di
Roberto Natale

L’idea di Roberto Natale: «Un appuntamento mensile in prima serata, come capitava nelle “Tribune elettorali” di un tempo»

Viva i fuorionda, viva la sincerità. La confessione di Washington, giustamente stigmatizzata dal sindacato dei giornalisti, conferma per bocca della protagonista stessa quello che si era capito da tempo: «io non voglio mai parlare con la stampa italiana». Il fastidio per il ruolo dell’informazione – del quale già altri capi di governo prima di Giorgia Meloni avevano dato mostra – trova qui la sua enunciazione più schietta e definitiva. E nella sua rudezza spinge anche noi del servizio pubblico a guardare in faccia più complessivamente lo stato dei rapporti tra politica e giornalismo, per capire se si possa uscire da una situazione che fa male ad entrambi.

Perché con l’informazione Rai apparentemente i politici parlano, certo che parlano, come testimonia persino all’eccesso ogni nostro tg: ma lo fanno nella forma precotta e devitalizzata delle brevi dichiarazioni autoprodotte per i cosiddetti pastoni, senza la possibilità non soltanto della seconda domanda ma nemmeno della prima. Poesiole di 15-20 secondi, mandate a memoria e recitate dai parlamentari più spigliati e telegenici, che mai hanno il problema di dover motivare, se di maggioranza, le roboanti affermazioni a sostegno del governo; oppure, se di opposizione, i giudizi catastrofici sull’operato dell’esecutivo.



















































Lo sappiamo tutti da tempo che questa roba è finta. Lo sanno i giornalisti Rai, che da 5 anni hanno mandato in giro un ricco documento per chiedere di smetterla di raccogliere dichiarazioni in questo modo umiliante e di raccontare la politica in modo diverso. Lo sanno i direttori di testata, quale che sia il loro orientamento politico. A gennaio, intervenendo al congresso Usigrai, il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci era stato esplicito: «Facciamo un convegno sui sonori. Io mi candido! Vogliamo parlare del fatto che se uno non mette un sonoro, questo o quel partito fa partire una raffica di lamentele. Vogliamo parlare di cosa succede quando abbiamo fatto cose dedicate e i partiti volevano parlare d’altro? Parliamone». 

E con parole diverse ma sostanza analoga c’è tornato il direttore del Tg3 Pierluca Terzulli, presentando a maggio al Consiglio di Amministrazione Rai il suo piano editoriale: «L’obiettivo è mandare in onda voci raccolte sul campo e non autoprodotte dagli uffici stampa dei partiti, tutto ciò rispettando sempre i doveri di pluralismo e oggettività». Sì, è davvero il momento di parlarne: il CdA Rai rilanci la necessità di questo intervento, magari coinvolgendo la Commissione parlamentare di Indirizzo e Vigilanza – se presto tornerà a funzionare, come c’è da augurarsi – perché anche i partiti si assumano la responsabilità di mollare la presa.

La scomparsa delle «poesiole» sarebbe già un grande risultato. Ma poiché sognare non costa nulla aggiungo una proposta che riguarda proprio la Presidente del Consiglio e che va in direzione esattamente contraria al fuorionda di Washington. Provi ad immaginare un appuntamento mensile in prima serata (ovviamente Rai), con domande vere di giornalisti e giornaliste di testate (Rai e no) del più diverso orientamento, come capitava ai segretari di partito nelle «Tribune elettorali» di un tempo, quelle in bianco e nero moderate da Jader Jacobelli, nelle quali i leader politici sapevano mostrare la loro statura anche di fronte alle domande più insidiose.

Non glielo chiedo soltanto in nome del valore dell’informazione, che in democrazia pure meriterebbe maggiore considerazione. Lo faccio anche in nome del valore della politica, al quale la Presidente del Consiglio è sicuramente sensibile, data la sua biografia. Restituire verità al confronto tra informazione e politica, sottrarlo alle patetiche recite odierne, potrebbe persino servire a riavvicinare i cittadini alle urne, nel Paese dove l’astensionismo è ormai maggioritario. Va da sé che se la proposta dovesse miracolosamente concretizzarsi si tratterebbe poi di predisporre le opportune garanzie di par condicio. Ma non corriamo troppo…

20 agosto 2025 ( modifica il 20 agosto 2025 | 18:31)