Dopo la decisione della Regione Veneto di escludere la mappatura dei nei dalle prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, i Comitati veronesi per la sanità pubblica tornano ad alzare la voce, esprimendo forte preoccupazione per le conseguenze che tale scelta potrebbe avere sulla prevenzione oncologica e sull’equità di accesso alle cure.
La Regione, in una nota, ha spiegato che la mappatura sistematica dei nei non avrebbe dimostrato un’efficacia statisticamente significativa nella riduzione della mortalità da melanoma, motivo per cui non potrebbe essere considerata uno screening alla stregua della mammografia o della colonscopia. Tuttavia, secondo i comitati, questa posizione rischia di compromettere la cultura della prevenzione, lasciando ai pazienti la responsabilità di autovalutare i propri nei prima ancora di potersi rivolgere a un medico di base.
Secondo quanto sottolineato dalle associazioni, tra cui il Comitato a difesa dell’ospedale Magalini, il Comitato per la difesa dell’Ospedale Fracastoro di San Bonifacio, il ComSaM per la salute mentale, e altri gruppi civici della pianura veronese, la diagnosi precoce di melanomi in molti casi è stata possibile proprio grazie a controlli dermatologici effettuati in assenza di sintomi evidenti. In più occasioni, hanno ricordato, i cittadini hanno scoperto lesioni sospette che da soli non avrebbero saputo riconoscere.
I comitati hanno anche evidenziato come i medici di base, purtroppo, siano già sovraccarichi e non sempre abbiano le competenze o gli strumenti tecnici — come il dermatoscopio — per fare da filtro efficace tra paziente e specialista. Inoltre, questa scelta non contribuirebbe concretamente alla riduzione delle liste d’attesa, ma porterebbe solo a uno spostamento di prestazioni verso il privato, penalizzando chi non può permettersi di pagare visite specialistiche.
In conclusione, i comitati hanno ribadito che la sanità pubblica non si può migliorare con tagli e criteri contabili, ma richiede investimenti in personale, tecnologie e prevenzione. Hanno inoltre sottolineato come il diritto alla salute debba rimanere universale e non subordinato alle possibilità economiche del singolo.