L’Europa correva più del previsto a inizio anno, ma ora la corsa si è fatta incerta. A dirlo, da Ginevra, è Christine Lagarde, la presidente della Bce: i dazi americani e uno scenario globale incerto stanno raffreddando l’economia dell’eurozona, che rischia di rallentare già nel terzo trimestre. Da qui partono i nodi centrali delle prossime decisioni di politica monetaria (come quello principale del prossimo taglio dei tassi) e dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti.

Lagarde, dazi e fine del frontloading frenano il terzo trimestre

Intervenendo all’International Business Council del Forum economico mondiale, Lagarde ha ricordato che nei primi mesi del 2025 l’economia europea aveva retto bene, trainata soprattutto da esportazioni accelerate in vista delle tariffe americane, con un +0,6% di Pil nel primo trimestre. Ha detto:

L’economia dell’area euro si è dimostrata resiliente all’inizio dell’anno, pur di fronte a un contesto globale sfidante

Ma con l’entrata in vigore dei nuovi dazi questo sogno si è rotto. Ora è tempo di svegliarsi. Già nel secondo trimestre si vedevano segnali di raffreddamento, destinati a consolidarsi nei mesi successivi a causa di tariffe più pesanti del previsto rispetto alle stime della Bce di giugno.

Lagarde ha spiegato che la crescita rischia di indebolirsi ulteriormente nel terzo trimestre con l’esaurirsi del cosiddetto “frontloading”, cioè la corsa ad anticipare gli acquisti prima degli aumenti tariffari.

Area euro, lavoro e consumi a sostegno

Nell’eurozona, accanto alle esportazioni, hanno inciso positivamente anche la spesa delle famiglie e gli investimenti. Il mercato del lavoro resta stabile: a giugno la disoccupazione era al 6,2%, praticamente in linea con l’anno precedente, mentre la forza lavoro ha continuato a crescere.

Sul fronte dei prezzi, i dati Eurostat indicano che a luglio l’inflazione si è fermata al 2%, con scostamenti minimi tra i Paesi membri: in Italia l’indice è sceso all’1,7% rispetto all’1,8% di giugno.

A settembre si avranno notizie sui tassi di interesse

A settembre la Bce aggiornerà le proprie stime, includendo l’impatto delle politiche tariffarie e delle trattative tra Bruxelles e Washington. Per l’Europa sarà un momento fondamentale perché avremo novità anche per quanto riguarda i tassi di interesse. Le nuove valutazioni guideranno le prossime mosse di politica monetaria.

Lagarde ha chiarito che le aliquote fissate con gli Stati Uniti risultano leggermente più alte rispetto alle ipotesi di giugno e dovranno entrare nelle prossime previsioni. I dazi medi sulle importazioni statunitensi di beni europei si collocano ora tra il 12% e il 16%, poco sopra le ipotesi precedenti.

Dopo mesi di tagli che hanno portato i tassi al 2%, i mercati considerano concreta la possibilità di un ulteriore allentamento entro fine anno, ipotesi resa praticabile da un’inflazione che resta in linea con l’obiettivo della Bce.

Prospettive commerciali oltre gli Stati Uniti

Lagarde ha riconosciuto che gli Stati Uniti restano un partner centrale, ma ha invitato l’Europa a costruire rapporti più solidi anche con altre aree del mondo, così da ampliare i mercati e ridurre la dipendenza dalle scelte americane. Ha aggiunto che, pur non essendo lo scenario peggiore immaginato nei mesi scorsi, l’intesa raggiunta lascia ancora ombre su settori sensibili come farmaceutica e semiconduttori. Questo concetto è chiaro anche nelle sue parole:

Anche se gli Usa sono, e rimarranno, un importante partner commerciale, l’Europa dovrebbe rafforzare i suoi legami con altre giurisdizioni

Inoltre, come riportato dal New York Times, comparti come vino e alcolici rischiano di restare fuori dall’elenco dei prodotti “zero-for-zero” in discussione tra Bruxelles e Washington, un nodo che pesa soprattutto sui produttori italiani.

Dazi, possibili ricadute su cittadini statunitensi

Gli occhi dei mercati sono puntati sul simposio di Jackson Hole, in Wyoming, in programma venerdì. Sarà l’ultimo intervento di Jerome Powell come presidente della Federal Reserve. Gli investitori attendono le sue parole per capire come si muoverà la banca centrale americana sul fronte dei tassi.

Powell arriva all’appuntamento in una fase complessa: Donald Trump insiste per un nuovo taglio, mentre i dazi rischiano di pesare presto sui consumatori, soprattutto a partire dal 2026.