La spesa per i farmaci sostenuta dal Servizio sanitario nazionale è diventata una vera e propria bomba a orologeria da disinnescare, per evitare un collasso dei conti pubblici. Negli ultimi cinque anni, questa voce di spesa ha segnato un incremento di circa un miliardo all’anno, arrivando a quasi 24 miliardi di euro nel 2024, con una crescita annua dell’8,6%. Un salto significativo rispetto al decennio precedente, in cui si attestava tra i 16 e i 18 miliardi. Le stime per il 2025 prevedono un superamento della soglia dei 25 miliardi, cioè quasi un quinto della spesa sanitaria totale destinato esclusivamente all’acquisto di farmaci.
Una crescita che pesa anche sulle aziende farmaceutiche, chiamate a versare il cosiddetto payback, un meccanismo di recupero che le obbliga a coprire metà dello sforamento del tetto di spesa. In dieci anni, il payback ha raggiunto quota 12 miliardi, di cui 2 solo nel 2024. Il fenomeno è alimentato da diversi fattori: una popolazione sempre più anziana e affetta da più patologie, oltre al costo elevato di nuove terapie innovative come le Car-t e la terapia genica, che però rappresentano una speranza concreta per malattie rare e spesso evitano ospedalizzazioni costose. A questo si aggiunge la diffusione della medicina difensiva, che spinge i medici a prescrivere un numero eccessivo di farmaci per proteggersi da eventuali cause legali. In Italia, infatti, quasi un anziano su tre assume almeno 10 farmaci al giorno.
Di fronte a questa situazione, il Governo sta intervenendo con un aumento delle risorse in vista della prossima manovra finanziaria. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha confermato l’impegno preso con il collega alla Salute Orazio Schillaci: ai 4 miliardi già stanziati nella manovra dello scorso anno si aggiungeranno altri 2 miliardi, portando il Fondo sanitario nazionale a 142 miliardi nel 2026. Poiché la spesa farmaceutica rappresenta circa il 15,3% del Fondo sanitario, questo incremento si traduce in circa 800 milioni di euro in più per i farmaci. Il ministro Schillaci punta inoltre a innalzare ulteriormente questo tetto di almeno 0,5 punti percentuali, garantendo ulteriori 700 milioni da destinare alla spesa farmaceutica. Nonostante queste risorse aggiuntive, lo sfondamento del tetto di spesa — in particolare per i farmaci ospedalieri — appare difficile da evitare, anche se l’effetto del payback sulle aziende potrebbe risultare più contenuto.
In vista di cambiamenti strutturali, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha annunciato l’arrivo di un testo unico sui farmaci, che andrà a riordinare la complessa normativa del settore e dovrebbe modificare anche il meccanismo del payback, che oggi “strangola le imprese”. Sul tema si è detta disponibile anche la Ragioneria generale dello Stato, come confermato da Daria Perrotta.
Un altro intervento atteso riguarda il contenimento della medicina difensiva, causa di prescrizioni eccessive. La riforma delle professioni sanitarie, che dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri entro settembre, prevede lo scudo penale strutturale per i medici, che li proteggerà da cause e liti temerarie (esclusi i risarcimenti civili). Come spiega la nota, “Con questa protezione in più si spera che dovrebbe ridursi il fenomeno della cosiddetta medicina difensiva.”