di
Paolo Salom
L’ex premier thailandese aveva usato quell’appellativo per lo storico leader cambogiano: un termine che in Estremo Oriente indica rispetto e sottomissione. I generali hanno destituito la premier e riacceso il conflitto
La disputa è antica, ma modalità e intenti si sono evoluti con il passare degli anni. Tra Thailandia e Cambogia è in corso una battaglia che ha già fatto dodici morti (tutti civili thailandesi da quanto si capisce al momento) e decine di feriti, anche gravi. Ma il bilancio sarà senz’altro più grave.
Utilizzati semoventi lanciamissili e F-16. Mentre i soldati pattugliano una frontiera disseminata di mine che continuano a fare vittime. Al centro, ufficialmente, la sovranità sul Tempio di Preah Vihear, conteso da decenni e dal 1962 assegnato alla Cambogia da una sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja, peraltro ribadita nel 2013 in seguito a un breve quanto sanguinoso conflitto esploso nel 2011. Il tutto conseguenza di una questione ancora più antica, ovvero la delimitazione dei confini nel 1904 tra la Thailandia (indipendente) e la Cambogia allora parte dell’Indocina francese: nelle mappe l’area del Tempio di Preah Vihear fu sottratta al controllo thailandese ed assegnata ai cambogiani.
Il potere ai militari
Tornando ai nostri giorni, l’area, a est di Bangkok, è stata teatro di uno scontro, lo scorso maggio, tra i militari dei due Paesi, scontro che ha provocato la morte di un soldato cambogiano. La questione sembrava essersi risolta con una telefonata tra la premier Paetongtarn Shinawatra e Hun Sen, storico leader a Phnom Penh nonostante il ritiro (apparente) dalla politica.
Ma l’appellativo usato dalla figlia minore di Thaksin Shinawatra (il Berlusconi d’Asia, com’era soprannominato) nei confronti di Hun Sen non era piaciuto ai generali thailandesi, veri padroni del Paese: l’aveva chiamato «zio», un termine che in Estremo Oriente indica rispetto e sottomissione.
Risultato, premier sotto inchiesta e infine destituita il 1° luglio, questione con la Cambogia riaperta e in attesa di una nuova miccia. L’occasione per riaprire le ostilità si è presentata ieri, quando i soldati delle due parti si sono accusati di atteggiamenti aggressivi finendo con l’aprire il fuoco. La situazione è precipitata in fretta.
Il nuovo conflitto
Il ministero della Salute thailandese ha dichiarato che 12 civili thailandesi sono stati uccisi nel conflitto con la Cambogia. Nel comunicato, il ministero thailandese ha denunciato e condannato l’attacco della Cambogia a un ospedale, aggiungendo che tali azioni possono essere considerate crimini di guerra e che il Paese deve assumersene la responsabilità. Il ministero degli Esteri thailandese ha affermato che le truppe cambogiane hanno sparato colpi di «artiglieria pesante» contro una base militare thailandese e hanno preso di mira anche aree civili, tra cui un ospedale, causando vittime tra i civili.
Il ministro thailandese ha inoltre invitato la Cambogia a cessare le violenze che stanno attualmente imperversando. Nel dettaglio, finora sei persone sono state uccise in un attacco avvenuto nei pressi di una stazione di servizio nella provincia nordorientale di Sisaket, due nella provincia nordorientale di Surin e una nella provincia nordorientale di Ubon Ratchathani. La Cambogia, dal canto suo, ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mentre la Cina, preoccupata per l’escalation, chiede alle parti di «tornare al dialogo».
24 luglio 2025 ( modifica il 24 luglio 2025 | 17:52)
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