La MotoGP è entrata nella fase più frenetica della stagione. Dopo il meritato riposo estivo a cavallo tra luglio e agosto, ora si andrà a pieno regime fino al gran finale di Valencia con ben cinque “back to back”. Il primo di questi si è aperto con il Gran Premio d’Austria, dominato ancora una volta da Marc Marquez e segnato dalle difficoltà incontrate da Pecco Bagnaia. In questo ultimo scorcio di campionato però bisogna avere la capacità di voltare pagina rapidamente e la riprova arriva dal fatto che questo fine settimana si torna subito in pista in Ungheria.
Una gara che ritorna in calendario dopo ben 33 anni d’assenza, ma che soprattutto segna il debutto di un nuovo tracciato, il Balaton Park. Una pista di poco più di 4 km, molto tortuosa e stretta, quindi abbastanza lenta. Ma soprattutto con caratteristiche quasi inedite per la MotoGP, come ci ha spiegato Piero Taramasso, responsabile della Michelin, che ci ha raccontato anche il lavoro fatto dall’azienda francese per preparare gli pneumatici per questa “prima”.
“Balaton Park è una pista nuova, quindi è un’incognita. Abbiamo fatto delle simulazioni ad inizio anno ed anche dei test con i collaudatori nel mese di luglio, che hanno confermato che è un circuito particolare. Dai piloti di MotoGP che ci hanno girato con le moto stradali e da quelli della Superbike, che ci hanno corso qualche settimana fa, abbiamo sentito dei pareri piuttosto contrastanti. C’è chi dice che è una pista lenta e magari anche un po’ pericolosa e chi invece ritiene che sia a posto. Per questo è un po’ un’incognita e quindi la scopriremo davvero solo quando saremo sul posto”, ha detto Taramasso a Motorsport.com.
I piloti ne hanno parlato soprattutto come di una pista molto diversa da quelle a cui sono abituati normalmente. Anche le vostre simulazioni hanno confermato questa cosa?
“E’ una pista molto stop and go e anche la velocità media sarà molto bassa, perché c’è una parte molto lenta. E’ proprio una pista atipica ed è per questo che non è facile fare delle previsioni, perché non assomiglia a nessun altro circuito presente nel calendario attuale”.
Alla luce di queste caratteristiche molto particolari, che tipo di soluzioni avete deciso di portare per il primo Gran Premio su questa pista?
“L’asfalto ha un buon grip, sia sull’asciutto che sul bagnato, ma non sembra usurare le gomme, per questo abbiamo scelto delle soluzioni che hanno una rigidità molto a simile a quelle che portiamo ad Aragon. Anche se abbiamo avuto modo di fare i test, abbiamo deciso di portare tre opzioni sia per l’anteriore che per il posteriore, quindi dietro avremo anche la dura di back-up, anche se credo che possano bastare la soft e la media per completare il weekend al meglio. In questo caso si tratta di gomme asimmetriche, mentre le tre anteriori sono tutte simmetriche e penso che le vedremo in azione tutte e tre nel corso del fine settimana”.
Balaton Park
Foto di: Balaton Park
Ad oggi, immagino che sia difficile ipotizzare quelle che potranno essere le scelte in vista della Sprint e della gara lunga…
“E’ complicato, anche perché i dati di cui disponiamo li abbiamo ottenuti con i collaudatori e quando arrivano i titolari di solito i tempi si abbassano di almeno un secondo, un secondo e mezzo, e questo cambia parecchio le carte in tavola”.
Anche perché, come se non bastasse, per la giornata di venerdì c’è anche il rischio di pioggia…
“E questo complicherebbe tantissimo le cose, perché già c’è poco tempo per lavorare sulle moto e sulle gomme. Se venerdì dovesse piovere, può complicare davvero tanto la situazione, perché vorrebbe dire partire da zero sabato mattina ed andare nella Sprint con una messa a punto non ottimale, con il rischio di ottenere dei dati poco affidabili per la gara lunga di domenica. Tra le altre cose, questo weekend saremo anche title sponsor del Gran Premio per la seconda volta in questa stagione, quindi se non piove è sicuramente meglio, anche se purtroppo quella è una cosa che non possiamo controllare”.
Facciamo un passo indietro al Red Bull Ring, dove nel fine settimana appena passato si è corso il Gran Premio d’Austria, ancora una volta dominato da Marc Marquez, che ha firmato la sua sesta doppietta consecutiva…
“Il Red Bull Ring è sempre stato una pista difficile. Ha dei rettilinei lunghi e delle staccate molto violente, inoltre l’asfalto offre poco grip, ed è per questo che portiamo sempre delle gomme specifiche, con la carcassa più rigida al posteriore e in questo caso anche per l’anteriore dura. Dal punto di vista dei team, è fondamentale trovare la messa a punto corretta, perché altrimenti è molto facile innescare lo spinning, che porta ad un surriscaldamento e ad una perdita di grip, che inevitabilmente genera anche un calo delle prestazioni. In generale comunque, dal punto di vista delle gomme le cose sono andate abbastanza bene”.
Le scelte sono state abbastanza chiare per tutti, perché sono state praticamente univoche sia nella Sprint che nella gara lunga…
“C’erano due soluzioni che funzionavano all’anteriore, la media e la dura, che potevano essere valide sia per la Sprint che per la gara lunga. Nella gara breve di sabato alla fine sono andati quasi tutti con la media all’anteriore e la soft al posteriore, ad eccezione di Zarco che ha corso con due medie. Quella del francese è stata anche la scelta maggioritaria per il GP di domenica e l’unico a scostarsi è stato Rins, che ha montato la dura all’anteriore”.
Michelin
Foto di: Michelin
E come si sono comportate queste soluzioni?
“In generale, i tempi sono stati abbastanza costanti, non si sono visti grossi drop, però a livello di usura siamo arrivati giusti giusti alla fine. Inoltre i record della durata sia della Sprint che della gara lunga sono stati battuti, ma davvero di pochissimo. In Austria il livello di usura è sempre alto, ma quest’anno lo è stato ancora di più, probabilmente perché l’asfalto si sta degradando sempre di più, anche perché l’ultima volta è stato rifatto prima che la MotoGP ci tornasse nel 2016. Inoltre, parliamo di un circuito che viene utilizzato molto sia dalle auto che dalle moto, quindi è normale”.
Ovviamente, il tema più dibattuto del weekend è stato quello legato alla gomma di Bagnaia nella Sprint, visto che il ducatista si è ritirato lamentando forti oscillazioni del posteriore. Bisognerà aspettare un’analisi più approfondita in Francia per saperne di più?
“Esatto, quello che abbiamo già visto e che abbiamo già spiegato domenica mattina, è che non ci sono stati problemi particolari nei primi 4-5 giri, poi si vedono queste oscillazioni di cui ha parlato Pecco. Queste oscillazioni laterali sono abbastanza evidenti, ma non abbiamo ancora capito da dove vengano, quindi sia da parte nostra che lato Ducati stiamo ancora cercando la risposta. E quindi sì, si faranno dei test aggiuntivi”.
Che tipo di prove si possono effettuare per cercare di venirne a capo?
“Si possono fare delle analisi chimiche, inoltre si possono fare anche dei test sulla ruota nel suo insieme, perché l’abbiamo ancora tenuta montata com’era nel momento in cui Pecco si è fermato. Come ultima tappa, si può anche aprire la gomma per vedere se ci sono anomalie interne”.
La gara del Red Bull Ring però ha anche esaltato le capacità di gestione di Fermin Aldeguer che, pur essendo un rookie, è stato il più veloce in pista nella parte conclusiva. Cosa è riuscito a fare di speciale il pilota del Gresini Racing?
“Fermin ha il vantaggio che nei primi 3-4 giri non aggredisce la gomma come altri piloti. Quelli della prima fila, per esempio, partono a razzo per poter restare davanti. Ma è quando la gomma è nuova che è più fragile e se l’aggredisci troppo poi tende a decadere un po’ di più. Non so se sia il suo stile di guida o se sia solo perché magari nel gruppo è rallentato da quelli che ha davanti, ma Aldeguer non aggredisce la gomma nei primi 3-4 giri, diciamo che l’accomoda, quindi quando arriva alla fase conclusiva della corsa riesce ad avere una performance migliore. In questo è abbastanza simile a Bastianini, che riusciva a fare la stessa cosa quando guidava la Ducati”.
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