L’ex azzurro: “Al di là delle critiche gratuite, il ritiro di Sinner da Cincinnati ci sbatte in faccia un problema. Tra infortuni e calendari sempre più fitti le responsabilità sono di tutti, in parte anche degli atleti”
Il ritiro di Jannik Sinner nella finale di Cincinnati ha fatto diventare boato quel rumore di fondo che sentivamo già da un bel po’ di tempo. Ci ha sbattuto in faccia un problema del quale tutti avevamo coscienza e che evidentemente adesso chi di dovere non può più ignorare: quello dei ritiri. O meglio: il problema è nelle cause di cui i forfait diventano l’effetto. Oltretutto con l’antipatica reazione di qualche tifoso, di troppi tifosi che criticano a prescindere. Tifosi per il rispetto dei quali i tennisti acciaccati, indisposti, infortunati spesso vanno ugualmente in campo, salvo, a volte, non riuscire a terminare l’incontro. Che è esattamente quel che ha provato a fare Jannik a Cincinnati. Il che, come abbiamo purtroppo visto, non gli ha risparmiato giudizi sommari, spesso negativi. Critiche che sarebbero arrivate anche se avesse ancora più stoicamente provato ad arrivare in fondo al match, magari rimediando una sconfitta rovinosa. Troppo facile immaginare che in un’eventualità del genere più di qualcuno si sarebbe lamentato di uno spettacolo non all’altezza delle aspettative.