Da fonti governative risulta che è allo studio un provvedimento per “sterilizzare” l’aumento automatico di tre mesi dell’età pensionabile previsto per il 2027. Quel rincaro deriva dall’aumento dell’aspettativa di vita secondo i dati ISTAT e della Ragioneria dello Stato. Il meccanismo, in vigore, sposterebbe dunque la soglia d’accesso alle pensioni di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi, e quella contributiva a 43 anni e 1 mese (rispetto agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini).
Per contenere l’impatto sui lavoratori prossimi alla pensione, in particolare quelli in settori usuranti come la scuola, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già annunciato l’intenzione di bloccare l’adeguamento, fermando i decreti direttoriali in attesa di decisioni politiche più articolate
Proiezioni al rialzo: il cambio in prospettiva
Secondo le tabelle della Ragioneria, se si seguisse il trend demografico senza interventi, l’età pensionabile continuerebbe a crescere: si prevedono 67 anni e 5‑6 mesi per il 2030 e fino a 67 anni e 8‑9 mesi entro il 2035.
Un altro scenario, più spostato nel tempo, suggerisce che già nel 2040 si potrebbe arrivare a 68 anni e 1 mese; e proseguire poi verso e oltre i 70 anni nella seconda metà del secolo
Aspettativa di vita: la leva del sistema
È ormai consolidato il principio secondo cui ogni incremento della speranza di vita implica un inasprimento dei requisiti pensionistici. Questo vale sia per l’età anagrafica che per i contributi richiesti. Inoltre, per garantire la sostenibilità del sistema, viene considerato anche l’effetto dei coefficienti di trasformazione, che penalizzano indirettamente l’importo della pensione, dato che dovrà essere pagata per un periodo più lungo
I costi e la tenuta del sistema
La sterilizzazione dell’aumento ha un costo: si parla di miliardi da reperire per salvaguardare i requisiti attuali, con potenziali effetti sui conti pubblici. Rinviare l’adeguamento può però aprire la strada a pressioni future per estendere questa deroga o creare percorsi differenziati, con riflessi importanti sull’equilibrio previdenziale
Quel blocco ipotizzato, annunciato con spirito di tutela, mette mano al meccanismo che dal 2027 avrebbe spostato di tre mesi in avanti la soglia per il pensionamento. Sarebbe un tentativo di alleggerire il peso per chi è ormai vicino al traguardo. Tuttavia, si tratta solo di un tampone a breve termine. Se la speranza di vita continuerà a crescere, come tutte le proiezioni indicano, i parametri potrebbero salire ancora, fino a un innalzamento repentino di sei mesi alla volta e una prospettiva che si allontana verso i 70 anni per lasciare il lavoro. Non sono mere ipotesi: già ora si parla di scenari realistici in cui – a breve – la pensione possa essere differita a 68 anni; entro il 2040; e in futuro nella direzione dei 70 anni. Le implicazioni per chi oggi è prossimo all’addio al lavoro rischiano di essere pesanti, soprattutto per categorie già fragili come quella scolastica, dove un ritardo nell’uscita incide sul benessere e sulla gestione del burnout.