La scelta di invitare Robert Kuśmirowski al MAMbo di Bologna nasce da un intreccio di intuizioni e dialoghi avvenuti a Varsavia, nella sua galleria. L’artista, noto per la capacità di rappresentare in maniera sconcertante e sincera il diciannovesimo secolo europeo, è stato chiamato a riflettere sulla strage di Ustica del 1980, di cui l’anno scorso ricorreva il quarantaquattresimo anniversario.
La mostra di Robert Kuśmirowski a Bologna
Nasce così Perso[a]nomalia (21 giugno 2024-6 gennaio 2025), una mostra capace di affrontare il nodo delicato dell’immortalità degli oggetti, nei quali rimangono impresse verità e segreti da interrogare uno alla volta. Il risultato è una monografica intensa, accompagnata non da un tradizionale catalogo antologico sul lavoro dell’artista – scelta che forse avrebbe colmato un vuoto editoriale ancora presente – ma da un libro che si configura piuttosto come estensione della mostra stessa: un oggetto che, nella sua natura di libro d’artista, mira a prolungare l’esperienza estetica oltre il tempo e lo spazio dell’esposizione.
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Immagini, citazioni e frammenti nel catalogo di Robert Kuśmirowski
Il volume si apre con un testo breve ma significativo, raccontando la genesi del progetto a partire dall’incontro dei curatori con Kuśmirowski. È un racconto che ne restituisce l’atmosfera, il confronto sul potere degli oggetti e sulla loro capacità di farsi custodi di storie dimenticate: temi che sarebbero diventati il fulcro della mostra. Dopo queste prime pagine introduttive, il libro rinuncia a ulteriori testi teorici o critici; il documento si spoglia delle sue impalcature e dei suoi apparati, scegliendo una struttura semplice ma eloquente. Ogni opera è presentata con una breve didascalia, contenente sempre anche una citazione dell’artista, seguita da immagini che ne documentano dettagli e installation view. Fra le opere in mostra, Cosmorama (2010) si distingue come dispositivo dello sguardo: una camera delle meraviglie costruita secondo le fattezze di un ambiente cinematografico ottocentesco, da osservare attraverso spioncini che rivelano antichi mestieri impersonati dall’artista.
Robert Kuśmirowski, P E R S O [A] N O M A L I A, copertinaIl senso della perdita nell’opera di Kuśmirowski
Qui Kuśmirowski riflette sulla perdita di conoscenze e delle tecniche artigianali, sottolineando come «le cose realizzate quasi 100 anni fa sono ancora in uso oggi, e quelle realizzate oggi potrebbero non aspettare fino a domani». Un altro lavoro, The Piano (2024), nasce dall’incontro fortuito dell’artista con un pianoforte deteriorato dal tempo, salvato momentaneamente dall’indifferenza. La musica composta per la mostra accoglie il visitatore in uno spazio intimo, bianco ed etereo, trasformando lo strumento in un fragile testimone del passato. Come racconta Kuśmirowski: “La poesia di un oggetto, strappato alla natura e alla sua prima funzione… il modo migliore per dialogare con un oggetto altamente decomposto è la musica”. La parte più corposa del volume – più della sua metà – è dedicata a Portier, l’opera ambientale principale ideata per la sala delle Ciminiere. Un enorme casellario archivistico che ospita oggetti carichi di memorie, testimonianze di vite e professioni sopravvissute all’oblio. L’artista stesso, nei panni del portiere, si fa curatore e custode di queste tracce, consapevole che “alla fine dipenderà da me se li conserverò per le generazioni future o se scompariranno con lo smaltimento”.
Robert Kuśmirowski: la mostra a Napoli
In questo lavoro è possibile avvertire un legame antitetico con la mostra del 2010 tenutasi alla Fondazione Morra Greco di Napoli – Moda / Museum of Deposition Art –, nella quale l’archivio era pensato come un progetto aperto, pronto ad accogliere nuove memorie. Qui, invece, le testimonianze sono già fissate: la strage è ormaia avvenuta e non si può interrogarla se non come fatto storico che risuona nel presente.
Robert Kuśmirowski: Il libro come esperienza
Il volume pubblicato da Danilo Montanari Editore non è soltanto un supporto documentativo, ma un oggetto pensato per prolungare e trasformare l’esperienza della mostra. La scelta dei materiali – canapa, pelle verde e carta – dialoga con le opere esposte, suggerendo continuità tattile e visiva. Questa coerenza fa sì che il libro diventi parte dell’opera, un’estensione concreta e autonoma dell’installazione. In questo senso, il catalogo è un libro d’artista, capace di evocare – e non solo descrivere – l’esperienza vissuta. Un approccio che Kuśmirowski aveva già sperimentato in occasione della mostra del 2022 alla Kunstraum Dornbirn, DUSTribute, nella quale veniva ricostruito uno degli ambienti dello Stalker di Tarkovsky. Anche allora il volume rifletteva, nella forma e nei materiali, l’atmosfera dell’esposizione. Così, Perso[a]nomalia dimostra che un catalogo può fare molto più che illustrare: può prolungare la riflessione avviata in mostra, offrendo un’esperienza estetica ulteriore e autonoma. Un modo per lasciare che gli oggetti – tanto quelli editoriali quanto quelli esposti – continuino a parlare oltre i confini del museo.
Mattia Caggiano
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