Il dibattito sull’auto elettrica non accenna a spegnersi. Da una parte c’è chi vede nella mobilità a zero emissioni il futuro inevitabile dell’automotive, dall’altra chi continua a sollevare dubbi su costi, infrastrutture e reale convenienza. Ma a parlare, al di là delle opinioni, sono i numeri.

Secondo i più recenti dati Eurostat, la crescita delle auto a batteria in Europa procede, anche se con rallentamenti evidenti. Dopo anni di boom, già nel 2024 si è registrata una frenata: le immatricolazioni di auto elettriche sono calate rispetto all’anno precedente. Nonostante ciò, il numero complessivo di vetture circolanti è aumentato. La transizione, insomma, va avanti, ma a velocità diverse e con molte contraddizioni a seconda dei Paesi. E proprio qui emerge con forza il caso italiano: il nostro Paese si posiziona soltanto al 27° posto in Europa per diffusione di auto elettriche a batteria. Un dato che non sorprende, ma che fa riflettere sulla distanza ancora da colmare.

L’elettrico fatica in tutta Europa

Il rallentamento non riguarda solo l’Italia. Nel 2024 il mercato europeo ha mostrato segni di stanchezza: 6,1% di immatricolazioni in meno rispetto al 2023, segno che la corsa iniziale ha lasciato spazio a una fase di assestamento. Questo però non significa che l’elettrico sia crollato. Al contrario: il parco circolante di veicoli a batteria è cresciuto del 32,4% rispetto all’anno precedente, ma l’acquisto di nuove vetture viene frenato da tre fattori chiave:

  • prezzi ancora elevati, che rendono le EV meno accessibili;
  • rete di ricarica non uniforme, con forti differenze tra i Paesi più attrezzati e quelli in ritardo;
  • concorrenza delle ibride, che restano la soluzione intermedia più gettonata, garantendo praticità senza ansie da ricarica.

Eurostat sottolinea infatti come le ibride abbiano ormai superato le elettriche pure in diversi mercati, segno che la transizione totale richiede ancora incentivi e infrastrutture solide. Inoltre, spinte dal calo di vendite, molte case automobilistiche stanno facendo dietrofront sull’elettrico, come dimostra il più recente caso Porsche Macan.

L’Italia tra i fanalini di coda

L’Italia occupa la 27ª posizione in Europa per diffusione di auto elettriche a batteria: praticamente in coda alla classifica. Le ragioni sono note: prima di tutto i prezzi, che continuano a scoraggiare chi deve cambiare auto e si trova a confrontare i costi con quelli dei modelli a benzina o diesel. Poi il tema infrastrutture, con le colonnine aumentate, ma lontani dagli standard dei Paesi scandinavi.

C’è anche una questione culturale. Molti automobilisti italiani restano legati al motore tradizionale e, quando valutano un’alternativa, preferiscono l’ibrido: meno vincoli, più autonomia e un approccio graduale al cambiamento. Questo ritardo, però, rischia di pesare non solo in termini ambientali, ma anche industriali. Con l’Europa che accelera sulla transizione ecologica, il nostro Paese corre il rischio di perdere competitività e attrattiva in un settore, quello dell’automotive, che rappresenta un pilastro per l’economia nazionale.

A settembre gli ecoincentivi

Una possibile inversione di rotta potrebbe arrivare già nei prossimi mesi. A settembre scatteranno i nuovi ecoincentivi per l’acquisto di auto elettriche, pensati per ridurre il divario di prezzo con le vetture tradizionali. In passato, misure simili hanno dato risultati concreti: nei mesi in cui erano disponibili fondi, si erano registrati veri e propri picchi nelle immatricolazioni. Ora l’obiettivo è replicare quel trend, offrendo un’opportunità in più a chi vuole passare all’elettrico ma non può permetterselo senza un sostegno economico.

La vera domanda è se basterà. Gli incentivi possono certamente aiutare, ma da soli non risolvono i problemi di fondo. Servono reti di ricarica più diffuse e veloci, tempi certi di consegna delle vetture e una comunicazione più efficace per spiegare agli automobilisti che l’elettrico non è solo una scelta dall’Europa, ma può diventare un vantaggio in termini di risparmio e sostenibilità.