Las Vegas, la città che non dorme mai, quella che trasforma il deserto in un luna park per adulti, si prepara a ospitare un evento che sembra uscito da un film di Hollywood: il primo “F1 Business Summit”, il 20 novembre, durante il weekend del Gran Premio di Formula 1.
Non bastavano i rombi dei motori, le curve al neon e il glamour delle hospitality a cinque stelle: ora la F1 si inventa un summit per “influential minds” – come si dice in quel gergo che profuma di dollari e ambizione – per discutere di sport, intrattenimento e, naturalmente, cultura.
Perché oggi, a quanto pare, anche un sorpasso in curva può essere “culturale”. L’evento, annunciato con il consueto entusiasmo iperbolico, si terrà al Wynn Las Vegas, un tempio del lusso dove il tappeto rosso è probabilmente tessuto con fili d’oro. I biglietti, in vendita dal 22 agosto, sono disponibili in tre pacchetti, tutti con accesso al Paddock Club Rooftop, quel luogo mitico dove i comuni mortali non entrano mai.
Si va dal pacchetto “Single-Day Summit” (per chi vuole solo un assaggio di grandeur) al “Race Weekend Experience” (tre giorni di adrenalina e networking), fino al pacchetto “Golf + Summit”, che include una partita a golf al Wynn Golf Club per un quartetto di eletti.
Ma cosa si discuterà in questo consesso di titani? Il programma è un concentrato di slogan aziendali: “The Vegas Effect”, “Untapped Global Growth”, “Always On”. Tradotto: si parlerà di come trasformare lo sport in un fenomeno pop, di come conquistare nuovi mercati (leggi: nuovi fan disposti a spendere) e di come le partnership con colossi come Disney, LEGO e EA Sports possano rendere la Formula 1 onnipresente, come un jingle che ti si pianta in testa e non esce più.
Ci sarà anche un panel dedicato alle donne nello sport, con Susie Wolff, direttrice dell’F1 Academy, a ricordare che il futuro è (anche) rosa, e un Q&A con Toto Wolff, il gran capo della Mercedes, che dispenserà pillole di saggezza su leadership e strategia con la calma di un monaco zen che guida una monoposto a 300 all’ora.
Ok, una follia. Eppure, sotto la patina scintillante di questo summit, si intravede qualcosa di più grande, quasi filosofico. La Formula 1 è un’industria culturale, un carrozzone globale che vuole essere ovunque, da Netflix ai videogiochi, dalle strade di Las Vegas ai sogni di chi guarda. Stefano Domenicali, il gran timoniere della F1, lo dice senza giri di parole: “Lo sport in America è cultura, è società”. E Las Vegas, con i suoi eccessi e la sua capacità di reinventarsi, è il palcoscenico perfetto per questa ennesima metamorfosi.
vincenzo.borgomeo@formulapassion.it