di
Davide Soattin

Il caso si è aperto dopo le segnalazioni di morti sospette nel reparto di lungodegenza dell’ospedale di Argenta

Avrebbero falsificato le cartelle cliniche in casi che vedono coinvolto, all’ospedale Mazzolani-Vandini di Argenta, in provincia di Ferrara, l’infermiere 44enne Matteo Nocera, arrestato a luglio per l’omicidio volontario pluriaggravato di un anziano paziente, l’83enne Antonio Rivola attraverso la somministrazione di un farmaco, e di maltrattamenti nei confronti di una cinquantina di ricoverati. Due dottoresse sono state indagate per falso nel fascicolo della Procura di Ferrara, aperto dopo le segnalazioni di morti sospette nel reparto di Lungodegenza Post-Acuzie Riabilitativa Geriatrica. A una delle due viene inoltre contestata – in concorso con l’infermiere 44enne – l’interruzione di pubblico servizio: Nocera infatti, mentre era di turno, avrebbe lasciato il reparto per andare a curare, a casa, la madre della professionista.

A luglio l’arresto dell’infermiere per omicidio

Lo scorso luglio, l’infermiere è stato arrestato per l’omicidio volontario aggravato dell’83enne Antonio Rivola, ricoverato nel reparto di Lungodegenza, morto il 5 settembre 2024. La pm Barbara Cavallo, che coordina le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo di Ferrara e del Nas di Bologna, lo accusa oggi di aver somministrato all’anziano, senza alcuna finalità terapeutica, un farmaco, l’Esmeron, un miorilassante che solitamente si utilizza solo per favorire l’intubazione in casi di anestesia generale e va accompagnato dalla respirazione artificiale. In caso contrario, può essere letale perché chi lo assume non è in grado di respirare naturalmente.



















































La segnalazione che ha aperto le indagini

Tutto partì dalla segnalazione di due decessi sospetti in tempi ravvicinati di anziani ricoverati nel reparto dove in quel periodo lavorava l’infermiere, anche se l’accusa di omicidio volontario aggravato riguarda al momento solo l’83enne. Attualmente l’indagato è difeso dall’avvocato Lorenzo Valgimigli, mentre le famiglie delle persone individuate come vittime sono assistite dalla società di risarcimento danni Giesse. Nocera è accusato inoltre di maltrattamenti aggravati per aver dato in maniera abituale agli anziani ricoverati benzodiazepine e sedativi, come Midazolam, Haldol e Naloxone – quest’ultimo peraltro scaduto – in assenza di prescrizioni mediche ufficiali da parte dei medici di turno.

Da qui le ulteriori accuse di esercizio abusivo della professione medica, per la quale è richiesta ovviamente una speciale abilitazione dello Stato, e di falso in atti pubblici, dal momento che avrebbe appositamente attestato falsamente fatti non veri nelle cartelle cliniche dei pazienti per coprire i presunti maltrattamenti. È il caso di un paziente a cui l’infermiere diede, in ipotesi di accusa, arbitrariamente un sedativo, questo non venne annotato in cartella clinica dove si dava atto dell’assopimento dell’anziano senza indicarne la reale causa e venne poi indicata la prescrizione del farmaco quando questo era già stato somministrato.

La complicità delle colleghe

A settembre scorso inoltre avrebbe lesionato un paziente con un bisturi, con un’incisione nelle parti intime senza anestesia che gli provocò dolori e conseguenze, tra cui la necessità di ricorrere a una ulteriore operazione chirurgica. Lo stesso anziano sarebbe stato inoltre sottoposto a umiliazioni verbali, secondo gli inquirenti. Le indagini si sono poi allargate alle due dottoresse che avrebbero attestato il falso nei documenti clinici, per fare ‘da scudo’ – secondo l’accusa – all’infermiere finito in carcere.


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20 agosto 2025 ( modifica il 20 agosto 2025 | 14:54)