Di Carlo Baffi – immagini ©Massimo Campi

La storia della squadra di Woking è tra le più importanti della massima formula, con i suoi alti e bassi, dopo l’era del dominio con la Honda negli anni ’80 arriva la Mercedes e nuove affermazioni.

La riscossa – Senza Ayrton, Ron Dennis corse ai ripari e dopo un anno di collaborazione problematica con la Peugeot, convogliò a nozze con la Mercedes. L’accordo prevedeva che i V10 fossero prodotti dalla Illmor Engineering di Mario Illien e Paul Morgan, a Brixworth, con tutti i vantaggi logistici trovandosi oltre Manica.

Il connubio però non produsse successi immediati. Il primo centro portò la firma di Mika Hakkinen nel G.P. d’Europa, ultimo round del 1997, un anticipo della resurrezione del 1998. A progettare la MP4/13 c’era Adrian Newey, un progettista destinato ad una luminosa carriera; guarda caso un altro valore aggiunto che Dennis catturò per l’ennesima volta dalla Williams. La tradizionale livrea bianco- rosso aveva lasciato il posto al nero ed al grigio sfumato argento, che richiamava la presenza della “Stella a Tre Punte” e del nuovo main sponsor di sigarette West. Hakkinen e David Coulthard con le 9 affermazioni (8 per il finnico ed 1 per lo scozzese) di cui 5 doppiette, avevano fatto rinascere il vecchio mito delle “Frecce d’Argento” e la McLaren avrebbe avuto ragione sulla Ferrari forte dell’ingaggio del due volte iridato, nonché star indiscussa del Circus, Michael Schumacher. Se nell’98 la scuderia anglo-tedesca festeggiò entrambi i titoli, nell’99 dovette accontentarsi soltanto, si fa per dire, del bis di Hakkinen (le vittorie complessive furono 7). Il Cavallino fu leader tra i costruttori e dal 2000 avrebbe dato vita ad un ciclo irripetibile sino al 2004, ovviamente con “Kaiser Schumi”. La McLaren accusò il colpo. Dovette inseguire la Rossa prima e la Renault di Alonso dopo, riportando comunque importanti trionfi soprattutto col giovane finlandese Kimi Raikkonen classe ’79: nel peggiore dei casi figurò come 5^ forza nel 2005. Tempo due anni ed ecco che Dennis & C. risalirono ai piani alti. Anche se Newey era passato alla neonata Red Bull nel 2006, a Woking operavano tecnici molto quotati che partorirono la MP4/22 affidata al due volte campione Fernando Alonso ed al rookie Lewis Hamilton. Un talento cristallino di 22 anni, entrato nel McLaren Drive Development, dopo le prime vittorie in kart intorno ai 13 anni. L’arrivo di munifici investitori rappresentò un’ulteriore premessa del grande riscatto degno del McLaren Technology Center. L’avveniristica sede voluta fortemente da Dennis ed inaugurata nel 2004 dalla Regina Elisabetta. Un gioiello di architettura (pare costato circa 340 milioni di sterline) capace di ospitare 300 persone.

Lo scandalo – Ma si trattò di un sogno troppo bello per essere vero che a poco a poco si trasformò in un incubo a causa della squallida spy-story ai danni della Ferrari, che coinvolse i vertici della McLaren. Un quadro reso ancora più esplosivo dalla rivalità tra Alonso e l’emergente Hamilton da subito in lotta per il titolo. Tra i due litiganti s’inserirà il neo-ferrarista Raikkonen (sostituto di Schumi) che alla fine celebrerà il titolo mondiale in Brasile. La McLaren, finita sul banco degli imputati e riconosciuta colpevole per spionaggio industriale venne squalificata nel mondiale costruttori subendo un contraccolpo micidiale. Oltre al lato sportivo ed all’immagine, si dovettero contare pure i danni finanziari, in primis per la sanzione Fia di 100 milioni di dollari. Dennis, che deteneva il 40% della scuderia non mollò nonostante le frizioni con la Mercedes e nel 2008 coronò il desiderio di vedere Hamilton iridato nell’ultima tappa: ancora in Brasile ad Interlagos. Ad avere la peggio in extremis fu il ferrarista Felipe Massa. Sarà l’ultimo acuto della gestione di Ron Dennis, il quale cederà il testimone del comando nel giugno del 2017, dopo che nel 2014 era tornato nella sala dei bottoni nel ruolo di Ceo. In ogni modo dal 2009 la McLaren si sarebbe espressa a buoni livelli risultando quasi sempre seconda o terza nel mondiale marche, ma incapace di contrastare realtà emergenti quali la Brawn GP e soprattutto la Red Bull.

Il tracollo – Nel settembre 2012 Lewis Hamilton firmò un triennale con la Mercedes da 100 milioni di dollari (secondo quando riportato dal “Telegraph”) rompendo quell’idillio con Dennis che pareva inossidabile. Al fianco di Button fu schierato Sergio Perez, un 23enne messicano con 2 stagioni di F.1 alle spalle, messosi in luce con la Sauber per il suo temperamento coriaceo. Dotati dalla MP4/28, andranno incontro ad un 2013 in cui non saliranno mai sul podio: un bilancio negativo clamoroso, mai registrato dalla McLaren. E nemmeno l’arrivo dei motori Honda a partire dal 2015 risollevò la situazione. La presenza del colosso nipponico fu comunque utile nell’ambito economico per rimpinguare le casse dopo la dipartita del title sponsor Vodafone. La prima stagione malgrado la presenza del due volte iridato Alonso (che ritornava a Woking dopo le liti del 2007) al fianco di Button fu un disastro; tanti ritiri, solo 6 volte a punti. Nel triennio 2015-2017 la McLaren finirà due volte nona (il minimo storico) ed una volta sesta.


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