Nonostante i recenti tagli dei tassi operati dalla Bce, In Italia chi accende un mutuo o chiede un prestito si trova di fronte a costi fra i più elevati d’Europa. Ha parlato di questo problema anche la Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani, con il suo segretario generale Lando Maria Sileoni intervenuto a L’Aria che Tira su La7.
Secondo la Fabi, le banche hanno scelto di trattenere i vantaggi derivanti dai tagli decisi dalla BCE, destinandoli a rafforzare le proprie riserve e a finanziare operazioni interne invece di riversarli sui clienti. Il risultato è un accesso alla casa sempre più difficile, con famiglie costrette a sostenere rate elevate anche se la Bce ha ridotto il costo del denaro.
Un disallineamento che penalizza i mutuatari
Secondo un rapporto diffuso dalla Fabi a fine luglio, le banche hanno scelto di non trasferire ai clienti i benefici del calo del costo del denaro, preferendo consolidare i propri margini.
Dal gennaio 2022, quando il tasso ufficiale della Bce era allo 0% e i mutui viaggiavano in media all’1,78%, è partita una scalata continua. Già prima degli interventi della Bce i tassi bancari erano saliti oltre il 2,4%. Con l’avvio della fase restrittiva, da luglio 2022 a settembre 2023, il tasso ufficiale è arrivato al 4,50%, mentre i mutui hanno toccato il 4,92% a novembre 2023, più che raddoppiando rispetto a un anno e mezzo prima.
L’effetto è stato un calo dello stock complessivo dei mutui: dai 427 miliardi di dicembre 2022 ai 421 miliardi del maggio 2024. Solo con i primi tagli decisi dalla Bce, a partire da giugno 2024, si è vista una lenta inversione: i tassi sono scesi fino al 3,58% a maggio 2025 e lo stock è risalito a 431 miliardi.
Ma, come fa notare la Fabi, tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025 la riduzione dei tassi applicati dalle banche si è di fatto fermata, lasciando un divario costante di oltre un punto e mezzo rispetto al tasso ufficiale della Bce, sceso al 2% nel maggio 2025.
Tassi troppo alti, la politica dovrebbe intervenire sulle banche
Secondo la Fabi, servirebbe un ruolo più deciso delle istituzioni, ad esempio con garanzie pubbliche più forti sui mutui per alleggerire il carico sulle famiglie. Senza un intervento del governo, avverte Sileoni, a dettare le regole potrebbero essere capitali esteri:
Saremo costretti a fare i conti con i fondi cinesi e americani che entreranno pesantemente nel capitale delle banche del nostro Paese.
Per il sindacato è arrivato il momento di voltare pagina:
È tempo di risposte nuove. Servono strumenti concreti per prevenire l’indebitamento eccessivo, più trasparenza nelle condizioni contrattuali e, soprattutto, un intervento pubblico deciso.
Il segretario della Fabi ha affrontato anche il tema degli utili record delle banche e della possibile introduzione di una tassa sugli extraprofitti. Secondo Sileoni, più che una misura punitiva servirebbe un confronto diretto con il governo:
Credo che le banche, se fossero chiamate dal governo a sedersi attorno a un tavolo, sarebbero disposte a sostenere progetti in vari settori, dalla sanità alla ricerca al contrasto alla povertà e al disagio sociale.
Prezzi delle case e affitti in crescita
Comprare o affittare casa in Italia è diventato sempre più oneroso. L’ultima indagine di Bankitalia fotografa un mercato in tensione: nel secondo trimestre 2025 i prezzi delle abitazioni hanno continuato a salire, con aumenti più forti nelle zone periferiche e una crescita più contenuta nelle grandi città. Per i prossimi mesi Via Nazionale intravede un possibile rallentamento dei prezzi, un piccolo spiraglio per chi vuole acquistare.
Anche gli affitti non danno tregua: i canoni continuano a crescere, seppur con qualche segnale di rallentamento. Lo sconto medio resta intorno al 2,8% e la pressione rimane alta soprattutto nei centri urbani. A pesare è anche l’espansione degli affitti brevi, sempre più diffusi al Centro e nel Nord-Est, che sottraggono immobili al mercato tradizionale e contribuiscono a far salire sia i prezzi di vendita sia i canoni di locazione.
Mutui: accesso più semplice, ma tassi ancora pesanti
Sul fronte dei mutui la situazione appare a due facce. Ottenere un finanziamento oggi è meno complicato: appena il 17% degli operatori segnala difficoltà di accesso al credito, il dato più basso dal 2019, e oltre il 63% degli acquisti di case è coperto da un mutuo.
Ma i tassi continuano a restare alti. A giugno 2025 il Taeg medio ha toccato il 3,6%, in leggero aumento rispetto al 3,58% di maggio, come rilevato da Bankitalia.
Non siamo più ai livelli record di qualche anno fa, ma il costo resta superiore a quanto ci si attenderebbe dopo che la Bce ha ridotto il tasso di riferimento al 2%. Per la Fabi, la cinghia di trasmissione tra politica monetaria e mercato del credito continua a incepparsi: i benefici dei tagli non arrivano davvero alle famiglie.