Caricamento player

L’esercito israeliano ha cominciato mercoledì 20 agosto a richiamare in servizio circa 60 mila riservisti per coinvolgerli nell’operazione approvata all’inizio di agosto per conquistare militarmente e occupare la città di Gaza. L’esercito ha detto di aver cominciato i preparativi dell’operazione, durante i quali ha iniziato a circondare la città.

Già adesso Israele occupa circa il 75 per cento del territorio della Striscia, ma finora l’esercito aveva in buona parte evitato di entrare nel restante 25 per cento per timore che lì fossero detenuti gli ostaggi israeliani. Le zone ancora risparmiate sono anche quelle in cui si è concentrato il grosso della popolazione palestinese sfollata: sono la città di Gaza e le due regioni costiere attorno a Deir al Balah e ad al Mawasi, dove si trovano grandi campi profughi. Per questo si teme che l’occupazione della città di Gaza provocherà una ulteriore catastrofe umanitaria.

Il piano si chiama “Carri di Gedeone II” (il precedente “Carri di Gedeone” era quello che aveva portato all’occupazione di buona parte della Striscia in primavera) e i suoi preparativi sono iniziati mercoledì. L’esercito israeliano ha annunciato di essere arrivato nella periferia della città di Gaza, sostenendo che rientri nelle «operazioni preliminari». Sempre mercoledì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto all’esercito di accorciare i tempi del piano, che secondo il giornale Times of Israel dovrebbe venirgli presentato giovedì 21 agosto.

Il piano “Carri di Gedeone II” prevede che 60 mila riservisti vengano richiamati immediatamente per presentarsi in servizio il 2 settembre. Altri dovranno essere richiamati nei mesi successivi, fino ad arrivare a 130 mila militari. Alcuni parteciperanno all’operazione contro la città di Gaza, altri sostituiranno i reparti dell’esercito che si trovano in altre zone della Striscia e che saranno mandati nella città.

I riservisti sono cittadini che hanno svolto il servizio militare obbligatorio e che possono essere convocati per tornare temporaneamente nell’esercito per esercitazioni o in caso di crisi.

L’esercito israeliano sta inoltre mettendo in atto quelli che ha definito con un grosso eufemismo dei «preparativi umanitari» per trasferire forzatamente la popolazione civile della città di Gaza in nuovi campi profughi nel sud della Striscia, principalmente nella zona di al Mawasi, che è già insalubre e sovraffollata.

Carri armati israeliani nella Striscia di Gaza, maggio 2025

Carri armati israeliani nella Striscia di Gaza, maggio 2024 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Secondo fonti dei media israeliani, l’operazione contro la città di Gaza comincerà con l’evacuazione dei civili. Poi l’esercito circonderà tutta la città e comincerà a occuparla gradualmente, attaccando anche le zone e i quartieri dove i soldati non sono ancora entrati per timore di mettere in pericolo la vita di ostaggi israeliani.

Sarà un’operazione lunga, che secondo il ministero della Difesa israeliano andrà avanti fino al 2026 inoltrato. Questa prospettiva è in contraddizione aperta con i negoziati in corso per raggiungere un cessate il fuoco il prima possibile, sostenuti dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali. Secondo fonti del Times of Israel, se fosse raggiunto un accordo allora l’operazione verrebbe interrotta. Ma è chiaro che una mobilitazione di questa portata, che coinvolge migliaia di militari e ha costi molto elevati, non costituirà un incentivo al negoziato, soprattutto una volta che sarà cominciata. Netanyahu, peraltro, ha detto all’inizio di agosto che questa operazione è la prima di una campagna militare più ampia per conquistare militarmente tutta la Striscia.

Questa settimana Hamas ha detto di aver accettato una nuova proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza presentata dai mediatori di Egitto e Qatar, su cui Israele non si è ancora espresso ufficialmente.

Oltre al rischio di una nuova crisi umanitaria per i civili palestinesi, le famiglie degli ostaggi israeliani temono che la nuova operazione dell’esercito possa metterli inutilmente a rischio. Un gruppo di parenti degli ostaggi ha detto che spera che l’operazione “Carri di Gedeone II” non si trasformi in “uccisione dei sei ostaggi II”. Il riferimento è a un episodio del 2024, quando i soldati si avvicinarono inavvertitamente a un nascondiglio di miliziani di Hamas, che sentendoli arrivare uccisero i sei ostaggi che tenevano prigionieri.

Il piano per l’occupazione della città di Gaza aveva ricevuto una iniziale approvazione politica ai primi di agosto. L’esercito ha poi definito i dettagli dell’operazione militare, che sono stati approvati mercoledì dal ministro della Difesa Israel Katz. Il gabinetto di sicurezza del governo darà infine una approvazione ulteriore nei prossimi giorni, che però è considerata una formalità, tanto che le operazioni di richiamo dei riservisti sono già cominciate.