Fughe da fermo, il cui titolo si ispira all’esordio letterario di Edoardo Nesi, vuole essere uno stimolo settimanale per ritrovare il piacere di leggere. Dunque, ogni giovedì, insieme a Martina Fasola del Libraccio di Como, che già collabora alla rassegna culturale Strade Blu Live – che ripartirà con la sua terza stagione a settembre -, vi suggeriamo tre nuove letture per il fine settimana. La magia di un libro è anche quella di accompagnarti in altri mondi, di farti entrare in empatia con i suoi protagonisti. Di prenderti per mano e riconsegnarti altrove, con la sensazione di avere vissuto un’esperienza nuova da conservare nel tempo. E allora buon viaggio tra le pagine di queste nuove storie di autori comaschi, ovunque vi conducano anche ad agosto.

1 . La morte di Auguste . Georges Simenon

Adelphi

Da leggere perché. Con un’acutezza che ricorda quella di Zola, e perfino di Céline, Simenon descrive al tempo stesso la disgregazione di una famiglia e la fine di un mondo – quello intorno alle vecchie Halles.

Sinossi

Arrivato cinquant’anni prima dalla nativa Alvernia senza un soldo in tasca, Auguste Mature, che muore, schiantato da un ictus, all’inizio di questo romanzo, è riuscito a trasformare il piccolo bistrot di rue de la Grande-Truanderie, dove andavano a bere un caffè corretto o a mangiare un boccone i lavoratori dei mercati generali – il «ventre di Parigi», come li chiamava Émile Zola –, in un ristorante che, pur conservando i vecchi tavoli di marmo e il classico bancone di stagno, è ora frequentato dal Tout-Paris. Gli è sempre stato accanto il figlio Antoine, il quale, prima ancora che la camera ardente sia stata allestita, deve fare i conti – alla lettera – con il fratello maggiore, un giudice istruttore aizzato da una moglie arcigna, e con quello minore, un cialtrone semialcolizzato che millanta fumosi progetti immobiliari e sopravvive spillando soldi al mite, generoso Antoine. Lo stesso Antoine contro cui ora si accanisce, sospettandolo di aver sottratto il testamento del padre e di volersi appropriare di un «malloppo» sicuramente nascosto da qualche parte. Simenon, anche questa volta, si rivela magistrale nel mettere in scena un dramma familiare, portando alla luce, come lui solo sa fare, attriti, risentimenti, menzogne. Sullo sfondo, l’imminente fine dell’universo – di facce, di odori, di rituali – dove i tre fratelli sono cresciuti: quelle Halles che nel giro di pochi anni spariranno, insieme a un pezzo dell’anima della città.

morte

2 . La radice del male . Adam Rapp

NNE

Da leggere perché. Adam Rapp indaga le piccole crepe che segnano il destino di una famiglia perbene; solchi che possono diventare abissi o aprirsi alla luce, se si trova il coraggio di chiedere aiuto.

Sinossi

Elmira, New York, estate 1951. Myra Larkin, tredici anni, dopo la messa accetta un passaggio da un ragazzo affascinante che dice di essere Mickey Mantle, la giovane promessa degli Yankees. Quella notte, i vicini di casa di Myra vengono brutalmente assassinati, e i sospetti ricadono su uno sconosciuto molto simile al suo nuovo amico. È il primo di una serie di episodi di cronaca nera che incrociano la vita dei Larkin, mentre ognuno di loro insegue a suo modo il sogno americano. Myra, che cresce da sola il figlio Ronan dopo che il marito ha avuto una crisi psicotica, è l’unica a tenere i contatti con la famiglia: con Lexy, donna in carriera, e Fiona, eterna ribelle e attrice mancata a Broadway; e con Alec, ombroso e sfuggente, tormentato dai fantasmi di un’infanzia segnata dagli abusi e dall’indifferenza della madre, la cattolicissima Ava. E quando proprio Ava inizia a ricevere inquietanti cartoline anonime, presagio di eventi terribili, soltanto Myra, con l’aiuto del figlio, avrà la forza di affrontare quel male oscuro che sta inghiottendo la sua famiglia. La radice del male racconta un’America dove la quotidianità è intrisa di violenza, e la casa è insieme rifugio e pericolo.

male

3 . I venti . Mario Vargas Llosa

Einaudi

Da leggere perché. In una Madrid surreale un anziano ha dimenticato l’indirizzo di casa. Solo, confuso, afflitto da terribili venti «inopportuni», vaga smarrito in una città in cui i luoghi di cultura e di incontro sono ormai virtuali. Tra ricordi frammentati e rimpianti di un grande amore, l’anziano continua a perdersi, pensando al mondo che è stato, e al mondo che verrà. Con I venti Mario Vargas Llosa affida ai suoi lettori un ultimo ironico e malinconico commiato.

Sinossi

«Inguaribile conservatore»: così l’amico Osorio definisce il centenario narratore di questo romanzo. Che da buon nostalgico, insieme a pochi altri «relitti» come lui, non poteva mancare alla manifestazione contro la chiusura del cinema Ideal, una delle ultime sale ancora attive a Madrid. L’evento si è svolto nell’indifferenza generale: del resto alle nuove generazioni non interessa la scomparsa di quel luogo obsoleto, insieme a musei, librerie, biblioteche, teatri. Ormai basta uno schermo per avere il mondo a portata di mano, e l’arte assume la forma di una meraviglia digitale. Appare lontanissima l’epoca in cui leggere un classico o ammirare un dipinto dal vero davano quell’appagamento profondo che il narratore rimpiange. Così come avverte la mancanza dell’ex moglie Carmencita, abbandonata per un folle amore passeggero. Sono queste, e tante altre, le riflessioni sul passato e sul presente in cui si perde l’anziano mentre, dopo la manifestazione, vaga alla ricerca di casa sua. Non gli è mai successo, ma ora proprio non riesce a ricordare l’indirizzo. Solo, smarrito, in preda alle terribili flatulenze di cui soffre da tempo, l’anziano passa e ripassa per strade e piazze che distingue a malapena, fermandosi ogni tanto su una panchina a riposare, intrappolato nel centro labirintico di una Madrid surreale, ma perfettamente riconoscibile. Si fa sempre più tardi, e si profila l’idea angosciante della notte all’addiaccio, e la mattina seguente il telefono che squillerà a vuoto quando Osorio chiamerà per il consueto controllo reciproco di esistenza in vita, e tutti quei venti che metterebbero a dura prova chiunque… Quali sorprese riserva ancora questa giornata complicata per lo smemorato narratore? Può forse mancare l’incontro con il destino?

venti