L’assemblea di Mediobanca ha bocciato la proposta del cda di lanciare un’Ops su Banca Generali: il fronte dei contrari e degli astenuti ha ottenuto il 42,9% dei voti contro il 35% che sosteneva l’operazione.

La proposta era stata avanzata dal consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia lo scorso 28 aprile, quattro giorni dopo il rinnovo del board di Generali e tre mesi dopo l’annuncio dell’Ops del Monte dei Paschi di Siena sulla banca milanese. L’ad Alberto Nagel l’aveva definita una «mossa offensiva, più che difensiva» perché avrebbe creato un campione tricolore nel wealth management, ma allo stesso tempo presentava una serie di incognite: a cominciare dal fatto che Generali avrebbe dovuto incassare come pagamento solo azioni proprie.

Nagel, per contro, aveva incassato il sostegno dei grandi fondi internazionali e dei proxy advisor. Non abbastanza per convincere i grandi azionisti italiani da Caltagirone a Delfin che sostengono l’aggregazione con Mps.

Il fronte del no, quindi, si è progressivamente allargato. Anche perché la creazione di un terzo polo bancario è stata sostenuta con convinzione dal governo. Abbastanza perché fosse poi accolta dalle principali casse di previdenza italiane e dalla maggioranza delle Sgr tricolori. Anche Amundi, la francese controllata da Crédit Agricole – primo socio di Banco Bpm – non ha sostenuto l’operazione su Banca Generali.

Mediobanca ha perciò dichiarato «decaduta l’offerta su Banca Generali». «Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno creduto e sostenuto il processo di forte crescita e trasformazione di Mediobanca e che hanno supportato l’operazione Banca Generali come ulteriore e definitivo tassello nella creazione di un Wealth Manager di respiro internazionale. Un’opportunità mancata – dice l’ad Alberto Nagel – per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca; risulta, infatti, evidente dal voto che coloro i quali non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore (mercato in primis), in linea con le raccomandazioni dei proxy advisors internazionali. Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano. Continueremo ad essere concentrati sull’esecuzione del nostro Piano “One Brand – One Culture” convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di Mps».

L’attenzione del mercato, ora, si sposta verso l’Ops di Siena che rimane a sconto del 2,3% circa. L’ad della banca toscana ha più volte detto che con l’avvicinarsi dei termini dell’operazione i concambi tra il prezzo di Mediobanca e l’offerta (2,53 azioni di Mps per ogni titolo di Piazzetta Cuccia) sono destinati ad avvicinarsi, tuttavia è probabile che per convincere il mercato nei prossimi giorni decida un rilancio in contanti. Anche alla dei 2,8 miliardi di capitale in eccesso.

Con ogni probabilità contrari e astenuti aderiranno all’offerta di Siena che con il 43% del capitale avrebbe il controllo di fatto di Mediobanca, ma senza un’alternativa come Banca Generali è possibile che anche diversi fondi e parte del patto di consultazione cambino idea.