Firenze, 20 agosto 2025 – Uno scatolone nero svetta in uno dei punti più delicati e riconoscibili del tessuto urbano fiorentino: corso Italia, snodo tra l’elegante lungarno Vespucci e il quartiere residenziale di Porta al Prato. È proprio qui che sorgeva, fino alla demolizione della grande sala, il vecchio ’Comunale’. Luogo simbolico, teatro della storia musicale cittadina, dal Maggio Musicale ai grandi concerti sinfonici prima del trasferimento delle attività al nuovo Teatro dell’Opera.

La torre nera si staglia su Corso Italia e il fiume Arno

La torre nera si staglia su Corso Italia e il fiume Arno

Ma il recupero dell’area (con quello che alcuni definiscono uno “scempio edilizio”) da parte di Hines – colosso internazionale degli studentati privati e con importanti interessi anche nel capoluogo – ha riaperto dibattiti e polemiche. Il progetto (chiarisce Palazzo Vecchio), regolarmente autorizzato e corredato da tutti i pareri positivi delle istituzioni competenti – dalla Soprintendenza alla Regione fino alla Commissione Paesaggistica – prevedeva la rigenerazione dell’intero isolato, con destinazione d’uso a residenziale.

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Nell’ultimo anno, però, alcune varianti hanno introdotto la possibilità di residenze temporanee a fini turistici (al posto del vecchio Comunale ci sarà infatti un albergo extra lusso e appartamenti destinati sempre ai turisti). Ma ciò che oggi fa più discutere non è l’uso che verrà fatto degli spazi, bensì ciò che si vede. Perché da qualche settimana ha preso forma una torre squadrata, di colore nero e bianco, che si eleva in netto contrasto rispetto al profilo storico degli edifici che la circondano. Visibile dai lungarni e da buona parte della città, il nuovo corpo edilizio stacca con decisione da quei palazzi, molti dei quali costruiti tra la l’Ottocento e il primo Novecento, in linea con il gusto borghese dell’epoca e il piano Poggi che aveva trasformato Firenze capitale.

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E proprio questo sembra essere il nodo più critico: non la legittimità dell’intervento, bensì l’opportunità di realizzare un volume così impattante in un contesto tanto sensibile, per via della sua storia e della sua architettura. E qui il dubbio sorge: era davvero inevitabile costruire una torre che si stacca così tanto dal contesto? Possibile che al momento delle autorizzazioni nessuno abbia previsto l’effetto visivo finale e le polemiche che avrebbe innescato? In questo contesto, quella ’scatola’ nero-bianca appare come una rottura: un elemento architettonico che, per dimensioni e impatto visivo, si inserisce in contrasto con il profilo elegante e uniforme dei palazzi storici del lungarno.

Insomma, il tema centrale è la sua opportunità estetica e culturale. Va ricordato che la torre, pur non toccando il fiume, insiste su una delle aree soggette al vincolo paesaggistico delle “rive dell’Arno”, stabilito da un decreto ministeriale del 1953 per tutelare il valore ambientale e visivo della zona e dei suoi affacci. Il vincolo impone grande attenzione nelle nuove edificazioni, limitando impatti visivi e volumetrici. Ma da Palazzo Vecchio, però, si fa sapere che “i vincoli sono stati tutti rispettati, compreso quello delle ’rive d’Arno’. Nel caso specifico dell’ex Teatro Comunale, trattandosi di Piano attuativo, è stata ulteriormente convocata una “Commissione Paesaggistica” con Regione, Soprintendenza e Comune (esattamente la stessa che è stata convocata per il Piano Operativo Comunale). Questa commissione ha dato pareri favorevoli” che hanno portato al “permesso a costruire”.

Il restyling dell’ex Comunale riapre un dibattito più ampio sul rapporto tra nuovo e antico nel tessuto urbano della città che nel tempo ha interessato anche altre costruzioni: partendo da lontano potremmo citare la Biblioteca Nazionale, monumento storico molto criticato alla metà degli anni Trenta, soprattutto per la facciata con le torrette che, al pari dei discussi campanili di San Pietro di Bernini, furono soprannominate “le orecchie dell’architetto”. O, per rimanere ai nostri giorni, non si possono non ricordare le polemiche che hanno accompagnato il nuovo Palazzo di Giustizia.