Ascolta la versione audio dell’articolo
Un presidio trasformato in accampamento improvvisato, cartelli con slogan di fuoco e una piazza ribattezzata “Martyred Palestinian Children’s Plaza” (tradotto, “Piazza dei bambini palestinesi martirizzati”). Così, a Redmond, a Washington, decine di dipendenti ed ex dipendenti di Microsoft hanno scelto di rompere il silenzio. Nel cuore dell’East Campus, sede centrale della compagnia fondata da Bill Gates, il colosso del software si è trovato a fare i conti non con i competitor, ma con i propri lavoratori. L’accusa è pesantissima: la sua tecnologia, in particolare i servizi cloud di Azure, sarebbe stata usata dall’esercito israeliano per sorvegliare la popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania.
Almeno 18 arresti
Almeno 18 persone sono state arrestate nelle proteste di 2 giorni dei dipendenti di Microsoft al campus di Redmond, Washington. A differenza di martedì, quando circa 35 manifestanti che occupavano una piazza tra gli edifici degli uffici se ne sono andati dopo che l’azienda ha chiesto loro di andarsene, ieri i manifestanti “hanno resistito e sono diventati aggressivi” dopo che l’azienda ha detto alla polizia che stavano violando la proprietà privata. I manifestanti hanno anche spruzzato vernice rossa simile al colore del sangue su un cartello che reca il logo dell’azienda e la scritta Microsoft in grandi lettere grigie. “Abbiamo detto: ‘Per favore, andatevene o sarete arrestati’, ma loro hanno scelto di non andarsene, quindi sono stati fermati”, ha riferito la portavoce della polizia Jill Green. Contro i 18 arrestati ci sono “diverse accuse, tra cui violazione di domicilio, atti vandalici, resistenza all’arresto e ostruzione”, ha precisato la polizia.
Le rivelazioni dei media
Il malcontento ha preso corpo dopo le inchieste pubblicate dal Guardian e dalla rivista israeliana +972 Magazine, che hanno rivelato come l’unità di intelligence israeliana Unit 8200 avrebbe archiviato milioni di conversazioni telefoniche di civili palestinesi proprio su server Azure. Un’accusa che Microsoft respinge, pur avendo avviato un’indagine indipendente affidata allo studio legale Covington & Burling, i cui risultati dovrebbero essere resi pubblici nei prossimi mesi. Ma per una parte dei dipendenti non basta.
Nel cuore del campus
Gli attivisti del gruppo “No Azure for Apartheid” hanno occupato lo spazio antistante al logo Microsoft, erigendo tende, drappi neri a simboleggiare le vittime di Gaza e persino un tavolo delle “negoziazioni” con la scritta: “Microsoft Execs, come to the table” (tradotto, “Dirigenti Microsoft, sedetevi al tavolo delle trattative”). Gli slogan non hanno lasciato spazio a interpretazioni: “Join the Worker Intifada – No Labor for Genocide” e “Stop Starving Gaza” hanno dominato la scena per oltre due ore, prima che la polizia locale ordinasse lo sgombero per violazione di proprietà privata.
La posizione dell’azienda
Microsoft impiega circa 47.000 persone a Redmond. Molti hanno assistito senza intervenire: qualcuno ha espresso solidarietà, altri hanno liquidato l’azione come poco utile. L’azienda, dal canto suo, ha ribadito in una nota che “sulla base delle verifiche interne ed esterne finora condotte non esistono prove che Azure o le tecnologie di intelligenza artificiale di Microsoft siano state usate per sorvegliare o colpire civili nel conflitto di Gaza”. Una posizione coerente con quanto già dichiarato dal management: i contratti con il ministero della Difesa israeliano sarebbero “standard commercial agreements”, in linea con i codici etici e le policy aziendali.