione Culicchia.

Una domanda sorge però spontanea: se intendevano tenere Biino alla presidenza, non era più logico rinnovargli il mandato triennale? Che senso ha la proroga di un anno?

Beh, un senso a ben guardare c’è. Escludiamo pure i retroscena comici (vassapere quale oscuro complotto o pasticcio burocratico): per una spiegazione razionale più articolata — diciamo pure arzigogolata — dobbiamo spostare l’attenzione su un’altra vicenda, quella della convenzione fra i privati dell’associazione Torino Città del Libro, proprietaria del marchio del Salone, e i soggetti pubblici (Comune, Regione e i rispettivi enti strumentali Fondazione per la Cultura e Circolo dei Lettori) che compongono la cabina di regia del Salone medesimo. Tale convenzione dovrebbe avere durata triennale: e invece si va avanti con accordi annuali che scadono il 31 dicembre e vengono regolarmente rinnovati, altrimenti il Salone non si farebbe.

Stavolta, però, siamo ad una svolta: prima della scadenza dell’accordo 2025 lorsignori intenderebbero finalmente partorire la sospirata convenzione triennale. Ma fra chi? Agli attuali componenti della cabina di regia ambisce ad aggiungersi il convitato (finora) di pietra, ovvero quel ministero della Cultura che, per bocca dell’azzimato ministro Giuli, nei giorni del Salone ha espresso la fervida volontà di imbucarsi nella bella compagnia, portando in dote un bel po’ di soldi (e, si teme, pure un bel po’ di ingerenze). Prospettiva che pare non entusiasmare né i privati di Torino Città del Libro, né il sindaco Lo Russo, mentre (ovviamente) piace assai alla Regione e (ancor più ovviamente) al Circolo, nella persona del presidente Biino.

Col che si spiega la risolutezza regionale nel tenersi stretto Biino: lo considera l’uomo giusto per gestire, da presidente del Circolo, la doppia partita della convenzione e dell’ingresso del MiC nella cabina di regia.

Tuttavia, ipotizzo, poiché il Circolo è il principale responsabile della parte culturale del Salone, a qualcuno sarà sembrato brutto far entrare il ministero in corsa, con una governance del Circolo già decisa per i prossimi tre anni. Che fretta c’è?, si saran detti i nostri eroi. A bocce ferme, fra un anno e quando Giuli si sarà accomodato, nomineranno un nuovo Consiglio di gestione il cui presidente — a Giuli piacendo — potrà essere (anzi, mi spingo a dire che non potrà non essere) lo stesso Biino per un terzo mandato che, in punta di diritto, non è detto che sia l’ultimo. In effetti, l’articolo 14 dello Statuto, con quell’«immediatamente rieleggibile per non più di due mandati» apre interessanti prospettive giuridiche: se a questo giro Biino non è stato «immediatamente» rieletto per il terzo mandato, come si dovrà interpretare il mandato che verrà a tempo debito, dopo l’intermezzo della proroga? Come il terzo, o come il primo della seconda serie?


Vai a tutte le notizie di Torino

Iscriviti alla newsletter di Corriere Torino

20 agosto 2025