di
Giovanna Maria Fagnani

Ogni mattina è al parco della Martesana di Milano. «Ho imparato per caso da mio figlio, titolare di una palestra. Da sedici anni faccio qui i miei esercizi, una volta un signore ha chiesto di unirsi. Da allora se qualcuno si ferma a guardare lo invito: siamo in tutto un centinaio

«Fate ruotare le braccia, come un mulino. E poi seguitemi». Il busto compie un dolce movimento rotatorio verso il basso, per risalire con il volto che guarda al cielo. È «il rinoceronte che guarda la Luna» dice Gino. Pochi istanti e comincia un nuovo esercizio, senza interruzione. Alle 10.30, ora del termine dell’allenamento, i suoi «allievi» ne avranno eseguiti una novantina. Esattamente come i suoi anni: 90, festeggiati qualche giorno fa. Gino Lastore, tutte le mattine, domeniche e festivi compresi («a Natale eravamo in 15» dice), alle 9 è al parco della Martesana a Greco e offre gratuitamente la sua lezione di ginnastica: una sequenza di esercizi mutuati dal Thai Chi, ma anche da altre discipline orientali che ha appreso da suo figlio Claudio, istruttore e titolare di un centro olistico. «Ma ho preso anche spunto da personal trainer che seguo su TikTok» dice. «Ho adattato gli esercizi per le persone più anziane, perché fosse una sequenza concatenata che interessa la respitazione, la concentrazione, l’equilibrio, i movimenti delle spalle e del collo contro la cervicale e il mal di schiena». 

Gino non è un istruttore e lo precisa. Lo è diventato per caso. «Sono milanese, cresciuto a Dateo, ma negli ultimi anni mia moglie Rina e io eravamo andati ad abitare a Cerro al Lambro. Nel 2009, ormai in pensione da anni, nostro figlio ci ha proposto di tornare a Milano. Sono venuto a Greco e ho cominciato a praticare il thai chi da lui. Poi ogni mattina a venire a esercitarmi qui all’aria aperta. Sedici anni fa, un signore che passava sull’alzaia della Martesana mi ha chiesto se poteva farlo con me. Poi ha portato degli amici. Oggi il gruppo è composto da un centinaio di persone, che praticano regolarmente o saltuariamente. A volte siamo in 20, a volte in 30». 



















































Uomini e donne, italiani e non, come Luna, che è egiziana e porta sempre le amiche e poi una donna colombiana. C’è chi si presenta in tuta e chi indossa gonna e sandali. Chi si porta un frutto e l’acqua per ripristinare le energie, come Marcello, e chi viene in bicicletta da Vimodrone, come Francesco, 63 anni: «Seguo Gino dal 2018. L’importante è la costanza per sentire beneficio». C’è chi è in perfetta forma, come la signora che riesce a stendere perfettamente la schiena e a posare i palmi a terra. E chi arriva con il bastone, come Loredana Agosta, 83 anni e la sua vicina Antonella Leone, con un tutore al piede. «Ma i suoi esercizi sono molto rilassanti» dicono. Il primo movimento serve a liberare l’energia interiore dal suo serbatoio, il dan tian – spiega Gino – L’ultimo a rigenerare lo spirito e a liberare la mente». 

Non solo discipline orientali: nel suo passato c’è un record mondiale nella corsa a piedi sui 100 chilometri, da amatore. Ma da giovane ha militato nel triathlon per il Giuriati, in bicicletta per il Pedale Monzese e la Faema. «Quando ero al liceo, il Leonardo, a giugno giravo per le Dolomiti in bici facendo tappe da 300 km al giorno». Poi la «naja» due anni al Politecnico, ma la morte di suo papà gli fa interrompere gli studi. Risponde a un annuncio sul Corriere per l’Ibm e passerà 35 anni al pc, diventando System engineer e programmatore. Con Rina, conosciuta perché abitava di fronte a loro a Dateo, sono sposati da 64 anni. «Grazie alla ginnastica ho fatto tantissime amicizie qui a Greco. La cosa più bella è sentirmi dire dagli allievi che si sentono meglio, che è la loro carica quotidiana». 

Quasi tutti i suoi allievi sono arrivati qui perché han visto le lezioni e si sono fermati, come Matteo Grieco, che gestisce la social street «Gorla Precotto»,  oppure arrivano dal passaparola. C’è anche Gianni Banfi, storico di Greco che racconta l’origine del parco: «Un tempo qui sorgeva la Saffa, fabbrica di fiammiferi e saponi» e indica una garitta di cemento, che spicca tra i giochi per i bambini. «La usavano i soldati tedeschi nel 1943. Quando cominciarono i lavori per il parco, doveva essere gettata via. Io ho chiesto di salvarla, come segno della memoria e ci sono riuscito».


Vai a tutte le notizie di Milano

Iscriviti alla newsletter di Corriere Milano

20 agosto 2025 ( modifica il 20 agosto 2025 | 08:15)